La Macedonia del Nord sulla strada della decarbonizzazione

10 marzo 2020

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L’11 febbraio del 2020 il governo macedone ha fatto un importante passo verso la riduzione dell’inquinamento cronico della regione: è stato infatti approvato un programma energetico nazionale che prevede l’esclusione del carbone come fonte di energia primaria ed il passaggio a fonti di energia rinnovabili, nello specifico solare ed eolica.

Diverse le soluzioni proposte, ma ciò che fa ben sperare i gruppi della società civile e le organizzazioni ambientaliste è che due di queste prevedano la cessazione dell’uso del carbone per il 2025. Solo la terza ipotizza la chiusura della centrale di Bitola entro il 2040. 

Intenzione del governo è di utilizzare la vecchia miniera di carbone di Oslomej per costruire una centrale di energia solare, impiegando gli stessi operai. A questo scopo è stato lanciato un bando che sarà aperto fino all’8 maggio 2020. Questo prevede una spesa di €80 milioni ed un contratto di 35 anni, al termine del quale il tutto passerà nelle mani di un partner pubblico.

Tutto ciò è in linea con le raccomandazioni del Chronic Coal Pollution Report del 2019 rilasciato da Europe Beyond Coal e dall’HEAL (Health and Environment Alliance), nonché con gli obiettivi del Green Deal europeo. 

Proprio queste organizzazioni hanno sottolineato che la decisione dell’esecutivo macedone non è solo testimone dello slancio positivo nei confronti delle energie rinnovabili, ma anche del tentativo di accompagnare regioni tradizionalmente destinate alla produzione del carbone verso un’economia che dipenderà sempre di più da fonti energetiche alternative. Elemento importante per evitare che in nome della transizione ‘green’ si verifichi un incremento della disoccupazione.

E’ auspicabile - specifica Kathrin Gutmann, direttrice di Europe without Coal, in un recente comunicato stampa - che i vicini paesi della regione balcanica seguano l’esempio della Macedonia del Nord, poiché questo è il futuro dell’Europa.


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