Vlad Plahotniuc - www.plahotniuc.md

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A fine mese in Moldavia si vota per le presidenziali. In questo approfondimento la presa sulla politica moldava dell'oligarca Vlad Plahotniuc

21/10/2016 -  Eleanor KnottMihai Popșoi

(Pubblicato originariamente da Open Democracy il 10 ottobre 2016)

Nel pieno della nebbia del referendum in Gran Bretagna sull'abbandono dell'Ue l'oligarca più odiato della Moldavia, Vlad Plahotniuc, ha preso la penna in mano. In un pezzo stupefacentemente pro-europeo scritto per Politico, Plahotniuc ha sostenuto che “ora più che mai, la Moldavia appartiene all'Unione europea”.

Plahotniuc e i suoi alleati recentemente hanno raggiunto maggior visibilità in occidente, con numerose visite negli Stati Uniti e un editoriale del primo ministro moldavo Pavel Filip pubblicato su The Hill.

L'instabilità in Moldavia è facilmente spiegata dalla situazione geopolitica, con il paese posizionato sul punto di frattura tra l'occidente e la Russia. Una situazione che i molti politici nominalmente “pro-occidentali” del paese sfruttano a dovere.

Però, qualunque sia la paura di “perdere la Moldavia” a favore della Russia, non può giustificare il sostegno a Plahotniuc, un oligarca opportunista che sta adottando una politica di presa dello stato senza alcun controllo. Sostenerlo potrebbe rappresentare una vittoria di breve periodo per Ue e Usa, ma alla lunga non potrà che ulteriormente erodere in Moldavia un sentimento pro-europeo e pro-occidentale già traballante.

Nel luglio scorso il Partito democratico della Moldavia, di cui Plahotniuc è vicepresidente, ha firmato un contratto da 600.000 dollari con Podesta, un'azienda dedita al lobbying negli Stati Uniti. Il tempo dirà se ne è valsa la pena.

Altra questione è se la Moldavia può permettersi spese di questo tipo. Dal punto di vista finanziario il paese deve ancora riprendersi da quello che è uno degli scandali bancari più ingenti della storia. Nel tardo 2014 dalle tre principali banche del paese è sparito un miliardo di dollari (15% del PIL del paese).

Il furto non è la causa dell'impasse politica attuale, piuttosto è un sintomo di una crisi molto più profonda, innanzitutto di un sistema che ha reso possibile un furto di questo genere.

La crisi bancaria ha portato al collasso di due governi di coalizione pro-europei. Nel febbraio 2016 Vlad Plahotniuc ha formato un governo di coalizione con, per primo ministro, Pavel Filip. L'attuale maggioranza non è sostenuta dai cittadini che vi vedono l'influenza di Plahotniuc, uno degli uomini più ricchi e detestati del paese.

Eminenza grigia

Forse i lettori di Politico dovrebbero conoscere un po' meglio l'autore dell'articolo che vi è stato pubblicato.

Vlad Plahotniuc è ampiamente considerato la persona più ricca della Moldavia. Ciononostante non si conosce esattamente l'ampiezza della sua ricchezza. Deve il suo status finanziario attuale all'aver fatto parte del cerchio di amicizie dell'ex presidente comunista Vladimir Voronin. E' però rimasto nell'ombra della politica moldava mentre costruiva il suo impero economico. Sino al 2010 i media moldavi non avevano nemmeno una sua foto.

Quando nel 2009 il Partito comunista è finito all'opposizione ed è emersa la cosiddetta coalizione pro-europea dalla “Rivoluzione Twitter”, Plahotniuc ha iniziato ad essere attivo nella politica moldava. E' stato rapido nel modificare le proprie alleanze ed ha iniziato a sostenere il Partito Democratico allora all'opposizione, di cui ora è vice-presidente. Ha inoltre spinto alcuni suoi collaboratori in posizioni chiave delle istituzioni, tra cui magistratura e polizia.

Anche grazie al suo impero mediatico (è proprietario dei principali canali televisivi del paese) la capacità di influenza di Plahotniuc è notevole. La sua carriera politica è esplosa nell'ottobre del 2015 con l'arresto di Vlad Filat, ex primo ministro ed ex leader del Partito Libeal-democratico. Filat era di fatto il principale oligarca e politico rivale di Plahotniuc. Dopo otto mesi in custodia cautelare Filat è stato condannato nel luglio 2016 a nove anni di prigione per sue connessioni con il furto di un miliardo di dollari.

Nel luglio del 2016, sempre in connessione con il furto bancario, è stato arrestato in Ucraina il banchiere moldavo Veaceslav Platon. Nonostante avesse anche la cittadinanza ucraina è stato estradato in Moldavia. E' attualmente in detenzione cautelare. Il loro destino differisce da quello di Ilan Shor, un altro imprenditore molto benestante moldavo-israeliano che viene considerato una figura cruciale nello scandalo bancario. Shor è stato inizialmente arrestato per essere poi però successivamente rilasciato. Gli è stato poi permesso di concorrere per la poltrona di sindaco di Orhei, una città non lontana dalla capitale della Moldavia, che si è aggiudicato con un trionfo.

Ciononostante, alcuni giorni prima dell'arresto di Filat nel luglio 2016, Shor (che è il principale testimone della procura sia nei casi Filat e Platon) è stato nuovamente arrestato e poi, agli inizi di agosto, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Tutto questo suggerisce che le autorità della Moldova sono disposte a punire alcuni più di altri.

Gli amici di Plahotniuc in occidente

Nonostante contro di lui siano scesi in piazza migliaia di cittadini sin dal maggio 2015, Plahotniuc si è guadagnato il sostegno di alleati chiave della Moldavia sia a Washington che a Bucarest, il principale alleato del paese in seno all'Ue.

Nel maggio 2016 l'oligarca ha visitato gli Stati Uniti dove l'incontro con la portavoce del dipartimento di stato Victoria Nuland ha lasciato molti moldavi sbalorditi. L'ambasciatore Usa in Moldavia ha dovuto correre ai ripari affermando che sono stati i moldavi a votare quel governo e che gli Usa devono relazionarsi con esso. Ma Plahotniuc non ha alcun incarico ufficiale nell'attuale governo. Il viaggio del resto non era ufficiale e Plahotniuc ha viaggiato con un visto turistico.

Lasciando perdere i dettagli diplomatici, molti nel campo pro-occidentale si sono sentiti scoraggiati da questo sfoggio di realpolitik. Nel frattempo, le forze pro-russe sono state rapide nel cogliere l'opportunità di definire l'incontro come un pieno appoggio degli Usa nei confronti di Plahotniuc. I media russi hanno persino descritto il suo viaggio come un'interferenza occidentale nelle elezioni presidenziali moldave.

Corruzione vs. realpolitik

Questo mese in Moldavia si terranno le prime elezioni dirette del presidente della Repubblica dal 1996. E' improbabile però che queste elezioni pongano termine alla grave crisi politica ed economica che caratterizza questo stato post-sovietico.

Secondo recenti sondaggi almeno tre candidati possono ambire alla presidenza, poco dietro a loro il candidato sostenuto da Plahotniuc, il segretario del Partito Democratico Marian Lupu.

Il candidato più forte è Igor Dodon, a capo del pro-russo Partito socialista, che è probabile, in un secondo turno, si trovi ad affrontare un candidato del centro-destra, a meno che in questo campo non si trovi un accordo di collaborazione e questo spianerebbe la strada al candidato di Plahotniuc [accordo poi trovato, ndt].

I due principali candidati a destra sono Maia Sandu e Andrei Năstase, che stanno attualmente duellando per essere il candidato unificante [Năstase si è poi ritirato dalla corsa presidenziale il 15 ottobre ed ha dichiarato il proprio sostegno a Maia Sandu, ndt]. La Sandu, formazione ad Harvard e funzionaria della Banca Mondiale è stata in passato ministra dell'Educazione ed è a capo del recentemente formatosi Partito d'Azione e Solidarietà. Andrei Năstase è invece uno dei leader delle recenti manifestazioni e avvocato che guida la Piattaforma per la Dignità e la Verità.

[...]

I partner della Moldavia non dovrebbero girarle le spalle solo perché un oligarca ha sbaragliato la sua opposizione e sta guadagnando sempre più potere. Al contrario la Moldavia ha bisogno di maggiori incentivi - attraverso la condizionalità politica - per progredire nelle riforme.

Se Usa e Ue, con la Moldavia, non sono pronte in modo coordinato a giocare a poliziotto buono e poliziotto cattivo rischiano di non continuare ad essere un'alternativa credibile alla Russia.


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