Operazione Tempesta: dopo 23 anni ancora battaglia

7 agosto 2018

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Tra il 4 e il 5 agosto del 1995 iniziava l'azione militare “Oluja” (Tempesta) con cui l'esercito della Croazia riconquistava in due giorni le Krajine. Questo territorio era rimasto per quattro anni sotto controllo delle forze dei ribelli serbi. Un anniversario durante il quale prosegue una guerra con altri mezzi, a partire da celebrazioni e commemorazioni divise.

A distanza di 23 anni questa operazione militare rimane segnata da molte controversie. Da un lato la Croazia celebra l'anniversario come simbolo delle vittoria della "Guerra patriottica" e tace sul fatto che l'esercito croato ha messo in fuga decine di migliaia di serbi, commettendo uccisioni sommarie e crimini di guerra. Dall'altra la Serbia protesta per il mancato riconoscimento dei crimini perpetrati sui civili serbi e non riconosce responsabilità nel conflitto in Croazia.

Così il 4 agosto si sono tenute due commemorazioni delle vittime civili serbe di quell'operazione militare: a Mokro Polje, nella provincia di Knin, su organizzazione del Consiglio serbo di Croazia e a Bačka Palanka, in Vojvodina, in presenza di autorità della Repubblica di Serbia, tra i quali il presidente Aleksandar Vučić, oltre che della Republika Srpska di Bosnia Erzegovina.

"Non ci sarà mai più un'altra Oluja per il fatto di essere serbi. Hitler voleva un mondo senza ebrei, e la Croazia e la sua politica ha voluto una Croazia senza serbi perché, secondo il suo punto di vista, minacciava l’essenza della nazionalità croata" è stata la frase più dura del discorso pronunciato a Bačka Palanka dal presidente Vučić, il quale ha inoltre definito l'operazione Oluja "un crimine di guerra di pulizia etnica, che non può essere dimenticato, giustificato né tanto meno celebrato".

Il giorno successivo a Knin, durante la celebrazione del "Dan pobjede i domovinske zahvalnosti " (Giorno della vittoria e del ringraziamento patriottico) la presidente croata Kolinda Grabar Kitarović alla domanda del giornalista di Vijesti sulle dichiarazioni di Vučić, ha risposto secca: "Ciò che ha detto Vučić non cambierà la storia e il presente. Non vedo come potremo mai metterci d'accordo sul passato, ciò nonostante dobbiamo lavorare per raggiungere l'obiettivo comune di una vita migliore per tutti".

Stringate anche le dichiarazioni di tre ministri croati , Lovro Kuščević, Damir Krstičević e Tomo Medved – rispettivamente della Giustizia, della Difesa e dei Veterani. Secondo i tre, "l'operazione Tempesta è stata l'apice di una giusta guerra di difesa e che dovrà affrontare il fatto storico per cui la politica della Grande Serbia, con l'aiuto dell'esercito della JNA, ha commesso un'aggressione alla Croazia".

Intanto, il 5 agosto in altri luoghi delle Krajine si sono svolti vari eventi, tutti dedicati a celebrare la Guerra patriottica, come a Gline dove il cantante Marko Perković Thompson , noto per le canzoni nazionaliste e l'uso di simboli ustascia, ha aperto il concerto con la famosa canzone di guerra "Bojna Čavoglave" (Il battaglione di Čavoglave) che negli anni '90 era diventato l'inno della destra nazionalista croata.

Nella contrapposizione, rimangono inascoltate le voci di soggetti della società civile, con il "Fond za Humanitarno Pravo " (Centro per il diritto umanitario) di Belgrado e "Documenta " di Zagabria, che in vicinanza di queste date hanno organizzato eventi pubblici in cui, di nuovo e ancora dopo 23 anni, hanno denunciato il mancato riconoscimento dei crimini perpetrati dalle parti e la poca, o quasi nulla, giustizia riconosciuta nelle aule dei tribunali.

Un pezzo di storia, quindi, usata ancora quale strumento politico d'opposizione, come già scriveva nel 2015 la corrispondente di OBCT Antonela Riha: "La stagione dei ricordi delle vittorie per gli uni o dei crimini di guerra per gli altri è una buona occasione per i leader odierni per rinforzare le proprie roccaforti nazionali e misurare le forze coi vicini."


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