Una bomba è esplosa domenica sera nelle vicinanze dell'abitazione di Mentor Shala, direttore della Radio-televisione del Kosovo (RTK). E' il secondo attacco all'emittente pubblica kosovara dopo che la scorsa settimana era avvenuta un'esplosione nei pressi della sede della televisione.
E’ di 54 morti e oltre 60 feriti di cui molti in modo grave, il bilancio dell’esplosione che la sera di sabato 20 ha devastato una sala in cui si svolgeva una festa di matrimonio di curdi a Gaziantep, città che si trova a circa 50 chilometri dal confine siriano.
In un rapporto del ministero dell'Economia del Montenegro viene riportato che il paese ha esportato armi nel corso del 2015 per 11.3 milioni di euro, con un aumento del 100% rispetto all'anno precedente.
I paesi balcanici si pongono come principali attori della “resistenza” di quel sentimento di fiducia ed integrazione europea, messo a dura prova dai recenti sviluppi, Brexit su tutti. Si riuniscono oggi a Parigi i leader di Slovenia e Croazia (già membri dell'Unione europea), Serbia, Albania, Macedonia, Montenegro (candidati ufficiali all'ingresso nell'UE), Bosnia Erzegovina e Kosovo.
Tra i 250 e i 400 profughi passano ogni giorno, in cerca di aiuto, dal centro di assistenza ai rifugiati Miksalište. Distrutto il 27 aprile, il centro ha riaperto le sue porte il 1° giugno. Appena in tempo, perché il numero di rifugiati in arrivo a Belgrado continua ad aumentare.
Infine ha fatto marcia indietro. Il presidente macedone Gjorge Ivanov ha annullato l'amnistia che aveva concesso il 12 aprile scorso a 56 persone, tra i quali molti politici. La decisione aveva contribuito a far scoppiare la cosiddetta “Rivoluzione dei colori”.