In Slovenia da quattro anni il governo di centrosinistra sta cercando di far approvare una legge che legalizzi il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Con poca convinzione e tra mille timori. Un articolo tratto da Le Courrier des Balkans. Di Jure Trampus (Mladina), traduzione a cura di Elena Malinovska Visnar (Le Courrier des Balkans).
Lesbiche, gay, transgender, transessuali. Una vita difficile nel sud est Europa. L'eredità del socialismo è pesante e difficile da superare. Su pressioni europee le legislazioni cambiano ma i pregiudizi rimangono radicati
Nel 2001 il Gay Pride organizzato a Belgrado è finito nel sangue. Chi sfilava per le strade della capitale della Serbia è stato picchiato da gruppi di estrema destra, sotto gli occhi della polizia che è poi intervenuta solo con colpevole ritardo. In Romania e Bulgaria solo recentemente, e solo su forti pressioni dell'UE, dal codice penale è stato cancellato l'articolo che prevedeva pene sino alla carcerazione per chi aveva relazioni sessuali con una persona dello stesso sesso. Più a ovest, a Zagabria e Lubiana la situazione è in parte diversa, qui il Gay Pride viene organizzato ogni anno, ma basta lasciare la capitale per riscontrare pregiudizi ancora molto radicati. Cosa significa vivere da LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e transessuali) nei Paesi balcanici? Qual è l'opinione della gente dei Balcani rispetto alle tematiche inerenti l'omosessualità? Quali sono i movimenti LGBT presenti nella regione e come si organizzano? Un dossier di Osservatorio sui Balcani.
La questione del mercato di esseri umani dai/nei Balcani, conseguenza di politiche migratorie restrittive e della catastrofe economica in cui versano i Paesi della regione, sta lentamente arrivando al centro della attenzione dei media internazionali insieme alla consapevolezza che si stanno diffondendo in Europa nuove forme di schiavismo. Questo schiavismo della modernità, legato alla necessità di migrare e alle condizioni di illegalità in cui le migrazioni avvengono, è stato finora letto e rappresentato dai principali media e osservatori del fenomeno attraverso la lente delle storie individuali delle vittime e/o della riprovazione verso i loschi individui che questo traffico alimentano.Non è solo così. Un dossier dell'Osservatorio sui Balcani.
Sui media albanesi pubblicata un'autodenuncia per trafficking. Un giovane albanese ne spiegato le dinamiche ad un quotidiano di Tirana. Nella drammatica indifferenza dell'opinione pubblica.
Ilija Petrnonijević ci offre un rapido confronto tra il turista alla ricerca del massimo confort e il viaggiatore desideroso di esperienza e di incontri con la naturalezza della gente e il fascino delle località serbe.
Dopo anni di degrado iniziata l'inversione di tendenza. Si ristrutturano musei, si intensificano le relazioni con l'UNESCO, si promuovono campi di volontariato. Resta però la minaccia dell'abusivismo edilizio.
Diversi gruppi, associazioni e ong italiane, in collaborazione con associazioni bosniache, propongono per questa estate percorsi turistici o viaggi di solidarietà. Ecco alcune proposte
Per molti in Italia ancora oggi la Bosnia Erzegovina è sinonimo di guerra e divisioni etniche. E se qualcuno volesse conoscere questo affascinante paese viaggiandovi come turista "consapevole"?