Articles by Redazione

Belgrado: si spara un ex-ministro

15/04/2002 -  Ada Soštarić

Alcuni suicidi sconvolgono il mondo politico della Federazione Jugoslava. Una breve cronaca della nostra corrispondente.

Danis Tanović: la mia casa è Sarajevo

26/03/2002 -  Redazione

Danis Tanović, regista e sceneggiatore del film "No Man's Land" per la prima volta racconta della sua vita. Dall'infanzia nel quartiere centrale Mejtaš alla passione per il pianoforte e il cinema, dalla guerra durante la quale ha filmato la distruzione della sua città, alla vita da regista

Chi governa in Serbia? Il caso dell'arresto del generale Perisic

18/03/2002 -  Mihailo Antović

Giovedì scorso è stato arrestato assieme ad un diplomatico statunitense il vicepremier Momcilo Perisic, ex generale dell'esercito jugoslavo. Con l'accusa di spionaggio. Autori dell'arresto i servizi segreti dell'esercito.

Cronache di ordinaria corruzione

14/03/2002 -  Llazar SeminiAda Soštarić

I media balcanici spesso riportano articoli ed interventi in merito alla corruzione. E' una piaga che purtroppo caratterizza tutta la regione. I nostri corrispondenti da Albania, Bosnia e Serbia ci riportano di cosa si è discusso in questi giorni.
Ha collaborato Dario Terzic.

Diritti umani: gli USA danno i voti. E gli "scolari" reagiscono

08/03/2002 -  Dejan GeorgievskiDavide Sighele

Riportiamo alcuni commenti e reazioni alla recente pubblicazione da parte del Dipartimento di Stato USA del rapporto sui diritti umani nel mondo.

Vukovar: la divisione etnica inizia negli asili

26/02/2002 -  Drago Hedl Zagabria

Drago Hedl, dell'AIM di Zagabria, ci descrive la situazione a Vukovar, città della Slavonia orientale massacrata durante la guerra, e che ora difficilmente riesce a ritrovare quella convivenza che ne aveva caratterizzato il passato. A partire dagli asili.

Macedonia: nuova difesa e nuove speranze per gli obiettori

19/02/2002 -  Dejan Georgievski Skopje

Alcune indicazioni sulla nuova difesa militare macedone e sulla nuova legge che regola, ancora in modo non adeguato, il diritto all'obiezione di coscienza.

Servizio civile e militare: situazione in cambiamento in Serbia

18/02/2002 -  Ada SoštarićMihailo Antović Belgrado e Nis

Un rapido sguardo ad una delle questioni più controverse nonché tema di dibattito in Serbia in questi giorni: servizio civile e servizio militare. A cura di Ada Sostaric e Mihailo Antovic.
Nella Repubblica Federale di Jugoslavia (FRJ) svolgere il servizio civile è possibile, ma impraticabile in realtà. La FRJ, e soprattutto la Serbia, è sempre stata una società piuttosto patriarcale, in parte a causa della sua peculiare collocazione geografica e delle circostanze storiche che spesso l'hanno condotta a guerre e conflitti. Quindi, tradizionalmente il servizio militare era considerato un atto di onore, raramente messo in discussione o evitato, ad eccezione di un'esigua minoranza di intellettuali e attivisti per i diritti umani. Dagli anni Novanta tuttavia, con la guerra e la distruzione della ex-Jugoslavia, la percezione sta lentamente cambiando.
La recente eredità della guerra costituisce oggi per l' esercito jugoslavo un problema a più livelli.
A livello 'micro' i giovani uomini coscritti oggi sono poco entusiasti di dare un anno della propria vita alla 'patria' e cercano di evitarlo, lasciando la Serbia per l'estero o simulando malattie e invalidità. Per sfuggire al reclutamento i più istruiti scelgono di svolgere all'estero i propri studi post-laurea, poiché in caso di ritorno in patria fino ai 35 anni sarebbero reclutabili (il limite ordinario è invece di 27 anni). Ciò implica anche un problema di 'fuga di cervelli' dalla Serbia. Effettivamente, le condizioni in cui si svolge il servizio militare sono pessime: si è lontani da casa, i compiti sono piuttosto duri, il cibo scarseggia e, non ultimo, si è costretti a sorbire le lezioni degli ufficiali più vecchi, convinti di vivere ancora nel pieno dell'era comunista.
A livello 'macro', l'esercito è in grosse difficoltà economiche, nonostante il 70% del budget delle Federazione Jugoslava venga destinato alle spese militari. L'equipaggiamento è antiquato, il cibo spesso è scarso o di pessima qualità. L'ultima generazione di soldati di leva (da giugno ad oggi) ha ricevuto continue licenze per l'impossibilità dell'esercito di garantire condizioni di vita decorose. Politicamente, l'esercito sembra ricevere pressioni dall'esterno e dall'interno: da un lato si rendono necessari adeguamenti strutturali agli standard europei per inserirsi nel contesto internazionale (timidamente cominciati due settimane fa, con il pensionamento forzato di un terzo dei generali), come la riduzione della durata del servizio civile e la parziale professionalizzazione dell'esercito; dall'altro molti politici (ad esempio, Djindjic) considerano un retaggio del tempo passato l'esistenza di un esercito di grandi dimensioni, che richiede ingenti e ingiustificabili risorse economche.
Infine, gruppi di attivisti per i diritti umani fanno pressione affinchè la sfera militare venga posta sotto il controllo di istituzioni civili, la durata del servizio militare sia ridotta e la possibilità di svolgere il servizio civile sia offerta ai giovani maschi.
Una grossa copertura mediatica è stata data alla recente proposta di cambiamento della legge federale sull'esercito jugoslavo, presentata dallo YUCOM, il Comitato di giuristi yugoslavi per i diritti umani. Nel decennio precedente il servizio militare durava 12 mesi (in guerra spesso prolungati a 14-15, se si era così fortunati da sopravvivere), laddove lo pseudo servizio civile durava 24 mesi. 'Pseudo' perché la definizione era quella di "servizio senz'armi", svolto all'interno e sotto la giurisdizione delle istituzioni militari. Questa opzione era fortemente osteggiata dai militari e quei pochi ai quali veniva garantita, in base a motivi religiosi o morali, erano mandati per due anni nei luoghi montani più remoti. Da qui nasce la richiesta di riforma dello YUCOM, supportata da 30.000 firme di cittadini, raccolte in 14 città serbe, presentata nel dicembre 2001. Il nucleo della rivendicazione riguardava il riconoscimento dell'obiezione di coscienza come diritto umano fondamentale, l'equiparazione a 7 mesi di durata per il servizio civile e militare, lo svolgimento del servizio civile nel luogo di residenza e, soprattutto, presso istituzioni civili e sociali (organizzazioni non governative e umanitarie) anziché come servizio militare senz'armi. La proposta è stata rifiutata dal parlamento e dal governo jugoslavo.
Ma data la pressione dell'opinione pubblica, e nonostante le resistenze dell'apparato militare, sempre in dicembre, è stata approvata la riduzione della durata del servizio militare da 12 a 9 mesi. Il servizio civile avrebbe dovuto essere portato da 24 a 18 mesi, ma, grazie alla continua pressione di gruppi di attivisti serbi e stranieri (a questo proposito, ricordiamo che nel settembre 2001 l'EBCO, European Bureau for Conscientious Objection, ha organizzato proprio a Belgrado un seminario sull'obiezione di coscienza nei Balcani, al fine di supportare le istanze della società civile pacifista locale), è stato ridotto a 13. Nessun altro cambiamento è stato legiferato, a causa dei diversi punti di vista all'interno della coalizione al governo. Non è stato reso pubblico su quali questioni vi siano divergenze.
Presumibilmente, il servizio civile sarà consentito a chi si dichiara obiettore di coscienza per ragioni morali e sarà svolto al di fuori delle istituzioni militari (fonte: Radio B92, Dicembre 2001). La possibilità di pagare per evitare di prestare servizio di leva, più volte menzionata negli ultimi mesi, è stata rifiutata come 'incostituzionale'. Alcune fonti riportano poi che il limite d'età per essere reclutati sarà elevato dagli attuali 27 a 30 anni di età, ma l'attendibilità di questa informazione sarà verificata quando la proposta di legge tornerà in Parlamento, nella prima metà del 2002.
In questo quadro, non bisogna però dimenticare gli esiti di un opinion poll condotto dall'Agency Strategic Marketing, effettuato intervistando 1537 cittadini serbi adulti, secondo cui, da dicembre 2000 a dicembre 2001, la percentuale di coloro i quali pensano che la Serbia debba proteggere i propri interessi entrando nella Nato è scesa dal 14 al 7 %, mentre il 26%, contro il 17% di un anno prima, ritiene importante che la Serbia abbia un forte esercito.
In apparenza non molto sembra cambiato nell'esercito jugoslavo, che rimane l'istituzione più chiusa e riottosa al cambiamento in Serbia. Ma la sua apertura e trasformazione sembra inevitabile nei mesi e negli anni a venire. La nuova legge, in attesa di esame quest'anno, farà chiarezza su molte cose.

Vedi anche:

Esercito Jugoslavo

www.yucom.org.yu

EBCO

Radio B92

I difficili colloqui sul futuro della Federazione Jugoslava

15/02/2002 -  Ada SoštarićDavide Sighele

Continua il dibattito in Montenegro e Serbia sul futuro della Federazione Jugoslava. Anche la Comunità internazionale si confronta: in un documento pubblicato dall'ICG si critica la posizione dell'UE a favore del mantenimento dell'unione tra i due Stati.

Aspettando Mladic e Karadzic, consegnateci Milutinovic

08/02/2002 -  Ada SoštarićSaša Risović Belgrado e Banja Luka

Forti pressioni internazionali sulla Serbia per una piena collaborazione con il Tribunale Internazionale dell'Aja. Forse tra qualche settimana verrà estradato in Olanda il presidente serbo Milutinovic. "Altrimenti blocchiamo i finanziamenti".

Il ruolo delle ONG nel decentramento albanese

01/02/2002 -  Claudio Bazzocchi

Si è tenuto a Roma il 25 gennaio, organizzato dal CeSPI, un seminario su "Decentramento e ricostruzione in Albania". Hanno partecipato i rappresentanti di Enti Locali, ONG, del Ministero Affari Esteri e dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni

Serbia: dopo cinquanta anni la religione torna a scuola

01/02/2002 -  Ada Soštarić Belgrado

Tra mille polemiche, dopo circa mezzo secolo, l'insegnamento della religione ha fatto la sua comparsa nelle scuole della Serbia.

Tunnel di Sarajevo: l'ambiguità di un simbolo

29/01/2002 -  Dario Terzić

Sarà tra pochi giorni inaugurato il "Museo del tunnel" che sorgerà ad un'imboccatura di quello che era l'unico passaggio per uscire dall'assedio. Simbolo della resistenza della popolazione di Sarajevo o qualcosa di più?

Religione ed educazione in Republika Srpska

28/01/2002 -  Saša Risović Banja luka

L'introduzione della religione nelle scuole di una delle due entità della Bosnia-Erzegovina è una questione che dovrà fare i conti con la composizione multietnica del paese, ma a quanto pare le difficoltà sono all'ordine del giorno. (testo in inglese)

Anniversario dell'indipendenza croata: Mesic non si limita alle formalità

25/01/2002 -  Tatjana Tagirov

In occasione delle celebrazioni dell'anniversario dell'indipendenza il presidente croato Mesic interviene in Parlamento. Il suo discorso non è celebrativo e contribuisce a riconoscere e ricordare alcuni "punti dolenti" del passato. E' subito polemica.

L'educazione religiosa in Bosnia: una legge non scritta

24/01/2002 -  Dario Terzić Mostar

Come si presenta la rinascita dell'educazione religiosa nelle scuole della Bosnia-Erzegovina, l'assenza di una adeguata regolamentazione legislativa e le difficoltà dei giovani di diverse religioni in classi miste.

Croazia: il Sindaco ebbro

19/01/2002 -  Tatjana Tagirov

Il sindaco di Zagabria, Milan Bandic, multato per guida in stato d'ebbrezza. Ed il Paese si confronta sulle responsabilità dei pubblici ufficiali eletti.

Il ruolo di ONG e società civile nell'integrazione europea

07/01/2002 -  Claudio Bazzocchi

L'integrazione europea non è un affare solo di governi e stati. E' una sfida che appartiene a tutte le forze sociali, perché è in gioco il futuro stesso di tutta l'Europa e del Mediterraneo.

Religione e politica in Bosnia-Erzegovina

24/12/2001 -  Dario Terzić Mostar

Oggi si deve dimenticare e perdonare, proprio come Dio ci insegna. Lo stesso Dio in nome del quale in tutti questi anni difficili e violenti si uccideva, con grande facilità.

Belgrado: intervista al presidente del sindacato

14/12/2001 -  Ada Soštarić Belgrado

I vecchi schemi di miloseviciana memoria, la difficile ripresa politica ed economica, lo sfruttamento dei disagi sociali per coprire le inadempienze del potere. Branislav Canak si sofferma sui nodi irrisolti e sulle tensioni in atto in FRY.