Raffineria di gas industriale nella contea di Prahova, Romania © Ammit Jack/Shutterstock

Raffineria di gas industriale nella contea di Prahova, Romania © Ammit Jack/Shutterstock

Oltre ai fondi strutturali e di investimento dell’UE, dal 2021 la Romania ha accesso anche ai fondi del programma Just Transition. Che cos'è questo programma, quanti soldi può effettivamente ricevere la Romania e a cosa sono destinati? Lo abbiamo chiesto all'eurodeputato Siegfried Mureșan

13/02/2024 -  Laura Popa

(Originariamente pubblicato dal nostro partner di progetto PressOne , il 6.12.2023)

Alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, un gran numero di votanti, soprattutto giovani e soprattutto elettori di partiti filoeuropei, si aspettava che l’Unione europea facesse di più per combattere il cambiamento climatico. È stato quindi creato un meccanismo per una transizione equa, che contiene anche fondi europei per le regioni in cui la transizione verso la neutralità climatica sarà più difficile. La Romania è il terzo maggiore beneficiario dopo Polonia e Germania e davanti a Repubblica Ceca e Bulgaria.

Per la Romania sono stati stanziati 2,14 miliardi di Euro, più 360 milioni di cofinanziamento da parte del governo. Il denaro finanzierà progetti in sei contee vulnerabili del paese, dove operano i maggiori inquinatori e dove l’industria pesante dovrà ristrutturarsi completamente: Dolj, Gorj, Galati, Hunedoara, Mures e Prahova.

Questa non è la prima volta che la Romania tenta, con o senza fondi europei, di rivitalizzare l’economia delle aree svantaggiate, un tempo zone minerarie o dove l’industria pesante è crollata dopo il comunismo. In passato, ad esempio, sono falliti miseramente i piani di riconversione di aree come la Valea Jiului (contea di Hunedoara). 17 miniere furono chiuse, ma successivamente i fondi per nuovi posti di lavoro o per la riqualificazione dei minatori non produssero alcun cambiamento significativo nel tenore di vita della contea.

Cosa dovrebbe fare ora il paese per rendere il Programma di transizione equa diverso dagli altri tentativi? Quanti soldi andranno a ciascuna delle sei contee e secondo quali criteri? Lo abbiamo chiesto a Siegfried Mureșan, eurodeputato (PNL) e relatore della commissione bilanci del Parlamento europeo.

Siegfried Mureșan (PressOne)

Siegfried Mureșan (Foto PressOne)

I soldi saranno divisi equamente tra queste contee o in base alle necessità? Come viene effettuata la divisione?

Ogni contea deve elaborare un programma di spesa, e sostanzialmente dispone di un determinato importo. I fondi totali a disposizione sono divisi all'incirca in sei parti uguali.

Si è dibattuto se i fondi dovessero andare a tutte le contee o solo a quelle più colpite. Anch’io ho sostenuto, in qualità di relatore per la commissione bilanci del Parlamento europeo, che quelle più colpite hanno bisogno di particolare aiuto: se avessimo distribuito questo stanziamento di 2,5 miliardi di Euro tra 40 contee, l’importo che sarebbe andato a ciascuna sarebbe stato troppo piccolo per fare davvero la differenza.

È per questo che abbiamo concentrato i fondi nelle sei contee che più sono legate all'industria mineraria, siderurgica e chimica.

In questi anni l’Unione europea ha a disposizione più fondi europei che mai. Abbiamo deciso che il 30% sarà destinato alla transizione verso un’economia verde, vale a dire circa il 27% del bilancio tradizionale dell’UE e il 37% del meccanismo europeo di ripresa e resilienza.

È quindi giustificato che, oltre ai numerosi fondi europei a disposizione di tutte le contee, le sei più svantaggiate ricevano questo denaro extra.

Perché hanno bisogno di più fondi? Perché nelle contee in cui l’attività mineraria è in fase di ristrutturazione ci sono migliaia di nuovi posti di lavoro da creare nei settori dell’economia. Ecco perché ho insistito molto affinché il denaro fosse utilizzato per la transizione economica, e non solo per misure sociali che non danno alle persone una prospettiva a lungo termine.

I fondi sono destinati principalmente all'occupazione o alla riduzione dell'inquinamento causato dalle aziende locali, alcune di proprietà dello Stato?

La creazione di nuovi posti di lavoro in queste contee è l'urgenza principale. Anche gli investimenti necessari per ridurre le emissioni di anidride carbonica di questi grandi consumatori di acciaio e prodotti chimici sono più elevati. Si tratta di aree monoindustriali: sta qui la differenza tra queste aree minerarie e le aree meno sviluppate del Paese, che sono però più diversificate in termini di struttura economica.

Dobbiamo attrarre investitori e allo stesso tempo riqualificare la forza lavoro – ma questo non dovrebbe essere fine a se stesso, ma uno strumento. La riqualificazione professionale è fallita dove gli ex minatori sono stati riqualificati come barbieri, perché non c'era bisogno di così tanti barbieri, bensì di personale in altri settori.

La riqualificazione deve essere effettuata dopo aver valutato il potenziale e la possibilità di generare nuovi investimenti nella regione: chi vuole venire, quali qualifiche sono necessarie?

Esiste attualmente una mappatura di questo tipo a livello delle 6 contee? Cosa c'è, cosa è necessario, cosa si può fare e con chi?

Oltre agli obiettivi di modernizzazione dei servizi pubblici, di sviluppo delle infrastrutture di trasporto provinciali, di incentivazione dell'energia verde – obiettivi che esistono in tutte le contee della Romania – ci sono anche obiettivi specifici per le diverse zone. Questi dipendono anche dai collegamenti infrastrutturali di cui dispongono le contee.

Ad esempio, la contea di Hunedoara, che è abbastanza ben collegata tramite autostrada e ferrovia sia al resto d'Europa a ovest, sia alle altre regioni del paese, ha un grande potenziale per lo sviluppo dell’imprenditorialità.

La contea di Prahova si trova in una condizione simile: lì la diversificazione economica, lo sviluppo della ricerca, le innovazioni a sostegno delle PMI sono tra le priorità del programma per la gestione delle risorse provenienti dal fondo per una transizione equa.

Cosa si può fare per le aree meno collegate all’Europa e al resto del Paese, dove magari l’interesse degli imprenditori non è così alto? Quali sono gli strumenti con cui possono crescere?

L’aumento della qualità dei servizi pubblici è un denominatore comune. Poi occorre sostenere i settori industriali tradizionali. Nella contea di Galati, ad esempio, vogliamo sostenere la produzione di acciaio, ma ciò che serve sono investimenti per garantire che questa produzione sia in armonia con l’ambiente. Le priorità lì sono ridurre le emissioni, aumentare la ricerca e sviluppo, lavorare con le università e la società civile per sviluppare nuove tecnologie.

Nella contea di Galati, più lontana dal mercato europeo, anche l'ingegneria e la navigazione sono settori che necessitano di essere sostenuti. Penso ovviamente a navi con propulsione ecologica, ma anche a pesca, turismo, informatica, acquacoltura. C'è un potenziale economico – e persino un vantaggio competitivo in termini di trasporto marittimo e navale grazie alla vicinanza della contea al Danubio e, per estensione, al Mar Nero.

Qual è il potenziale di sviluppo delle altre quattro contee e quali sono i piani concreti, al di là delle buone intenzioni?

Nella contea di Gorj rientrano tra gli obiettivi il miglioramento delle infrastrutture pubbliche e il sostegno alle PMI. Gli investimenti nelle energie rinnovabili svolgono un ruolo particolare, così come misure che porteranno a una maggiore efficienza energetica, anche nel settore pubblico: scuole, ospedali. Ciò significherà che saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi attraverso un minor consumo di energia, il che significa minori costi e meno inquinamento.

I possibili investimenti nella contea di Gorj includono la produzione di apparecchiature di telecomunicazione, mediche, elettroniche ed eventualmente batterie per auto elettriche. Le risorse naturali della regione rappresentano un vantaggio competitivo.

Nella contea di Dolj le esigenze sono il potenziamento dei servizi pubblici, lo sviluppo dell'imprenditorialità e l'aumento della percentuale di popolazione che ha accesso all'elettricità e al riscaldamento. Un’altra priorità è collegare meglio l’economia della regione al resto del Paese e alle principali vie di trasporto, sia per stradali che ferroviarie. Dopodiché, naturalmente, l'ingegneria industriale e i progetti per la produzione di energia da fonti alternative, soprattutto fotovoltaiche, rientrano tra le priorità della contea di Dolj, dato il suo clima.

La contea di Prahova è vicina all'area di Bucarest-Ilfov, che è altamente sviluppata dal punto di vista economico, quindi lì c'è necessità di sostenere le PMI, l'ambiente imprenditoriale e la ricerca per l'innovazione. C'è il potenziale per generare investimenti in attrezzature per l’industria automobilistica e in servizi innovativi nel settore del turismo, poiché la contea di Prahova ha sia una specificità industriale, soprattutto nella parte meridionale, sia una specificità legata al turismo. Quindi investimenti nell'innovazione dei servizi dell'industria turistica, valorizzazione del patrimonio culturale e, in sostanza, un nuovo approccio al turismo, un turismo integrato di tipo termale e culturale.

Nella contea di Mures l'obiettivo è ridurre l'impronta di carbonio, le emissioni di anidride carbonica e l'inquinamento, da un lato, e parallelamente sostenere le PMI e l'emergere di alternative in campo economico, proteggendo al tempo stesso i posti di lavoro nell’industria chimica. L'industria chimica va sostenuta e i posti di lavoro vanno tutelati, ma bisogna investire affinché si produca senza inquinare l’ambiente. Altri settori dell'economia che dobbiamo aiutare sono la lavorazione del legno, utilizzando la materia prima in modo sostenibile, e l'edilizia tradizionale locale, compresi i prodotti naturali, isolanti e termici utilizzati nella regione.

A quasi 10 anni dall’inizio del ciclo finanziario UE 2014-2020, la Romania è riuscita ad attrarre circa l’82% dei fondi europei a cui aveva diritto. Quali sono le possibilità che i fondi messi a disposizione dal programma di transizione equa vengano pienamente utilizzati?

Innanzitutto sono assolutamente convinto che alla chiusura dei conti 2014-2020, cioè al 31 dicembre 2023, il tasso di assorbimento dei fondi UE sarà superiore al 90%.

Da quando la Romania è entrata nell’Unione europea, ha assorbito circa 5 volte più fondi europei di quanti ne ha versati. Il ciclo finanziario 2014-2020 non è ancora finito, possiamo utilizzare questi soldi fino al 31 dicembre 2023.
Una parte di quei fondi, soprattutto quelli per l'agricoltura, arrivano automaticamente – e con quanto continueremo a utilizzare dei fondi strutturali e di coesione, ciò significa un tasso di assorbimento superiore al 95%. Quindi penso che eventuali perdite saranno molto piccole rispetto a tutto ciò che saremo riusciti ad assorbire.

Penso che saremo in grado di assorbire bene i fondi stanziati dal meccanismo per la transizione equa proprio perché si tratta di programmi decentralizzati, che tengono conto della specificità del paese; sarà abbastanza facile per le contee accedere al denaro. La Romania riceverà 28 miliardi di euro per il Piano nazionale di sviluppo rurale (NRDP) legato al meccanismo di ripresa e resilienza: abbiamo questi soldi solo fino al 2026, motivo per cui la Romania si sta concentrando sul non perderli.

In questo contesto, come, in termini concreti, le autorità pubbliche dovrebbero cambiare il loro approccio all’assorbimento dei fondi disponibili attraverso il meccanismo di transizione equa dai fondi strutturali e di investimento?

Credo che questo stia già accadendo. Proprio come per il programma NRDP serve un approccio diverso, perché è un pacchetto di investimenti e riforme, penso che le autorità ora comprendano che non si tratta solo di soldi, ma anche di riforme. Se non raggiungiamo i traguardi fissati, la Commissione europea non potrà effettuare i versamenti che ci spettano.

Ci aiuterà questo approccio decentralizzato, che tiene conto delle esigenze specifiche di ciascuna contea. In secondo luogo, dobbiamo resistere alla tentazione di stanziare ulteriore denaro per progetti falliti nel passato. Non riqualifichiamoci solo per il gusto di farlo: dobbiamo dare priorità allo sviluppo economico. Sono già stati messi a punto programmi di sviluppo economico necessari per la crescita economica e per aumentare il numero di posti di lavoro. Quindi penso che il paradigma sia cambiato e la filosofia sia corretta.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Energy4Future" cofinanziato dall’Unione europea (Ue). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Energy4Future"


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