Guerra e nonviolenza fra i temi della maturità

25 giugno 2014

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Fra gli argomenti proposti per la prima prova di maturità di quest’anno è comparso anche il tema della nonviolenza. “Violenza e non-violenza: due volti del Novecento”, questo il titolo della traccia elaborata dal MIUR. Gli autori ai quali si fa riferimento sono George Mosse, Hannah Arendt, Ghandi e Martin Luther King.

Non desta stupore che proprio i temi della guerra e della violenza vengano richiamati nell’anno in cui si ricorda il centenario dello scoppio della Grande Guerra, ma è significativo che lo sguardo non si sia fermato alla sola barbarie bellica. A fare da contraltare, compare nella traccia il tema della non-violenza, come articolazione sociale e filosofica della reazione al secolo degli assassini.

Lo spunto fornito dal MIUR agli studenti che hanno affrontato l’esame di maturità quest’anno è un’occasione per ripensare al ruolo e alle potenzialità della grande mobilitazione non violenta e pacifista, che in Italia come altrove non ha ancora raggiunto il riconoscimento di importante capitolo della storia sociale di fine ’900. Un'esperienza che si è sviluppata a partire dai due grandi conflitti mondiali, ma anche e soprattutto in reazione al clima della Guerra Fredda e ai conflitti seguiti al crollo del Muro di Berlino.

Se l’attualità del tema deriva in parte dalla concomitanza delle commemorazioni che si tengono quest’anno per lo scoppio della Grande Guerra, guardando all’altra faccia della medaglia - allo sviluppo e alla diffusione della grande cultura politica della nonviolenza - non mancano riferimenti all’attualità altrettanto degni di nota.

In termini generali, considerando il conflitto siriano e le più recenti crisi in Ucraina e Iraq, non sfugge l’urgenza di una riflessione sul ruolo e le possibili strategie della nonviolenza nel contesto attuale. Restringendo lo sguardo al contesto italiano d’altra parte, proprio in questi giorni si celebra la Festa dei 50 anni per “Azione nonviolenta”, la rivista fondata nel 1964 da Aldo Capitini, mentre pochi giorni fa è stato ricordato alla Camera dei Deputati uno dei grandi protagonisti del movimento pacifista italiano, Tom Benetollo, i cui scritti sono stati raccolti nel volume Abbiamo Fatto la Pace.

Con le sue luci e le sue ombre, la mobilitazione pacifista e non violenta ha raggiunto il proprio culmine con le guerre di disgregazione della Jugoslavia, e merita di essere ripensata oggi come tentativo di formulare una risposta alternativa alle sfide del proprio tempo. Di fronte alla complessità del conflitto di allora, la mobilitazione italiana si ispirò al concetto di pacifismo concreto formulato da Alex Langer, un invito a non cedere all’immobilismo dettato dall’incertezza.

Nel ‘900 e negli anni ’90 in particolare, la mobilitazione per la pace è stata reazione contro la guerra contingente e l’emergenza del conflitto. Una riflessione su quell’esperienza può contribuire oggi a costruire una cultura di pace matura, consapevole e solida. Superare una visione ideologica del pacifismo e della nonviolenza, ripartendo da grandi pensatori come Hannah Arendt, M. L.King, ma anche Capitini, Langer e Benetollo, è un primo passo per recuperare una visione del pacifismo come impegno attivo e appello a non rinunciare all’azione; contro le tentazioni di fuga nel privato indotte da un contesto mondiale sempre più complesso e violento. Le sfide oggi si chiamano Siria, Ucraina e Iraq, e un’analisi non apologetica nel movimento di solidarietà italiano può contribuire a una ricerca di soluzioni e strategie d’azione da parte della società civile nel presente. Per questo la ricerca Cercavamo la pace, promossa da OBC, continua il proprio percorso, con l’obiettivo di contribuire a tracciare l’evoluzione storica del pacifismo fatta di concetti e prassi in costante ridefinizione.


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