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Si dimette il Ministro degli Interni

20/06/2001 -  Anonymous User boskovski, ljuboten

Formato il nuovo governo montenegrino

20/06/2001 -  Anonymous User

L'Assemblea parlamentare montenegrina ha eletto ieri i nuovi ministri del governo di minoranza del premier Filip Vujanovic. Il neo governo consta di 16 ministeri e tre vicepresidenti di governo. Questi ultimi saranno Dragan Djurovic (DPS) per il sistema politico, Zarko Rakcevic (SDP) per il sistema finanziario e Branislav Gvozdenovic per il sistema economico.
Branko Lukovac sarà il nuovo ministro degli esteri, Miroslav Ivanisevic ministro delle finanze, Milutin Simovic all'agricoltura, Zarko Micovic alla salute, Jusuf Kalamperovic ministro dell'urbanismo e traffico. Il ministero dell'Interno (MUP) è andato a Andrija Jovicevic, il ministero dell'energia a Darko Uskokovic, quello del turismo a Predrag Nenezic, l'istruzione e la ricerca a Predrag Ivanovic, il commercio a Ivan Raicevic, la cultura a Branislav Popovic. Il ministro del lavoro e degli affari sociali andrà a Dragisa Burzan, quello della giustizia a Zeljko Sturanovic ed infine a Gezim Hajdinaga il ministero per la protezione dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e nazionali.
Nella nuova composizione governativa il DPS (Partito dei socialisti democratici) avrà 15 ministeri, l'SDP (Partito socialdemocratico) tre e Lukovac (ministro degli esteri) come unico non appartenente ad alcun partito.
Il Parlamento montenegrino ha inoltre eletto, con la maggioranza dei voti, Rifat Rastoder dell'SDP come vicepresidente del Parlamento.
Secondo le parole del Premier Vujanovic il primo passo del governo sarà la realizzazione di un dialogo con l'opposizione. "È necessario convincere tutti che le nostre questioni statali saranno risolte con il volere della maggioranza democratica dei cittadini. Il governo inoltre dovrà affrontare sin da ora i rapporti con la Serbia e proporre un nuovo modello di relazioni tra i due paesi, intesi come due stati indipendenti".
Vujanovic ha dichiarato che il governo continuerà nella collaborazione con la comunità internazionale e che sarà pronto a sottoporre a controllo internazionale tutti i traffici di merci e denaro.
Secondo il premier montenegrino l'occasione migliore per lo sviluppo del paese è data dalla privatizzazione delle due grandi aziende pubbliche "Duvanski Kombinat" e "Telekom", che si dovrebbero realizzare entro l'anno. Ma anche il turismo e l'agricoltura rientrano nelle possibilità strategiche di sviluppo.
Nella seduta odierna dell'Assemblea verrà affrontato, invece, dell'affare "Nacional" e della "mafia del tabacco".

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20/06/2001 -  Anonymous User

Secondo le ultime statistiche delle istituzioni
bosniache il debito estero del paese è di 2 miliardi e
239 milioni di dollari. Il vecchio debito, cioè quello
ricevuto in eredità dell'ex Jugoslavia è di 1,258
milioni di dollari, mentre quello postbellico è di 'soli' 718
milioni di dollari. Il debito ereditato ammonta quindi al 64%
del debito totale e secondo statistiche abbastanza
precise sembra che, di conseguenza, ogni abitante della Bosnia Erzegovina sia già
indebitato per 629 dollari.
La Bosnia ha inoltre un rapporto sfavorevole
tra il debito estero e il prodotto nazionale: il budget annuale della Bosnia è di circa 1,3 miliardi di dollari, un miliardo di
dollari inferiore al debito estero totale.
Unica attenuante è che la maggior parte dei debiti
della Bosnia sono crediti a lungo termine, a 30 o
40 anni, con un tasso d'interesse minimo di
0,75% l'anno.

La situazione è veramente difficile, ma i bosniaci si
consolano con il fatto che i loro vicini di
casa hanno un debito superiore. Ad esempio, il debito
della Croazia è di 10,8 miliardi di dollari e quello
della Jugoslavia attuale di 12,2 miliardi.

Macedonia: proseguono i negoziati

19/06/2001 -  Anonymous User

A Skopje sono in corso da cinque giorni i negoziati tra i partiti albanesi e quelli macedoni per porre fine alla profonda crisi che dallo scorso febbraio sta sconvolgendo l'intero paese. Tuttavia, dopo estenuanti sedute, non sembra che si riesca ad avanzare alcun accordo possibile, eccetto forse l'accettazione da parte di entrambe le parti in conflitto della presenza della NATO come garante della sicurezza del paese.
I poteri occidentali, ansiosi di siglare una soluzione di pace piuttosto che essere chiamati per raccoglierne i pezzi, stanno ponendo la Macedonia sotto una pesante pressione, al fine di procedere velocemente verso i cambiamenti costituzionali richiesti dall'Esercito di Liberazione Nazionale. Tuttavia la difficoltà riguarda in modo prevalente il cambio della costituzione, vecchia di dieci anni, nella quale la popolazione albano-macedone dovrebbe essere considerata come popolo costituente. Inoltre i partiti albanesi, riuniti a colloquio da cinque giorni, stanno premendo per ottenere la creazione della figura di un vice presidente della Repubblica, di nazionalità albanese, con diritto di veto e una seconda camera del parlamento nella quale le decisioni vengano approvate all'unanimità. Tali richieste sono state immediatamente considerate, dal governo macedone, "inaccettabili".
Dalla breve visita in Kosovo si è fatto sentire anche il presidente russo Vladimir Putin,che ha accusato la NATO di non riuscire a fermare il passaggio dei guerriglieri albanesi provenienti dalla vicina provincia jugoslava, e di forzare ora la Macedonia nell'accettazione delle loro richieste.
L'UCK, nel frattempo, minaccia la ripresa del conflitto armato in caso di fallimento delle trattative. Queste ultime dovrebbero terminare il prossimo mercoledì, ma l'impossibilità di raggiungere un'intesa, senza una mediazione internazionale, sembra per ora l'unica cosa certa.

I liberali sostengono il governo montenegrino

19/06/2001 -  Anonymous User

La presidentessa del parlamento montenegrino Vesna Perovic, ha dichiarato che il Partito Liberale, del quale è funzionario, sosterrà il governo montenegrino di minoranza soltanto per quanto concerne il referendum sullo status giuridico della Repubblica. Vesna Perovic ha detto che i Liberali "non chiuderanno gli occhi su tutte le altre cose che il governo farà".
Il nuovo governo del Montenegro, che dovrebbe essere eletto oggi, nella seduta del parlamento repubblicano, unirà il Partito socialdemocratico e il Partito democratico dei socialisti, i membri della coalizione pre elettorale "Pobjeda je Crne Gore" (La vittoria è del Montenegro), che alle elezioni parlamentari di aprile hanno conquistato il maggior numero di voti. La vittoria elettorale di tale coalizione non è stata sufficiente per formare il governo di maggioranza, così è stato fatto un accordo post elettorale con il Partito Liberale, che dovrebbe entro un anno offrire il sostegno al governo di minoranza del DPS e del SDP. La presidentessa del parlamento ha detto che il Partito Liberale cercherà di essere sempre al corrente del lavoro del governo, al fine di impedire un cattivo uso del sostegno di tale partito.

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19/06/2001 -  Anonymous User

Si è svolto sabato scorso presso la sala Piamarta di Brescia, un'incontro organizzato dall'Associazione Guido Puletti dal titolo: "L'eccidio dei tre volontari italiani e i crimini di guerra in Bosnia. Tra memoria, ricerca della verità e giustizia".
L'incontro ha voluto commemorare la morte dei tre volontari bresciani, uccisi tra Gorni Vakuf e Travnik il 29 maggio del 1993, mentre il processo che si è recentemente aperto a Travnik è tuttora in corso.

I relatori della serata sono stati: il sindaco di Brescia, Paolo Corsini; Esad Hecimovic, redattore del settimanale bosniaco "Dani" e Ilario Salucci dell'Associazione Guido Puletti.
Non molto il pubblico presente in sala, onorato tuttavia dalla presenza di Paolo Di Giannantonio, giornalista della RAI.
Il sindaco Corsini - che personalmente ha seguito parte della vicenda giudiziaria relativa all'eccidio dei tre giovani di Brescia e che si è preso a cuore la battaglia condotta dalle associazioni nella difficile ricerca della verità - ha aperto la serata. "A Travnik e Sarajevo - dice il sindaco Brescia - ho avuto modo di vedere la tenacia di questa città nel non lasciarsi prendere dall'amnesia o dalla smemoratezza di ciò che è accaduto tempo fa". Inoltre grazie all'Associazione "ho avuto modo di avere una chiave di lettura di tutta la questione, mi sono reso conto, infatti, che non si trattava solo di un eccidio, ma piuttosto l'espressione di qualcosa che fa paura, un'azione della criminalità politica e militare, ovvero di qualcosa di più grave".
Queste parole vengono completate dalla competenza e dalla preparazione di Esad Hecimovic, che da anni si occupa dei crimini commessi in Bosnia. "Dal '97 mi sono occupato dei crimini commessi ai croati, sia civili che militari. Il problema è stato quando ho iniziato a scrivere di Paraga, allora sono iniziate le minacce". Paraga è il responsabile della morte dei tre volontari ed è anche una persona piuttosto influente nella città di Travnik e in buona parte della Bosnia. Nonostante il pericolo corso, Hecimovic è riuscito ad intervistare Paraga e secondo le sue parole "quella fu proprio la sua prima uscita in pubblico dal '93". Nella intervista, Paraga sostenne di non essere mai stato sul luogo dei fatti, mentre recentemente ha ammesso di essersi trovato sul luogo, ma di non aver commesso egli stesso l'omicidio e che erano stati i suoi soldati. "La cosa peggiore - aggiunge Hecimovic - è che la vittima deve difendersi dalle accuse di chi è accusato".
Ad Ilario Salucci spetta di fare il quadro sulla situazione italiana relativa al processo in corso. "8 anni fa i giornali descrissero i tre volontari come incoscienti, per aver partecipato come civili ad una guerra", ma si chiede Ilario forse che è "una cosa morire da civili e un'altra morire da militari?". Il fatto è che in questo processo manca tutta una documentazione essenziale, quella dell'ONU che era presente in loco". In conclusione Salucci avanza alcune domande: "perché il 31 maggio'93 era a tutti noto che il responsabile dell'eccidio fosse Paraga, mentre dopo nessuno ammise il fatto? Perché le autorità centrali non riconobbero l'eccidio come una decisione politica?". Anche le autorità italiane sembrano ostacolare il legittimo emergere della verità.
"Ma chi è in realtà questo Paraga?" chiede in sala il giornalista della RAI, Di Giannantonio. Il redattore di Dani risponde in modo modesto che "Paraga viene descritto come un contadino. Fu un comandante dei Berretti Verdi, ovvero l'esercito della difesa di Alija Izetbegovic. Questo gruppo nacque in seguito ad altre forze armate provenienti dall'SDA (il partito di Izetbegovic). All'inizio adottavano una serie di simboli islamici". Sono tuttora piuttosto influenti, "il Partito per la Bosnia e l'Erzegovina (SBiH) ha relazioni con alcuni di questi dei Berretti Verdi" e se Paraga non avesse avuto questo processo - continua Hecimovic - ora sarebbe sicuramente ai vertici della politica". Eppure "Paraga è un contadino che può permettersi uno dei migliori avvocati della BiH" avanza Di Giannantonio. In questo caso ci sono due risposte - dice il giornalista di Dani - "una è che il padre ha chiesto di persona a Sarajevo il miglior avvocato per suo figlio", ma è anche vero che "ci sono persone che durante la guerra si sono arricchite enormemente, persone che sono passate dall'SDA alla SBiH e che sono politicamente importanti". "In BiH c'è la stampa nazionale che vincola a scrivere solo sui crimini commessi dagli altri popoli, ma se scrivi sui crimini commessi dagli appartenenti al tuo popolo, allora su di te si riversano tutte le accuse". Inoltre "occorre sempre pensare alla situazione reale, ovvero collocarsi nella realtà di Gorni Vakuf, dove le frontiere etniche che c'erano durante la guerra sono ancora ben salde" "Io non credo - conclude Hecimovic - che esista un crimine di mio interesse nazionale e per questo motivo scrivo sui crimini commessi dal mio popolo".
Congedano l'incontro le parole dei responsabili dell'Associazione Guido Puletti, i quali affermano che "l'Associazione stessa continuerà a cercare il senso di queste morti aldilà del verdetto del processo", che con buone probabilità si concluderà con l'assoluzione del comandante Paraga.

La scalata di Unicredito-Allianz a Zagrebakca

18/06/2001 -  Anonymous User

Durante quest'ultimo mese, molti giornali italiani, croati ed europei hanno parlato della "scalata" da parte di Unicredito, in consorzio con l'Allianz AG, alla Zagrebacka banka. Inizialmente la scalata era prevista - in attesa del "via libera" da parte delle banche centrali croata e italiana - per il prossimo luglio, ma è stata "rinviata" dopo che il 6 giugno la Banca centrale croata ha comunicato "con le buone", cioè senza un aperto rifiuto, che stava "valutando le garanzie sull'indipendenza monetaria e valutaria della Croazia".
Articolo di Aleksandra Sasa Sukur.

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18/06/2001 -  Anonymous User

Con un'affluenza alle urne che ha superato il 70% si sono concluse le elezioni in Bulgaria. Gli exit poll danno il "Movimento Nazionale Simeone II" come partito vincente, con circa il 40% di voti. In netto calo l'Udf, l'Unione delle forze democratiche finora al governo con Ivan Kostov, che avrebbe avuto il 22,9% e l'ex partito comunista Bps (opposizione), con il 16,8%. Nel nuovo Parlamento entrerà anche, con circa il 6%, il DPS, Partito della minoranza turca, mentre non è ancora chiaro se i radicali del Gd-Vmro riusciranno a superare il 4%, necessario per partecipare alla ripartizione dei 240 seggi del Parlamento unicamerale.

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18/06/2001 -  Anonymous User

Domenica prossima in Albania si terranno le elezioni politiche. Elidon Lamani commenta l'imminente tornata elettorale, nella quale i due più grandi partiti, il PS e il PD, premono per la transizione verso un parlamento bipolare.

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18/06/2001 -  Anonymous User

L'8 giugno, mentre a Valona si stava svolgendo una conferenza importante con un nome altrettanto significativo, "Valona, la porta dei Balcani", organizzata dall'Associazione degli imprenditori italiani in Albania, dalla magistratura italiana viene emesso un ordine internazionale d'arresto per la presidentessa di questa associazione, Cristina Busi. La Busi, oltre ad avere questo incarico, e' anche la principale azionista di Coca Cola Bottling Enterprise Tirana, uno dei primi investimenti stranieri in Albania. Lei viene accusata di evasione fiscale tramite l'emissione di fatture false di un valore estimabile in circa 40 miliardi di lire, fatta ad aziende di Catania. Alla conferenza partecipava tra gli altri anche l'Ambasciatore italiano in Albania, Mario Bova. Dopo essere stati informati sull'ordine d'arresto, l'Ambasciatore e i rappresentanti della Guardia di Finanza Italiana in Albania si sono allontanati dalla Conferenza. L'imprenditrice Busi ha rilasciato una dichiarazione pubblica, nella quale affermava che si sarebbe presentata al tribunale di Catania il giorno dopo. Invece e' stata arrestata l'indomani dalla polizia Albanese mentre stava cercando di andare in Montenegro.
Se questo avvenimento sta creando notevoli problemi ai latitanti italiani che non vedono più l'Albania come un rifugio sicuro, andando quindi a spostare le proprie basi verso il Montenegro, c'e' anche il rovescio della medaglia, ovvero il fatto che 3 milioni di albanesi hanno visto crollare davanti ai loro occhi il mito della Coca Cola e quello dell'imprenditoria italiana. Ora c'e' quindi il rischio che, con Cristina Busi, si impersonifichino tutti gli investitori stranieri che intervengono in Albania e tra gli albanesi tira aria di sfiducia. Questo sconforto e' stato accelerato anche dal fatto che nello stesso tempo della notizia dell'arresto, il nuovo vice premier italiano, Gianfranco Fini, ha dichiarato che se non viene fermato il flusso degli scafisti, l'Italia bloccherà i rapporti diplomatici con l'Albania, e che solo due giorni dopo sono stati espulsi 60 immigranti clandestini albanesi residenti in Italia. E' risaputo che le rimesse degli emigranti e purtroppo anche i traffici illeciti sono le maggiori voci di entrata dell'economia nazionale, per cui gli albanesi vivono con una certa apprensione il nuovo corso delle vicende italiane.

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16/06/2001 -  Anonymous User

Domani in Bulgaria si vota per il rinnovo dell'Assemblea Nazionale. Con un'affluenza alle urne stimata attorno al 70-80%, i sondaggi danno come favorito il "Movimento Nazionale Simeone II" dell'ex Zar di Bulgaria, con circa il 35% di voti, rispetto al 15-20% dell'ODS (coalizione di centro destra, attualmente al governo) e il 10-15% dell'opposizione socialista. Il "Movimento Nazionale Simeone II" non avendo ricevuto la registrazione come forza politica per presentarsi alle elezioni, è riuscito a formare una coalizione formata da due partiti minori (SDS) che in realtà fungono da prestanome per l'ex Zar di Bulgaria. Non è ancora chiaro, inoltre, se in caso di vittoria Simeone II vorrà diventare capo del governo.

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16/06/2001 -  Anonymous User

Jozo Krizanovic è salito l'altro ieri alla guida della presidenza collegiale della BiH. Il nuovo presidente croato, secondo il normale avvicendamento della carica ogni otto mesi, sostituisce l'uscente presidente serbo Zivko Radisic. Durante la cerimonia di presentazione, Krizanovic ha detto che le sue priorità riguarderanno l'economia, le riforme legali e costituzionali, il ritorno dei rifugiati, il rafforzamento delle istituzioni statali e la lotta contro la corruzione.

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16/06/2001 -  Anonymous User

Il settimanale serbo "NIN" ha pubblicato un lungo articolo dal titolo "Il 'fallimento' del piano Frowick" (la versione italiana è disponibile su Notizie Est), nel quale si afferma che "l'insuccesso della missione Frowick e del suo piano di pace è sotto tutti gli aspetti una storia tipica della diplomazia americana" e inoltre, "la missione di Frowick, anche se si svolgeva sotto la copertura formale dell'OSCE, è stata nella sostanza un 'diplomatic effort' americano di basso profilo". Secondo NIN uno dei maggiori errori commessi da Frowick e dal suo aiutante David Foley, nella gestione dei dialoghi, è stato l'essersi legati troppo con il presidente macedone Trajkovski, "ignorando completamente il fatto che il potere reale nel governo e nella VMRO è in sostanza nelle mani di Georgievski". Ad ogni modo, prosegue il settimanale belgradese, "la parte più importante e più utile della missione è stata quella dello 'holbrooking'", ed in ciò si trova il maggior successo della tentativo diplomatico. Infatti "mantenendo un basso profilo, sono riusciti in un certo periodo di tempo a creare un flusso di informazioni tra l'UCK, i leader politici albanesi e il governo macedone".
Tuttavia la missione è fallita. Sorretti da un'eccessiva fiducia nell'aver trovato una soluzione alla crisi in atto nel paese, Frowick e Foley sono usciti allo scoperto e hanno reso pubblico il loro piano durante una conferenza stampa. "Nel farlo - precisa NIN - non hanno spiegato a fondo l'elemento dell'integrazione dell'UCK nella società, e sui media è risultato che i terroristi in qualche modo avrebbero formato un partito". I media li hanno bombardati con le richieste di chiarimento, ma la mancanza di personale, nella gestione delle informazioni, ha inficiato la possibilità di ulteriori spiegazioni. Cosicché dopo la conferenza stampa sono rimasti isolati e, con l'uscita dall'ambito del basso profilo, non sono stati sostenuti sul piano diplomatico.
L'eccessivo investimento sul presidente Trajkovski, affinché mantenesse il comando delle forze armate, e l'aver reso noto il piano anzitempo, sono stati errori fatali. La situazione in breve tempo è precipitata. "Il portavoce del governo macedone ha dichiarato che non è assolutamente chiaro chi rappresentasse il signor Frowick, visto che non era né sotto il mantello della missione ufficiale dell'OSCE, né aveva un mandato degli USA o dell'ONU. Il giorno successivo, il nuovo ministro macedone degli esteri, Ilinka Mitreva, dichiarava che la Macedonia non avrebbe dato il proprio assenso a un ampliamento della missione OSCE". Da qui la confusione generale: nessuno era disposto ad ammettere cosa fosse accaduto, chi rappresentava Frowick e che cosa stesse attuando con gli esponenti locali. Alla fine il governo macedone ha "gentilmente pregato" Robert Frowick di abbandonare il paese.
Tuttavia, se ormai ci si è dimenticati della missione, il piano di Frowick è rimasto e - conclude NIN - "visto da un punto formale, l'insuccesso di Frowick è un insuccesso dell'OSCE, mentre il fatto che il suo piano continui a essere in vita è un successo della diplomazia USA".

Una nuova coalizione per il governo?

16/06/2001 -  Anonymous User

Aleksa Crnjakovic sulla prima pagina di Vjesnik (6.6) sostiene che dopo la uscita dalla maggioranza del IDS (Partito democratico istriano), la stabilità del governo dipende dalle relazioni tra SDP (Partito socialdemocratico), HSLS (Partito social liberale croato) e HSS (Partito croato contadino). Problemi collegati alla costituzione delle giunte nelle grandi città - in particolare a Spalato e Fiume - potrebbero complicare queste relazioni, ma i leader dei partiti dovrebbero capire che ogni ulteriore inasprimento produrrebbe instabilità per il paese, e dunque la coalizione deve sopravvivere. In un'intervista rilasciata lo stesso giorno a Jutarnji list, il presidente del HSS e del Parlamento Zlatko Tomcic indica nel HSLS e nel suo capo Drazen Budisa la responsabilità per la crisi politica a Spalato, e annuncia che la SDP e HSS potrebbero espellere HSLS dal governo. HDZ (Unione democratica croata) però - sottolinea Tomcic - diventerà un partner sostitutivo accettabile soltanto quando supererà i problemi interni, e si trasformerà in un partito democratico.
Il presidente di HDZ Ivo Sanader si aspetta ora un periodo di instabilità al governo, frutto dei conflitti tra i diversi alleati (Vjesnik, 6. 6). Un segno di questi conflitti è rappresentato dalle dichiarazioni di Budisa (Novi list, 7.6), secondo il quale c'è da vergognarsi per i metodi comunisti che il potere attuale ha usato nel caso di Slobodna Dalmacija. Dopo il 3 gennaio il governo non è stato in grado di cambiare la situazione economica, ha aggiunto il presidente del HSLS. Budisa ha subito ottenuto appoggio da parte del vicepresidente del Parlamento Zdravko Tomac (ex-vicepresidente del SDP, oggi soltanto membro del Comitato centrale), ma anche una netta critica - seppur implicita - da parte del vicepresidente del HSLS Vilim Herman. Per quest'ultimo HSLS dovrebbe restare nel governo nonostante i suoi insuccessi mentre Budisa, se vuole restare al vertice del partito, dovrebbe cancellarne l'immagine di principale ostacolo alle riforme e di responsabile per le difficoltà dell'esecutivo.
Secondo Orlanda Obad (Jutarnji list, 8.6) HSLS si trova davanti ad una scelta: se Budisa accetta la proposta di Djurdja Adlesic su un rimpasto di governo, gli ostacoli per Racan sarebbero superiori ai suoi poteri di primo ministro. Jelena Lovric (Novi list, 8.6) aggiunge che l'instabilità della coalizione governativa dipende dal fatto che Budisa e Tomac hanno aperto all'estrema destra. La cronista teme che invece di dar loro una risposta adeguata, Racan scelga di polemizzare con il presidente della Repubblica Stipe Mesic. Questi, durante un convegno delle organizzazioni nongovernative a Zagabria, ha chiesto al governo di proseguire con le riforme in modo più incisivo e forte, perché i cittadini aspettano risultati concreti (Novi list, 7.6). Ma Racan ha subito risposto alle critiche (Slobodna Dalmacija, 9.6): chi dice che il governo non ha fatto nulla, è perché teme che l'azione del governo riesca veramente a far uscire il paese dalla crisi economica e sociale.
Racan invece non ha commentato le accuse di Budisa e Tomac; lo ha fatto però il vicepresidente del governo Goran Granic (del HSLS), respingendo la tesi di aver usato metodi comunisti. Secondo Zlatko Tomcic (intervista a Novi list, 8.6), Spalato sarà la prova decisiva per la stabilità della coalizione governativa. Da parte sua, il vicepresidente del SDP Marin Jurjevic dichiara che la federazione dalmata del partito non vede più HSLS come un partito di centro, ma di una destra che merita soltanto la rivolta permanente (Vecernji list, 12.6).
La segretaria generale del HSLS Dorica Nikolic (Jutarnji list, 9.6), nel frattempo, ha già aperto un'altra polemica dentro l'attuale maggioranza: secondo lei è assolutamente necessario che il governo risolva i problemi di malversazione all'interno dell'impresa petrolifera statale INA (si tratta di un affaire da oltre cento milioni di marchi tedeschi). Ma non tutti all'interno del HSLS sembrano lavorare contro la maggioranza: la vicepresidente del partito Djurdja Adlesic, infatti, dichiara la sua contrarietà alla scelta di seguire IDS e di passare all'opposizione. Spiega inoltre le recenti dure dichiarazioni di Budisa come una sua reazione alle accuse di essere un nazionalista di destra; a suo avviso, le elezioni straordinarie non sono ancora inevitabili.

ELEZIONI STRAORDINARIE?
L'uscita di HSLS dalla maggioranza di governo significherebbe elezioni parlamentari anticipate. Sanja Modric (Jutarnji list, 6.6) sostiene che ciò è ormai inevitabile: anche Racan ha dichiarato che le elezioni straordinarie si possono evitare soltanto se si trova una diversa via d'uscita, senza spiegare però quale potrebbe essere questa via se non quella del rinnovamento economico. Ma Racan finora ha perso troppo tempo, e ha sempre temute le accuse di "revanscismo". Secondo la cronista neanche un'ottima stagione turistica potrebbe evitare le elezioni anticipate. Anche il presidente del IDS Ivan Jakovcic pensa che le elezioni straordinarie siano inevitabili perché l'uscita del suo partito dal governo ha cambiato la scena politica, e se ne attende la convocazione per i primi mesi dell'anno prossimo (Vecernji list, 6.6).
Al contrario Igor Dekanic, consigliere del presidente Mesic (Jutarnji list, 7.6), sostiene che la coalizione di pentapartito sia in grado di sopravvivere, e che non saranno necessarie nuove votazioni (ricordiamo che soltanto il presidente della Repubblica può indire le elezioni).
Secondo Dekanic è evidente che SDP si aspetta di uscire rafforzato da eventuali elezioni straordinarie, specialmente se andrà in porto l'alleanza con HSS. Anche HNS secondo le analisi dell'ufficio presidenziale sarebbe favorevole alle elezioni. Zlatko Tomcic dichiara (in un'intervista rilasciata a Vjesnik, 10.6) che le elezioni anticipate sono necessarie soltanto se entro l'autunno non sarà visibile l'avvio di un rinnovamento economico o alcuni segnali di superamento della crisi economico-sociale. "Noi siamo un partito responsabile, e perciò se non si vedranno questi segnali indiremo noi stessi le elezioni straordinarie; comunque di elezioni non è il caso di parlare prima dell'autunno" sottolinea Tomcic. Alcuni giorni dopo sempre Tomcic dichiara che dopo tutte le sparate dei partner di governo, è assolutamente necessario cercare un compromesso; se però non sarà possibile superare i problemi interni, l'unica soluzione resterà sciogliere l'alleanza con HSLS (Vecernji list, 12.6).

VERSO LO SCIOLIMENTO DEL HSLS?
Secondo Nino Djula (Jutarnji list, 9.6) è in corso un processo di dissoluzione del HSLS, il secondo partito della coalizione governativa. Il conflitto interno principale non è però di natura politica, ma di rapporto tra alcuni funzionari - come Goran Granic e altri -soddisfatti per le posizioni di potere acquisite, e altri che si sentono emarginati. Questi ultimi sostengono la necessità di criticare il governo attuale, e vogliono collaborare con HDZ e la destra radicale (tra essi Budisa).
E i conflitti interni si stanno intensificando: la federazione del HSLS di Koprivnica ad esempio ha chiesto le dimissioni del presidente Budisa, mentre a Virovitica si prepara la conferenza dei presidenti delle federazioni del partito che potrebbe sancire la dissoluzione del partito tra destra (meridionale) e centro (federazioni settentrionali), su spinta delle forze liberali interne che non tollerano più l'attuale orientamento favorevole alla destra (Vecernji list, 12.6).

L' UCK annuncia la tregua

15/06/2001 -  Anonymous User

Il leader politico dell'UCK, Ali Ahmeti, ha reso noto mediante un comunicato che i guerriglieri osserveranno una tregua fino al 27 giugno prossimo, al fine di facilitare la soluzione politica della crisi in corso. Ahmeti scrive nel comunicato (disponibile on line in sola lingua albanese sul sitoshqiponjapress) che: "L'Uck segue con particolare attenzione tutto ciò che può porre termine alla guerra e accoglie con favore, in particolare, il messaggio del segretario generale della Nato George Roberston e del capo della diplomazia europea Javier Solana".Solo ieri l'Esercito di Liberazione Nazionale aveva presentato un proprio piano di pace, fermamente respinto dalle autorità di Skopje, nel quale si chiedeva la partecipazione della NATO nel ruolo di mediatore. Il piano, suddiviso in tre parti, poneva come punto centrale il riconoscimento politico dell'UCK e, quindi, la sua presenza al tavolo dei negoziati di pace. Il piano, rende noto l'Ansa, ribadisce le stesse richieste politiche già presentate dai guerriglieri nello scorso mese di aprile nel loro primo memorandum ufficiale inviato a tutte le diplomazie occidentali. Tali richieste per ora sono state respinte non solo dalle autorità macedoni, ma anche dalle diplomazie internazionali.

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15/06/2001 -  Anonymous User

Come riporta l'Ansa, l'associazione Ya Basta di Trieste ha contestato la decisione delle autorità slovene di blindare le frontiere con l'Italia per evitare contestazioni al presidente degli Stati Uniti, George Bush, che sabato a Ljubljana si incontrerà con il presidente russo Vladimir Putin. Sabato mattina da Trieste è infatti prevista la partenza di numerosi manifestanti italiani, che parteciperanno al "Festival of resistance", una giornata di mobilitazione e spettacolo organizzato da una rete transnazionale di associazioni (slovene, austriache, italiane e croate). Come commenta una nota dell'associazione:" l' iniziativa ha carattere assolutamente pacifico ed è la prima tappa di un percorso che ci porterà a luglio a partecipare assieme alla mobilitazione contro il G8 di Genova".

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15/06/2001 -  Anonymous User

L'Associazione Guido Puletti, con il patrocinio del Comune di Brescia, organizza sabato 16 giugno ore 18.00, presso la Sala Piamarta, via San Faustino 70, Brescia, un incontro dal titolo: "L'eccidio dei tre volontari italiani e i crimini di guerra in Bosnia. Tra memoria, ricerca della verità e giustizia". Interverranno all'incontro: Paolo Corsini, sindaco di Brescia; Esad Hecimovic, redattore del settimanale bosniaco Dani; Ilario Salucci, Associazione Guido Puletti.
L'evento intende commemorare l'uccisione di Guido Puletti, Fabio Moreno, Sergio Lana, uccisi in Bosnia il 29 maggio 1993. Il processo ai responsabili dell'uccisione dei tre volontari è tuttora in corso.


» Fonte: © Associazione Guido Puletti

UniCredito e Allianz rinunciano a Zagrebacka

15/06/2001 -  Anonymous User

Ivo Jakovljevic (Novi list, 7.6) commenta la decisione di UniCredito italiano e Allianz tedesca di rinunciare a una delle banche più importanti della Croazia - la Zagrebacka Banka - dopo che tre settimane fa i due colossi finanziari avevano annunciato di voler comprare il 75% delle azioni dell'istituto bancario di Zagabria. Secondo Jakovljevic la decisione sarebbe motivata non soltanto dalla contestazione dei monopoli levatasi in ambito governativo croato (manifestata tra gli altri dal vicepresidente del governo Slavko Linic e dal governatore della Banca centrale Zeljko Rohatinski), ma in primo luogo dall'immagine negativa che una vendita di questo tipo produrrebbe nei medi croati. La verità però è che UniCredito e Allianz intenderebbero comprare la Zagrebacka nel prossimo autunno, e l'operazione avverrebbe per conto della Deutsche Bank che già controlla la maggior parte degli istituti finanziari dell'Italia settentrionale.

Il governo decide la sorte di cinque grandi aziende

14/06/2001 -  Anonymous User

Il governo macedone si e' riunito il 12 giugno per decidere i destini di cinque grandi aziende del paese oberate dai debiti (si veda Notizie Est #443 del 3 giugno 2001). L'esecutivo ha deciso che tali aziende verranno liquidate, ma, di fronte alla minaccia, da parte dei sindacati, di proteste di massa accompagnate da blocchi delle principali vie di comunicazione, ha deciso di congelare la loro situazione fino al termine della crisi militare nel paese. La chiusura di tali aziende lascera' senza lavoro piu' di 7.000 persone, in un paese in cui la disoccupazione e' gia' al 45%.

Un parco nelle foreste di Velebit

14/06/2001 -  Anonymous User

In occasione del World Environment Day, il governo croato ha firmato unaccordo per l'istituzione di un parco nella foresta Velebit.
L'area si estende per 200,000 ettari e ospita foreste ancestraliminacciate da incendi, inquinamento dell'aria, e, potenzialmente, dal turismo di massa nonchè dalla costruzione di strade. Le antiche foreste di Velebit sono essenziali per assicurare abbondanti risorse di acqua.
Inoltre ospitano lupi, linci e orsi bruni. Si possono trovare oltre2,700 specie di piante,gran parte delle quali endemiche (cioè esistenti solo in quel luogo).Il WWF chiede a tutti i paesi mediterranei di seguire l'esempio della Croazia. Oggi rimane solo il 17% delle originarie foreste mediterranee.L'accordo prevede anche l'istituzione di un altra area di foresta entro
5 anni.Il WWF mira a sviluppare un progetto per lo sviluppo sostenibile dell'area, in modo che le popolazioni locali ne traggano benefici economici. (fabiocchi@infinito.it)