Slovenia e Italia intervengono sulle trivellazioni in Adriatico

26 febbraio 2015

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Il ministero dell'Ambiente della Repubblica di Slovenia ha inoltrato ufficiale richiesta al governo croato di aprire un tavolo di consultazione transfrontaliera dedicato alla Valutazione strategica ambientale del programma di Zagabria sulle trivellazioni in Adriatico.

Lo scrive il portale croato H-Alter lo scorso 24 febbraio. La notizia è stata confermata da un comunicato stampa del Ministero, in cui si sottolinea che la Slovenia è venuta a conoscenza del programma dai mass media e che non ha mai ricevuto alcuna informazione o richiesta ufficiale di coinvolgimento nelle consultazioni pubbliche che la Croazia ha già chiuso lo scorso 16 febbraio.

Nel comunicato vengono ricordati con toni netti gli obblighi ai quali la Croazia deve attenersi: “Ricordiamo che un'operazione di questo tipo deve rispettare la Convenzione di Espoo sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero e la Direttiva europea 2001/42/EC (SEA- Strategic Enviromental Assesment). Quindi fornire ogni informazione alle autorità dei territori coinvolti – interni o transfrontalieri - e avviare le consultazioni fin dalla fase di progettazione e studio di fattibilità oltre, in specifico, l'obbligo di consultare gli Stati Ue nei quali tali programmi potrebbero provocare significative conseguenze ambientali”.

La Slovenia ritiene che la realizzazione delle trivellazioni potrebbe danneggiare seriamente l'ambiente del suo paese, e vuole dunque essere consultata. Barbara Dorić, direttrice dell'Agenzia croata per gli idrocarburi, ha invece sostenuto che non esiste alcun obbligo di consultazione, come riporta il quotidiano Novi List: “Nell'arco dei primi cinque anni di lavori di ricerca nessuno stato con cui confiniamo ha il diritto di richiedere una consultazione pubblica perché lo studio d'impatto ambientale ha dimostrato che, in questa fase, non vi sono conseguenze transfrontaliere. Lo studio ha solo verificato che le ricerche nel blocco 1 dell'Adriatico settentrionale disturberebbe l'area marina ecologica di Trezze di San Pietro e Bardelli. Per questo motivo qui i lavori verranno diminuiti e il blocco non è stato inserito nel primo turno di concessioni rilasciate”.

La Regione Friuli Venezia Giulia ha presentato richiesta all'Ue nel 2012 affinché proprio l'area di Trezze di San Pietro e Bardelli venga inserita nella lista dei siti di importanza comunitaria, in considerazione del suo habitat ecologico e delle sue specie marine.

Anche l'Italia, secondo quanto riportano le associazioni raccolte sotto al cartello S.O.S. Per l'Adriatico, avrebbe presentato la stessa richiesta slovena. Novi List scrive inolte che, a partire dall'anno scorso, alcuni europarlamentari italiani hanno segnalato alla Commissione europea i rischi ambientali che stava correndo l'Adriatico. Uno tra questi è l'ex europarlamentare del Pd Andrea Zanoni, che all'inizio del 2014 ha presentato due interrogazioni al Commissario europeo all'ambiente denunciando le attività di trivellazione già avviate dalla società norvegese Spectrum su commissione della Croazia nel 2013, che avrebbero danneggiato delfini e balene come emerso dagli studi della Fondazione Cetacea di Rimini.

Intanto in Croazia le associazioni proseguono nella loro attività di informazione dell'opinione pubblica. Alle ore 18.00 di oggi a Spalato, su iniziativa del Movimento europeo (Europski pokret Split), si terrà presso il Centro per le attività regionali UNEP/MAP un dibattito in cui intervengono Vjeran Piršić di "Eko Kvarner" e Branko Obradović, dell'associazione italiana "Ad Adriaticum".


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