Ad inizi ottobre la privatizzazione di 22 aziende pubbliche è stato bloccato per poi essere, lo scorso 22 ottobre, nuovamente confermato. Ancora una volta emergono gli ostacoli allo sviluppo del Kossovo posti da uno status giuridico indefinito.
La notizia della morte dell'ex presidente bosniaco ha avuto grande eco sui media croati. In primo piano ricordato il rapporto conflittuale e di "collaborazione strategica" con Franjo Tudjman. Il presidente Mesic scrive un elogio funebre.
Le accuse contro i quattro generali serbi, sia della polizia che dell'esercito, mosse dal Tribunale de L'Aja hanno, con ogni probabilità, conferito l'ultimo colpo al già indebolito governo della Serbia
In carcere alcuni dirigenti di due aziende bulgare accusate di aver violato l'embargo ONU sulle armi verso il Sudan. Intanto il governo bulgaro s'aspetta che l'entrata nella NATO aumenti il fatturato dell'industria d'armamenti nazionale.
La scorsa estate è apparsa sui quotidiani belgradesi la notizia che il movimento giovanile Otpor stava per entrare in politica con un proprio partito. Ne parliamo con Nenad Đurđević responsabile di Otpor per i rapporti con l'estero.
Dal sistema strutturale organizzato dall'HDZ alla illegalità diffusa di oggi, il problema della corruzione resta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del Paese. Riflessioni a margine della pubblicazione di un rapporto globale sul fenomeno.
Domenica 19 ottobre è morto a Sarajevo Alija Izetbegovic. Aveva abbandonato la vita politica nel 2000. Nazionalista musulmano, presidente del Partito dell'Azione Democratica, è stato protagonista dei "dieci anni più difficili" della Bosnia Erzegovina
E' passata una settimana dalle elezioni amministrative. L'opposizione di Berisha denuncia brogli ma l'OSCE afferma che la tornata elettorale si è svolta in modo regolare.
Il primo dialogo ufficiale è stato utilizzato dalle delegazioni di Priština e Belgrado per la loro lotta politica interna. Da Belgrado scrive Željko Cvijanović
Sesto cardinale nella storia della Chiesa della Croazia, Josip Bozanic, di Fiume, si distingue dall'orientamento della maggioranza dell'episcopato del proprio Paese.
Iniziati i negoziati di Vienna ma il clima teso e poco costruttivo della vigilia non muta. I colloqui avviatisi nella capitale austriaca s'annunciano difficili. Ma almeno serbi ed albanesi si sono seduti allo stesso tavolo.
Intervista con Martina Iannizzotto, Returns Officer dell'UNMIK a Belgrado, sullo storico incontro tra la delegazione di Pristina e quella di Belgrado tenutosi ieri a Vienna
Oggi verranno aperti ufficialmente a Vienna i negoziati tra Belgrado e Pristina. Se ne dibatte in modo acceso anche in una Bulgaria che teme che l'instabilità del Kossovo si propaghi sino alla confinante Macedonia.
Il 14 ottobre dovrebbero iniziare a Vienna i negoziati tra Pristina e Belgrado. Ma alla vigilia di quello che è senza dubbio uno dei momenti cruciali per il futuro Kossovo emerge drammatica la fragilità sia dell'UNMIK che delle istituzioni kossovare.
Una normativa approvata dal governo albanese innesca una serie di polemiche sulla partecipazione delle forze di polizia al controllo dei seggi elettorali. Il rischio di fallimento delle elezioni, potrebbe compromettere l'avvicinamento dell'Albania alla UE
Il primo ministro croato Ivica Racan si è recato ieri a Bruxelles per rispondere alle inquietudini sollevate dalla decisione del Parlamento croato. In discussione i tempi della adesione alla Ue
Un'indagine sull'opinione pubblica mette in mostra il calo di fiducia nel governo, ma il partito di maggioranza, DPS, e il suo presidente rimangono al primo posto dei favoriti. Una situazione piuttosto contraddittoria
Paolo Bergamaschi è consulente di politica estera presso il gruppo dei Verdi presso il Parlamento Europeo. E' reduce da un viaggio attraverso i Balcani durante il quale è stato anche ospite dell'iniziativa "Danubio: l'Europa si incontra"
"Tra una bottiglia di champagne e l'altra" è il titolo del commento di Sobotna Priloga, l'allegato culturale del maggiore quotidiano sloveno, "Delo", sulle dichiarazioni del premier italiano Silvio Berlusconi a proposito di Mussolini.
In 800 giorni migliorerò la vita dei cittadini bulgari. Era stato questo lo slogan che aveva portato, due anni fa, Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha ad uno schiacciante successo elettorale. Ora gli 800 giorni sono trascorsi ...
Anche la televisione si apre al mercato, interrompendo la tradizione di monopolio statale inaugurata dall'HDZ. Il mondo dell'informazione in Croazia diventa però sempre più tedesco
La nomina di un ex apparatikit del regime socialista bulgaro a consulente sui servizi segreti per Simeone di Sassonia Coburgo-Ghota ha sollevato molte riserve. Soprattutto in sede NATO.
Benché il governo serbo abbia indetto le elezioni presidenziali al fine di consolidare la propria posizione, l'insuccesso praticamente certo delle elezioni potrebbe essere l'inizio della fine di questo governo
Holkeri vuole accelerare i tempi. I primi incontri tra Belgrado e Pristina potrebbero tenersi a suo avviso già a metà ottobre. Ma da parte kossovara domina la cautela ...
'Basta esportare la vostra criminalità'. Il monito arriva dal Ministro degli interni austriaco. Si minaccia un sistema più rigido di visti. Dalla Spagna invece un segnale in controtendenza: perché non inserire i Balcani nella lista 'bianca' di Schengen?
A fine ottobre si voterà in Bulgaria per gli enti locali. Pubblichiamo in merito un primo articolo della nostra corrispondente Tanya Mangalakova che si concentra in particolare sulla competizione per la poltrona di sindaco a Sofia.
L'Unione democratica croata (HDZ), partito che guida la coalizione del centro destra, cerca di provocare uno scandalo attaccando i partiti della coalizione di governo, ma non ci sono prove. Fissata nel frattempo la data delle prossime elezioni
Sulla stampa di Tirana vengono pubblicate notizie riguardanti la sedicente Armata nazionale albanese, lo scopo della quale è la creazione di uno stato etnicamente omogeneo dei territori albanesi dei Balcani
Ogni giorno più di 50 persone si fanno cancellare dal registro dei cittadini della Bosnia Erzegovina. Dalla fine della guerra ad oggi sono circa in 20.000 ad aver preso questa decisione