I socialdemocratici guidati da Zoran Zaev e l'Unione democratica per l'integrazione (DUI) guidata da Ali Ahmeti hanno raggiunto ieri un accordo sulla formazione di un nuovo governo che vedrà Zaev nuovamente primo ministro.
Vincono i socialdemocratici, ma il futuro della Macedonia del Nord resta incerto. Dopo lo spoglio di quasi il 90% delle schede, il partito dell'ex premier Zoran Zaev è primo con poco più del 36% dei voti, ma il centro-destra della VMRO segue vicina con circa il 35% delle preferenze.
L’11 febbraio del 2020 il governo macedone ha fatto un importante passo verso la riduzione dell’inquinamento cronico della regione: è stato infatti approvato un programma energetico nazionale che prevede l’esclusione del carbone come fonte di energia primaria ed il passaggio a fonti di energia rinnovabili, nello specifico solare ed eolica.
Sarà la volta buona? Dopo la proposta della Commissione UE di rivedere le procedure sull'allargamento e le parziali aperture della Francia, che lo scorso ottobre aveva bloccato l'apertura dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord, l'UE e i paesi dei Balcani occidentali provano a reintrecciare i fili del dialogo.
È il film balcanico dell'anno. “Dio è donna e si chiama Petrunya” della macedone Teona Strugar Mitevska - in uscita italiana il 12 dicembre per la distribuzione Teodora e Premio della giuria ecumenica del 69° Festival di Berlino in febbraio, dove era stato tra i titoli più apprezzati del concorso - ha riscosso riconoscimenti per tutto il 2019, tra gli ultimi il premio Utopia dai giovani del festival svizzero Castellinaria. Ora è arrivato anche il prestigioso Premio Lux del Parlamento europeo, consegnato nei giorni scorsi dal presidente David Sassoli alla regista.
Il presidente francese Emmanuel Macron si è fortemente opposto ieri durante il Consiglio europeo sul via libera per Albania e Macedonia del Nord alle negoziazioni per l'ingresso nell'Ue. Alla fine ha prevalso su altri leader, tra cui il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e la cancelliera tedesca Angela Merkel, che invece erano favorevoli.
Resta tutta in salita la strada verso l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione europea per Albania e Macedonia del Nord. I ministri degli affari europei dei 28, riuniti ieri a Lussemburgo, hanno rimandato la decisione a data da destinarsi, essenzialmente per il rifiuto della Francia che vuole ridiscutere i criteri per entrare nell’UE. La questione finisce ora anche sul tavolo dei capi di stato e di governo, nel vertice di domani che già si annuncia molto pieno.
Incapace di trovare un accordo unanime, il Consiglio dell'UE, ha annunciato ieri di posticipare, probabilmente almeno fino al prossimo ottobre, l'apertura dei negoziati di accesso all'UE con Albania e Macedonia del nord.
Nel ballottaggio tenutosi domenica 5 maggio per l’elezione della più alta carica dello stato in Macedonia del Nord si è imposto il candidato della coalizione tra il Partito social-democratico (SDMS) e l’Unione democratica per l’integrazione (DUI).
“Nei giorni scorsi ho ricevuto numerose minacce di morte. Ora mi trovo a Budapest, dove ho chiesto asilo politico alle autorità ungheresi. Sarò sempre fedele alla causa macedone, non mi arrenderò mai”.
Sarebbe dovuto entrare in prigione oggi, ma da alcuni giorni risulta irreperibile: di Nikola Gruevski, premier macedone per due mandati (2006-2016), si sono perse le tracce venerdì scorso e da allora il telefono dell'ex leader della VMRO-DPMNE rimane muto.
Aveva bisogno di una vittoria ampia, Zoran Zaev, soprattutto nei numeri. Ne aveva bisogno per convincere parte dell'opposizione – i cui voti sono necessari nel parlamento di Skopje - a sostenere le riforme costituzionali essenziali per finalizzare gli accordi di Prespa. Un compromesso difficile, che vede cambiare il nome dello stato in Macedonia del Nord, ma che in cambio ottiene l'agognata via libera di Atene ai negoziati di adesione a Unione europea e NATO.
Alla fine l'ha spuntata il compromesso forse più scontato, sul tavolo delle trattative da decenni. “Repubblica della Macedonia del Nord”: sarà questo il nuovo nome dello stato balcanico, come annunciato ieri dai governi di Skopje ed Atene.
Il partito di centro-destra VMRO DPMNE, guidato dall'ex primo ministro Nikola Gruevski, ha subito domenica 16 ottobre una pesante sconfitta al primo turno delle elezioni amministrative.
Il 15 ottobre la Macedonia sarà chiamata alle urne per le elezioni locali con un ritardo di sei mesi causato da un’instabilità politica, dalla quale il paese sembra cominciare lentamente a uscire.
L'incendio in una discarica abusiva a Tetovo, nel nord-ovest della Macedonia, ha provocato la protesta dei cittadini: in molti sono scesi per l'ennesima volta in piazza, per denunciare come il livello di inquinamento in città, pian piano, uccide in silenzio.
Nell'andamento dei flussi turistici in Europa, la crescita corposa e costante dei Balcani come meta di viaggi e vacanze costituisce una delle tendenze più significative degli ultimi anni. Nel periodo 2013-2016, sei sono i paesi europei dove i pernottamenti dei turisti stranieri sono aumentati ogni anno a un tasso superiore del 10%: Islanda a parte, si tratta esclusivamente di paesi balcanici (Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo e Romania). L'unico paese della regione che pare rimanere ai margini del boom turistico in corso è la Bulgaria, anche se la situazione sta cambiando.
In Macedonia, in maggio, si dovrebbero tenere le elezioni amministrative, ma lo stallo istituzionale attuale impedisce che vengano indette. Nel frattempo i mandati di sindaci e consigli comunali arriveranno a termine e non si sa come le istituzioni locali potranno continuare a funzionare.
Ieri, a seguito della sua visita in Macedonia, il Commissario Ue per l'allargamento Johannes Hahn ha invitato i leader politici macedoni a rispettare l'esito delle elezioni dello scorso 11 dicembre e formare al più presto un nuovo governo.
Dopo una campagna durata più di 5 anni "Eko-svest", "Front 21/42" ed il network "CEE Bankwatch" hanno salutato positivamente la decisione della Banca europeo per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) di cancellare il prestito di 65 milioni di euro per la costruzione della centrale idroelettrica di Boškov Most.
Sia il centro-destra della VMRO dell'ex premier Nikola Gruevski che l'opposizione socialdemocratica guidata da Zoran Zaev hanno dichiarato vittoria ieri sera, in chiusura delle elezioni anticipate più delicate della storia democratica della Macedonia.
Sembra sia la volta buona: dopo l'annullamento di due tornate elettorali anticipate, prima ad aprile e poi a giugno, i principali partiti macedoni hanno raggiunto l'accordo per le nuove elezioni, che dovrebbero tenersi il prossimo 11 dicembre.
Infine ha fatto marcia indietro. Il presidente macedone Gjorge Ivanov ha annullato l'amnistia che aveva concesso il 12 aprile scorso a 56 persone, tra i quali molti politici. La decisione aveva contribuito a far scoppiare la cosiddetta “Rivoluzione dei colori”.
Mercoledì 11 maggio in Macedonia scadeva il termine ultimo per presentare le candidature per le elezioni anticipate del prossimo 5 giugno. Alla mezzanotte, però, soltanto la VMRO-DPMNE, partito di governo dell'ex premier Nikola Gruevski, aveva consegnato la lista che comprende 123 candidati.
In occasione delle festività della Pasqua ortodossa il Commissario europeo per l'allargamento Johannes Hahn avrebbe inviato ai leader dei quattro maggiori partiti politici in Macedonia una lettera nella quale si invita a riavviare il dialogo per trovare una soluzione di compromesso all'attuale crisi politica attraversata dal paese.
Branimir Jovanović è stato arrestato dalla polizia macedone durante le proteste anti-governative che ieri hanno avuto luogo a Skopje. Branimir Jovanović è un giovane economista, classe 1982, ricercatore in visita all’Università di Torino, presso il dipartimento di Economia e Statistica, e ha lavorato presso la Banca Centrale macedone tra il 2007 e il 2015, conseguendo un dottorato di ricerca in Economia e istituzioni dei mercati finanziari all’università di Tor Vergata.
Mercoledì scorso il parlamento di Skopje si è disciolto, aprendo definitivamente la strada per le annunciate elezioni anticipate, previste per il prossimo 5 giugno. L'atto finale di questa legislatura, però, lascia il paese ancora più spaccato. L'opposizione socialdemocratica (SDSM), guidata da Zoran Zaev e assente dall'aula, ha infatti annunciato che non parteciperà alle prossime consultazioni politiche.