15 giugno 2023
Logo della RAI - Radio Televisione Italiana © Michele Ursi / Shutterstock

OBCT si unisce alle organizzazioni per la libertà dei media e dei giornalisti nell'esprimere la propria preoccupazione per i recenti cambiamenti di gestione interna alla RAI, soggetti ad influenze politiche

A seguito delle recenti dimissioni dell'amministratore delegato della Radiotelevisione Italiana (RAI) e di altri significativi cambiamenti all’interno del consiglio di amministrazione che sono stati influenzati politicamente, le sottoscritte organizzazioni dei giornalisti e per la libertà dei media esprimono una crescente preoccupazione riguardo le pressioni a cui è soggetta l’indipendenza dell’emittente, ed esortano il parlamento ad avviare un dibattito finalizzato alla riforma della governance e del sistema di finanziamenti della RAI e alla salvaguardia della sua indipendenza editoriale. 

L’8 maggio 2023, Carlo Fuortes ha annunciato le proprie dimissioni dal ruolo di amministratore delegato RAI, menzionando pressioni politiche. Le dimissioni di alto profilo sono state accompagnate da segnalazioni circa una negoziazione dietro le quinte tra Fuortes e il governo riguardante la sua nomina come direttore di un teatro napoletano. In questo contesto, il governo ha emesso un decreto legge che nei fatti costringe il direttore del Teatro San Carlo di Napoli al pensionamento anticipato .

Il 15 maggio, Roberto Sergio è stato nominato nuovo amministratore delegato RAI e in una lettera ai dipendenti ha annunciato la necessità da parte dell’emittente di concentrarsi su "un nuovo storytelling ". Una lettera a cui è seguito il cambio, con un voto di minoranza , dei direttori di cinque delle otto testate giornalistiche dell’emittente. Crediamo che questi sviluppi pongano l’indipendenza della RAI in serio pericolo. L’indicazione di Sergio fornisce le premesse per una programmazione televisiva conforme con l'agenda della coalizione di governo. Per quel che concerne ulteriori cambiamenti di gestione, crediamo che la nomina di Giampaolo Rossi come direttore generale della RAI sia particolarmente preoccupante, date le sue controverse prese di posizione espresse pubblicamente, rischiando di esacerbare la polarizzazione dell’opinione pubblica italiana.

Attualmente, la governance del servizio radiotelevisivo italiano è fortemente influenzata dal meccanismo di nomina del consiglio di amministrazione, manifestazione della sua mancanza di indipendenza dall'esecutivo. Su un totale di sette membri del consiglio di amministrazione, uno è eletto dai dipendenti RAI e due ciascuno dal governo, dalla Camera e dal Senato. Secondo la riforma codificata nel 2004 (legge 111/2004 ) e riformata nel 2016 (legge 220/2015 ), la composizione del CdA riflette gli esiti delle elezioni politiche. Come dichiarato dalla Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2021: “senza una dimostrabile indipendenza di azione e iniziativa, sia dal governo che da qualsiasi altro interesse o istituzione, le organizzazioni del servizio pubblico non possono sostenere la loro credibilità ”  Un’emittente pubblica in mano a qualsiasi forza politica cessa di essere al  servizio dell'interesse pubblico e diventa uno strumento nelle mani della politica  che minaccia l’integrità dei media, una condizione essenziale per il funzionamento delle società democratiche .

Un’ulteriore fonte di preoccupazione è il disegno di legge presentato recentemente dalla Senatrice della Lega Mara Bizzotto. Gli emendamenti proposti dalla Lega, parte della coalizione di governo, minacciano di restringere ulteriormente l’autonomia finanziaria del servizio televisivo italiano. Attualmente, la RAI è finanziata dai cittadini tramite un canone televisivo e la pubblicità. In base alla riforma avanzata dalla Lega, il finanziamento dell’emittente pubblica diverrebbe direttamente soggetto alla determinazione annuale stabilita dalla legge di bilancio. Sebbene tale emendamento legislativo potrebbe incontrare un’opposizione all'interno della stessa coalizione di governo, restiamo tuttavia  preoccupati da tale proposta, la quale, se approvata, ridurrebbe seriamente l'indipendenza finanziaria dell'emittente .

Secondo gli standard europei di libertà di espressione , la RAI, in quanto emittente di servizio pubblico, dovrebbe godere di autonomia operativa e amministrativa rispetto a qualsiasi altra persona o entità, compreso il governo e qualsiasi sua agenzia. Tale autonomia deve essere sempre rispettata. La Corte Costituzionale italiana ha reso chiara la sua posizione, sostenendo che il servizio pubblico radiotelevisivo deve essere inteso come un "servizio sociale" diretto ad "offrire al pubblico  una  gamma  di  servizi caratterizzata da obiettività e  completezza  di  informazione" ; una condizione che può essere soddisfatta concedendo adeguati poteri di supervisione al Parlamento (sentenze della Corte Costituzionale 94/1987 e 69/2009). 

Unendoci al dissenso espresso dalle associazioni e dai sindacati dei giornalisti italiani ed europei , le organizzazioni sottoscritte esortano il parlamento italiano ad avviare una riforma esaustiva della legislazione che disciplina l’emittente pubblica italiana per assicurarne l’indipendenza da ogni interferenza politica. Questa riforma dovrebbe consentire alla RAI di operare in un contesto di governance sostenibile, e di risorse certe ed adeguate, garantendo sia la sua indipendenza editoriale sia la sua responsabilità pubblica, come raccomandato dalla proposta per l’European Media Freedom Act.  

 

Firmato

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

European Federation of Journalists (EFJ)

International Press Institute (IPI)

OBC Transeuropa (OBCT)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.