Lo ha stabilito ieri l'Ufficio Federale per la Giustizia elvetico, accogliendo la richiesta della Procura della Bosnia Erzegovina secondo cui l'accusato deve essere estradato nel paese dove i crimini a lui ascritti sono stati commessi. Orić dovrebbe rientrare a Sarajevo nella giornata di oggi con un volo charter proveniente da Ginevra. Sarà affidato alla giustizia bosniaca che verosimilmente lo rimetterà subito in libertà, ritenendo definitivo nei suoi confronti il giudizio di seconda istanza del Tribunale dell'Aja per l'ex Jugoslavia del 2008.
Soddisfazione è stata espressa dall'SDA di Bakir Izetbegović e da una parte delle istituzioni e dei media della Bosnia Erzegovina. Il quotidiano più diffuso del paese, Dnevni Avaz, titola questa mattina: “L'eroe Orić torna in Bosnia”. Dure critiche nei confronti della Procura di Stato invece da parte del presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che ha annunciato un referendum contro le istituzioni giudiziarie del paese, ritenute discriminatorie nei confronti dei serbo bosniaci.
Il sindaco di Srebrenica, e presidente del comitato organizzativo dell'11 luglio, Ćamil Duraković, dopo aver ricevuto la notizia del rilascio di Orić ha dichiarato che le commemorazioni del ventennale si svolgeranno come previsto.
7000 persone si sdraieranno davanti al Parlamento serbo il prossimo 11 luglio per ricordare le vittime di Srebrenica. La coraggiosa iniziativa di Dušan Mašić, giornalista serbo
La procura romena ha sollevato accuse di corruzione nei confronti del premier Victor Ponta. Che però si è fatto scudo dell'immunità parlamentare. Una rassegna
Ad un mese e mezzo dal ventennale dei tragici ed efferati fatti di Srebrenica, un commento sul senso di responsabilità e sulla necessità di ricordare quanto accaduto
Vera Bekteshi appartiene a quel gruppo di vittime del regime di Enver Hoxa che non ha rinunciato alla memoria storica, anche a costo di non piacere a tutti. Un'intervista
ll 25 maggio del 1995 una granata colpisce il centro di Tuzla e uccide 71 ragazzi, ferendone 240. Si erano incontrati per stare insieme, in un giorno qualsiasi, pur in mezzo alla guerra. I familiari decisero di seppellirli insieme, per mantenere vivo il ricordo dell'amicizia che legava i ragazzi nonostante le divisioni etniche a loro imposte
Non saranno discusse domani a Pristina, come precedentemente annunciato, le proposte di modifica costituzionale che dovrebbero dare luce verde alla creazione del Tribunale speciale sui presunti crimini dell'UÇK.
Ad un mese dai Giochi olimpici europei che si terranno nella capitale azera Baku, decine di donne e uomini, attivisti e oppositori al governo, sono in carcere e messi a tacere. A preoccupare però è anche il silenzio da parte della comunità internazionale su questa questione
Il primo Tribunale delle Donne in Europa si è svolto a Sarajevo dal 7 al 10 maggio. Le partecipanti sono giunte da tutti i paesi dell’ex Jugoslavia ed hanno denunciato la guerra combattuta ogni giorno contro le donne. Molte le delegazioni internazionali
Ieri 5 maggio il PEN American Center di New York ha consegnato i premi 2015. Tra questi il premio "Barbara Goldsmith per la libertà di espressione" conferito alla giornalista investigativa azera Khadija Ismayilova. La giornalista non ha potuto ritirare il premio perché da dicembre è in carcere.
Dal pomeriggio di ieri manifestazioni e scontri nella capitale macedone Skopje a seguito di nuove rivelazioni del capo dell'opposizione. Le manifestazioni sono partite infatti a seguito della ventinovesima conferenza stampa del leader dell'opposizione Zoran Zaev, nel contesto dello scandalo intercettazioni telefoniche, durante la quale sono state rivelate informazioni relative all'omicidio di un giovane macedone, Martin Neškovski, nel 2011.
Secondo la Corte costituzionale è tutto da rifare. Janez Janša, ex premier e tra i fondatori della Slovenia indipendente, si vede così cancellata la pena comminatagli nell'ambito del caso Patria, i blindati finlandesi venduti all'esercito sloveno. E torna sulla scena politica da martire
Col via libera della Corte costituzionale, il Kosovo è più vicino alla creazione di una Corte speciale, che dovrebbe giudicare presunti reati commessi durante e dopo la guerra da combattenti dell'UÇK. Un'istituzione che però è vista a Pristina con non pochi dubbi
Il cosiddetto “caso Doshi” chiama sia da parte albanese che da parte europea una seria riflessione di sistema: l’amara realtà a cui ci riconduce esula infatti dai singoli episodi che compongono quest’incresciosa vicenda: è la realtà della politica albanese. Un'analisi
In Romania una serie di inchieste su gravi fatti corruttivi e i relativi arresti hanno scosso la classe politica e scandalizzato per l’ennesima volta la società civile. Una rassegna
Mercoledì scorso la Serbia ha arrestato otto ex poliziotti serbo bosniaci accusati di essere coinvolti nelle uccisioni di massa avvenute a Srebrenica nel luglio 1995, dopo la caduta dell'enclave.
In Turchia, la brutale uccisione di una studentessa ha riportato al centro del dibattito la questione della violenza sulle donne. Un fenomeno che continua a segnare drammaticamente sia la politica turca che la società civile
La visita di Papa Francesco a Sarajevo potrebbe aiutare la Bosnia Erzegovina ad uscire dal limbo in cui è bloccata da 20 anni. Molto dipenderà dalle sue parole, e azioni
La Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le accuse di genocidio presentate da Serbia e Croazia. La sentenza del 3 febbraio chiude un capitolo doloroso della recente storia europea, come spiega Andrea Rossini (OBC) a Radio Colonia (4 febbraio 2015)
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Croazia e Serbia avevano presentato ricorso presso la Corte Internazionale di Giustizia Onu, accusandosi vicendevolmente di genocidio. La Corte ha respinto le accuse. La sentenza apre una nuova stagione nei rapporti tra i due paesi, come spiega Andrea Rossini di OBC ai microfoni di "Esteri" Radio Popolare Network (4 febbraio 2015)
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La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, che ha respinto le accuse di genocidio presentate da Serbia e Croazia, apre una nuova stagione nei rapporti tra i paesi della regione
Il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja per la ex Jugoslavia ha in larga parte confermato in seconda istanza le sentenze emesse il 10 giugno 2010 nel caso “Srebrenica” (IT-05-88) contro Popović e altri 4 funzionari dell'esercito della Republika Srpska (RS).
Una sentenza della Corte costituzionale croata ha permesso a Branimir Glavaš di uscire dal carcere bosniaco dove scontava una pena per crimini di guerra. Martedì scorso il Tribunale di Zagabria ha tolto il mandato di cattura che gli impediva di fare ritorno in Croazia. Domenica 1 febbraio è atteso il suo rientro a Osijek
Continuano in Armenia le reazioni alla strage perpetrata da un soldato russo, nel silenzio delle autorità ufficiali, preoccupate di incrinare il rapporto con Mosca. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Stevan Dojčinović è caporedattore del Centro per il giornalismo investigativo in Serbia (CINS) e autore del libro Šarić, dove vengono messe in luce le sconvolgenti connessioni politiche di Darko Šarić, uno dei baroni europei della cocaina
Accusato dal Tribunale dell'Aja di crimini di guerra e in carcere dal 2003, il leader del Partito radicale serbo Vojislav Šešelj è tornato in Serbia per motivi di salute. Ora è pronto alla vendetta politica contro chi, tra i suoi, in questi anni lo ha abbandonato
Le rivelazioni della procuratrice britannica Maria Bamieh sulla corruzione all'interno di Eulex appaiono prive di fondamento. L'assoluzione della missione europea per uno scandalo circoscritto, tuttavia, non significa che Eulex non debba essere sottoposta ad un'indagine complessiva sul suo operato