In inglese “tank” significa sia serbatoio che carro armato. Immagine di Leremy/Shutterstock 

La politica non si fa solo attraverso i partiti, ma anche con i think tank: centri di ricerca, luoghi di relazioni e casseforti. La legge sulla trasparenza li ha equiparati ai partiti, ma la questione è complessa

15/11/2019 -  Niccolò Caranti

Ai partiti viene richiesta trasparenza per prevenire influenze indebite e vera e propria corruzione . Ma ai fini di alcune norme relative alla trasparenza sono equiparate ai partiti anche altre organizzazioni (fondazioni, associazioni o comitati), alcune delle quali si definiscono think tank.

In questo articolo prima di tutto ci chiederemo cos’è un partito: la questione non è così semplice come sembra, almeno dal punto di vista giuridico. Vedremo poi cosa sono think tank politici e perché alcuni di loro siano stati per certi aspetti equiparati ai partiti, e con quali conseguenze.

Cos’è un partito?

Un partito in una democrazia è – secondo l’enciclopedia Treccani – un’organizzazione “che persegue l’obiettivo della gestione del potere politico mediante il processo di competizione elettorale”. Ma dal punto di vista giuridico e costituzionale - ci spiega Maria Romana Allegri, professoressa di diritto pubblico alla Sapienza - è un’associazione libera di persone. Per essere qualificato come partito un’organizzazione non ha l’obbligo di rispettare particolari forme organizzative o iscriversi in particolari elenchi”. La libertà di associazione è prevista dall’art. 18 della Costituzione : una specifica disciplina dei partiti quindi, per quanto potrebbe anche favorire la trasparenza, potrebbe risultare incostituzionale. Non c’è quindi una precisa categoria giuridica di partito. Nemmeno i nomi delle organizzazioni aiutano perché “il nome partito non va più di moda e tutti si chiamano nei modi più strani pur di evitarlo: movimento, associazione, casa degli italiani, ecc.”

Diversa la questione se un partito intende accedere al finanziamento pubblico. Quello diretto come noto è stato abolito dal decreto Letta del 2013, ma rimane quello indiretto: 2 per mille e regime fiscale agevolato sulle donazioni. "In questo caso - ci spiega sempre Maria Romana Allegri - sono richieste la registrazione in un apposito registro dei partiti politici, e la pubblicità degli statuti e dei bilanci, che sono sottoposti al controllo” della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici . Un controllo più che altro formale e non sostanziale visto che la commissione, con cinque membri e sette funzionari, è ampiamente sottodimensionata. Al registro, spiega Irene Pellizzone , si sono iscritti tutti i partiti tranne il Movimento 5 Stelle.

Ma attenzione, perché quello che all’esterno può sembrare un unico partito spesso corrisponde a un’associazione nazionale e a diverse sezioni locali. Scorrendo il pdf di più di 700 pagine (scaricabile qui ) che raccoglie le “Erogazioni ai partiti e ai movimenti politici iscritti nel registro nazionale” si scopre che è il caso ad esempio della Lega Nord, che d’altronde nasce come federazione di movimenti regionali (Lega Lombarda, Liga Veneta, ecc.). Ultimamente oltre alla “Lega Nord” vera e propria è nata una separata “Lega Per Salvini Premier”, verso cui - secondo Stefano Vergine - starebbero confluendo gli attivi patrimoniali. Anche Fratelli d’Italia compare con diverse articolazioni locali.

Più complicata ancora la questione del Movimento 5 Stelle, che rifiuta l’etichetta di partito e rinunciando al finanziamento pubblico - anche indiretto - non si è voluto iscrivere al registro. Ma se scorriamo la tabella troviamo comunque diverse organizzazioni che fanno riferimento al M5S: oltre a un’associazione denominata proprio Movimento 5 Stelle (anomala rispetto agli altri partiti in quanto ha pochissimi iscritti, molti meno ad esempio di quelli iscritti alla piattaforma Rousseau) ci sono l’Associazione Rousseau , il Comitato per le rendicontazioni/rimborsi del Movimento 5 Stelle , il Comitato Italia a 5 Stelle e poi altri - che dal nome sembrano destinati ad una durata limitata nel tempo - come il Comitato elettorale del Movimento 5 Stelle per le Elezioni Europee 2019 e il Comitato Italia a 5 Stelle 2019.

Think tank

I partiti però non sono le uniche strutture con cui un soggetto - che sia un partito, un politico o un semplice cittadino - può provare a influenzare la vita pubblica. È questo ad esempio il caso dei think tank , centri di ricerca indipendenti focalizzati sul policy-making, ma anche luoghi in cui stringere relazioni, o casseforti per fondi che non siano sotto il controllo del partito. Formalmente si tratta generalmente di associazioni o fondazioni.

Un esempio è la Fondazione VeDrò, think tank legato all’ex-presidente del consiglio Enrico Letta, che per anni ha riunito politici di vari schieramenti, uomini della finanza, ed altri a Dro, in provincia di Trento. Quando nel 2013 Letta ha formato il suo governo molti dei membri erano proprio “vedroidi” (nomignolo utilizzato da loro stessi ): oltre a Letta stesso è il caso dei ministri Alfano, Lupi, De Girolamo e Orlando, ma anche molti altri partecipanti avevano assunto posizioni rilevanti . Con la nascita del Governo Letta le attività della fondazione sono state prima sospese, fino alla chiusura totale . Potrebbero aver contribuito le accuse di conflitti di interessi da parte del Movimento 5 Stelle a causa degli sponsor di VeDrò, fra cui c’erano molti ex monopoli pubblici , ancora legati alla politica.

OpenPolis aveva inoltre individuato diverse organizzazioni con legami con il governo Conte I: a/simmetrie , guidata dall’economista e senatore della Lega Alberto Bagnai; Aspen Institute Italia , di cui fanno parte Paolo Savona e Enzo Moavero Milanesi (ma anche molti politici legati ad altri partiti); fondazione Iustus , con - di nuovo - Savona e Giovanni Tria, e la già citata Associazione Rousseau, guidata da Davide Casaleggio, con membri Alfonso Bonafede e Manlio Di Stefano.

Di think tank si è occupato approfonditamente Mattia Diletti, professore di scienze politiche alla Sapienza di Roma. Ci ha spiegato che la specificità italiana è la creazione di think personali: il caso più famoso è forse quello della fondazione Open di Matteo Renzi . Oggi c’è comunque una contrazione del fenomeno (la stessa Open ha chiuso): secondo Diletti questo avviene perché l’esistenza di questi soggetti era più legata a leadership di secondo livello, e con la fine del PdL e il ridimensionamento del PD non sono più giustificati. Sopravvivono meglio quelli con forte specializzazione tematica, come Icsa di Marco Minniti che si occupa di sicurezza, e Symbola di Ermete Realacci, che si occupa di ambiente.

Equiparazione ai partiti

Il ruolo che i think tank hanno nella relazioni personali fra personaggi di primo piano della vita pubblica giustificherebbe una richiesta di trasparenza, ma a maggior ragione questa si rende necessaria visti i finanziamenti che ricevono, anche se secondo Diletti le somme coinvolte non giustificano il livello di allarme che c’è stato.

La legge spazzacorrotti (l. 3/2019) ha modificato il decreto Letta (d.l. 149/2013) equiparando ai partiti e movimenti politici, ai fini degli obblighi di trasparenza, fondazioni, associazioni e comitati in vario modo legati a politici e partiti.
Varie organizzazioni del terzo settore hanno denunciato i rischi per le associazioni di volontariato, e quindi il testo è stato nuovamente modificato con il decreto crescita (d.l. 34/2019). Vediamo quindi direttamente la versione definitiva - e tuttora vigente - della norma.

Sono equiparate ai partiti le fondazioni, associazioni e comitati che:

  • hanno organi direttivi determinati in tutto o in parte da partiti o movimenti politici;
  • hanno erogato donazioni a titolo liberale in misura pari o superiore a 5.000 euro a partiti o movimenti politici;
  • hanno organi direttivi o di gestione composti per almeno un terzo da membri di organi di partiti o movimenti politici oppure persone che sono o sono state, nei sei anni precedenti, membri del Governo, del Parlamento nazionale o europeo o di assemblee elettive o di giunte regionali o locali di comuni con più di 15.000 abitanti (questo punto non vale però per enti del Terzo settore ai sensi del D.lgs 117/17 e ad associazioni o fondazioni appartenenti a confessioni religiose).

L’obbligo comporta, entro il 15 luglio di ogni anno, la pubblicazione nel sito istituzionale di statuto, bilancio corredato dalla relazione integrativa, verbale di approvazione da parte dell’Assemblea, e la comunicazione mensile delle donazioni ricevute che superano i 500 euro nel corso dell’anno.

Questioni aperte

I problemi non sono tutti risolti. Come fa notare OpenPolis dagli obblighi rimangono fuori organizzazioni che di legami con la politica sembrano decisamente averne, come l’Associazione culturale Lombardia Russia di Gianluca Savoini.
Le norme d’altronde rendono possibile da una parte che un’associazione si ritrovi sottoposta agli obblighi a causa dell’elezione di un nuovo membro di un direttivo che sia stato consigliere in un piccolo comune, dall’altro permettono di rimanere fuori dagli obblighi ad esempio se invece dei politici negli organi direttivi ci sono delle loro persone di fiducia.

Non esiste d’altronde nemmeno un elenco delle organizzazioni che rientrano nei requisiti citati sopra, quindi rimane il dubbio che qualcuno non rispetti gli obblighi. Nella tabella pubblicata sul sito del Parlamento si fa notare ad esempio l’assenza dei Comitati di Azione Civile (che Renzi aveva fondato quando ancora era nel PD), di Italia Viva (che però pubblica i contributi sul proprio sito ) ma anche delle strutture territoriali del Partito Democratico, a parte quella di Verona (ma anche in questo caso non sembra che i dati siano tenuti nascosti: qui ad esempio quelli del PD del Trentino) e di altri partiti. La legge, anzi, le leggi che si sono affastellate nel corso degli anni, sono sufficientemente complicate da rendere difficile capire il motivo di questa assenza.

Come denunciato anche dall’allora capo dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, la Commissione di garanzia risulta sottodimensionata per il carico di lavoro che le è stato assegnato, per cui il dubbio che questa non sia in grado di individuare chi manca oltre a verificare i documenti ricevuti pare legittimo. Molto rimane quindi da fare per creare un sistema capace di creare un clima di fiducia fra i cittadini.

 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto ESVEI, co-finanziato da Open Society Institute in cooperazione con OSIFE/Open Society Foundations. La responsabilità dei contenuti di questa pubblicazione è esclusivamente di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. 


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