Interno di una prigione © txking/Shutterstock

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Carceri sovraffollate, carenza di personale, scarse attività per i detenuti, ma soprattutto il perpetrarsi all’interno del carcere di modelli di criminalità e violenza. Un report del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti Disumani e Degradanti

12/12/2022 -  Marilisa Lorusso

Nel 2022 è stato reso pubblico il report del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti Disumani e Degradanti che ha visitato la Georgia l’anno precedente. La Georgia è segnataria della Convenzione, e pertanto ospita periodiche visite, riceve raccomandazioni, risponde ai quesiti che vengono posti.

Il Comitato ha visitato le carceri di Ksani, di Rustavi e di Geguti che nel 2021 ospitavano 1812 prigionieri a Ksani, 1506 prigionieri a Rustavi e 680 prigionieri a Geguti, a fronte di una capacità ufficiale più limitata. Ksani per esempio potrebbe ospitare al massimo 1388 detenuti. Le tre carceri sono esclusivamente maschili e sono definite “zone” carcerarie, cioè aree di reclusione semi libera, in cui i detenuti possono muoversi con una certa autonomia negli spazi comuni.

Durante alcune visite compiute negli anni passati il Comitato aveva già rilevato quanto segue: carceri sovraffollate, con carenza di personale, con scarse attività per i detenuti, ma soprattutto il perpetrarsi all’interno del carcere di modelli di criminalità e in particolare di violenza, intimidazione ed estorsione tra detenuti e l'influenza della gerarchia informale dei detenuti. Quest'ultimo poi è un problema radicato nelle carceri georgiane, e ha dato vita a una sottocultura carceraria che poi è uscita dalle mura delle prigioni e si è propagata nella società civile, e non solo entro i confini del paese: il cosiddetto fenomeno dei "ladri per legge".

I ladri per legge

La delegazione del Comitato ha notato segni evidenti della presenza di gerarchie informali di prigionieri, nei simboli tipici posti visibilmente al di sopra delle porte delle celle e sui muri delle celle: stelle a otto punte, che indicano il mondo dei ladri, e i lupi ringhianti noti anche come “Oskals”. In tutte le carceri (ma principalmente a Rustavi seguita da Ksani, meno a Geguti) c'era una netta disparità di condizioni tra le celle: mentre la maggior parte dei detenuti doveva vivere in alloggi angusti e piuttosto fatiscenti, certi detenuti (presumibilmente quelli che occupano i ranghi più alti nella gerarchia carceraria) godevano di condizioni relativamente confortevoli. Alcuni detenuti hanno confermato alla delegazione l'esistenza della gerarchia e della riscossione (o meglio dell'estorsione) di denaro (dai detenuti ma più spesso dalle loro famiglie) per il fondo dei carcerati irregolari ("obshchak"). Intimidazioni e violenze sono quindi la conseguenza di queste pratiche illegali, delle gerarchie interne legate alla presenza dei cosiddetti ladri per legge.

I ladri per legge, oltre che oggetto di film e libri, sono delle autentiche istituzioni. La comunità dei ladri è sorta e si è sviluppata nelle viscere dei Gulag e si è essenzialmente trasformata durante il periodo dell'era Kruscëv-Breshnev. L'organizzazione originaria era caratterizzata da uno scontro inconciliabile con il governo al potere ma anche una simbiosi con l'amministrazione del campo nell'attività di gestione e di supervisione dei detenuti.

I ladri sono nati quindi come una forza anti-statale, ma con incarichi informali di gestione delle aree di detenzione, in origine i Gulag, poi le carceri. Ma appunto la loro capacità di influenza e amministrazione dell’illecito si è spinta oltre le aree di detenzione, e i ladri si sono dati un ruolo di risolutori di contese anche nella società civile, oltre ovviamente a continuare a esercitare attività illecite. La moderna comunità dei ladri per legge si è tramutata in gruppi mafiosi pur conservando le tradizioni di alcuni rituali formali dal valore più simbolico che pratico.

I moderni ladri come leader delle società criminali sono una forza che, con la riorganizzazione dell'ex URSS e il capitalismo selvaggio degli anni '80-'90, è riuscita a ottenere potere finanziario, influenza politica e connessioni criminali transnazionali che li rendono ancora più pericolosi per lo stato e la società. La Georgia ha adottato una legge sul modello dell’antimafia italiana e da diversi anni i ladri per legge rientrano nelle organizzazioni designate come reti criminali transnazionali. Stando alla definizione delle attività dei ladri da parte dell’Office of Foreign Assets Control statunitense essi “sono diventati una vasta organizzazione criminale che si è diffusa in tutta l'ex Unione Sovietica, in Europa e negli Stati Uniti, impegnandosi in una varietà di crimini, come riciclaggio di denaro, estorsione, corruzione e rapina […] sono mandanti di omicidi […]”. Per entrare nell’organizzazione bisogna vantare un curriculum carcerario, e le carceri georgiane si trasformano in aree di reclutamento.

Secondo l’Ombudsperson

L’Ombudsperson in un suo recente rapporto al parlamento ha confermato il quadro presentato dalla delegazione in visita, ed ha sottolineato come il problema del perpetrarsi di schemi criminali e sovraffollamento non sono gli unici delle carceri georgiane. Come emerso dal caso Saakashvili anche l’accesso ai servizi medici rimane problematico. La salute dell’ex presidente sta rapidamente deteriorando, e la percezione del trattamento carcerario che sta subendo è che si sia deciso di lasciarlo morire. La scorsa settimana i suoi avvocati hanno chiesto una sospensione della sentenza.

Saakashvili non è l’unico malato per cui il trattamento carcerario potrebbe risultare fatale. Nel 2020 un detenuto di origine iraniana è morto in carcere perché l’intervento a cui doveva sottoporsi in 2 o 5 giorni al massimo è stato poi fatto con sette mesi di ritardo, quando per il malato non c’era ormai più nulla da fare.

L'Ombudsperson ha sottolineato che anche la violenza tra le mura del carcere rimane un problema. Oltre ai casi di violenza fra i prigionieri – anche la delegazione in visita riporta di aver casualmente assistito a un violento pestaggio – e l’inefficienza del personale carcerario nel prevenirla, ci sono casi di violenza perpetrata dal personale carcerario stesso o da organi di polizia in aree di detenzione non solo carceraria, come le stazioni di polizia.

Ci sono poi una serie di difficoltà relative alla presenza di comunità religiose, etno-linguistiche diverse all’interno delle carceri. Gli stranieri raramente hanno accesso a informazioni e comunicazione in una lingua per loro intellegibile. Le mense delle carceri non sono strutturate per venire incontro a tradizioni alimentari diverse frutto di credenze religiose differenti. In ultimo, l’isolamento è una pratica estremamente utilizzata e non sempre rispetta i dettami di legge. Non è chiaro il regolamento che governa l’utilizzo di questo strumento per cui domina un certo arbitrio che lascia spazio ad abusi.


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