L'Italia è tra i Paesi leader nel bio, e promuove molti progetti nei Balcani. Una rassegna

24/10/2011 -  Matteo Vittuari

L’Italia è tra i leader europei e mondiali nella produzione di biologico e il settore si è consolidato ed ha continuato a crescere a ritmi decisamente importanti nonostante la crisi economica e la contrazione che hanno caratterizzato i consumi in tutto il comparto alimentare tra il 2007 e il 2011. Secondo dati presentati dal ministero delle Politiche agricole e Forestali nel 2010 i produttori biologici italiani contano 47.663 unità (il 2,6% delle aziende agricole) e una superficie di 1.113.742 ettari corrispondente all’8,6% della superficie agricola utilizzata. A livello di mercato, gli ultimi dati dell'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) indicano una crescita sostenuta della domanda interna: il primo quadrimestre 2011 ha visto, rispetto allo stesso periodo del 2010, un incremento dell’11,5% per i prodotti confezionati bio e del 9,2% per l’ortofrutta.

Non è quindi un caso che gli operatori italiani siano presenti a livello internazionale e guardino con attenzione anche verso i Balcani ed il resto dell’Europa orientale. I più attivi nella regione sono Bioagricert, ICEA e Suolo e salute bio.

Bioagricert è attivo in Serbia, dove ha un ufficio di rappresentanza utilizzato anche come antenna per monitorare gli sviluppi del settore in Kosovo e Macedonia, è riconosciuto dal ministero dell’Agricoltura e porta avanti l’attività di certificazione attraverso ispettori locali. In realtà per Bioagricert il biologico rischia di diventare un settore secondario a causa di una crescente attenzione verso lo standard GLOBALGAP (Good Agricultural Practice), un’associazione privata che stabilisce standard volontari per la certificazione di prodotti agricoli in tutto il mondo con l’obiettivo di realizzare un unico standard di buona pratica agricola. Bioagricert è presente con uffici locali anche in Bulgaria e Romania.

ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), operatore con una forte vocazione internazionale, è invece impegnato in Albania, Bosnia Erzegovina e Croazia. Oltre alle certificazioni legate al settore agro-alimentare, è attivo nelle certificazioni non alimentari, come la cosmesi, in progetti di cooperazione transnazionale, come Biolfish volto a promuovere le produzioni biologiche e di qualità nel settore dell’acquacoltura, e in iniziative di formazione, come quella organizzata in Bosnia Erzegovina in collaborazione con CEFA (Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura) e Organska Kontrola.

In Albania e Croazia ICEA ha un ufficio permanente ed è riconosciuto dai rispettivi ministeri per il controllo e la certificazione delle produzioni agroalimentari biologiche. A livello regionale, oltre alla citata Bosnia Erzegovina, è attiva anche in Grecia, Moldavia e Romania.

Suolo e Salute Bio è attiva in Serbia, dove ha un ufficio di rappresentanza e ha ottenuto il riconoscimento del ministero dell’Agricoltura. Ha una sede ed è riconosciuta in Romania e Bulgaria, e certifica produttori da Moldavia, Kazakistan e Ucraina.

Cooperazione e progetti

Gli operatori italiani sono attivi anche attraverso numerosi progetti di cooperazione. Complessivamente progetti bilaterali e multilaterali hanno avuto un ruolo importante nella formazione delle competenze e nella creazione delle strutture di base necessarie a dare avvio allo sviluppo del settore.

Tra le iniziative dedicate alla formazione, una delle più significative è BIO 84 - Formazione di quadri tecnici in agricoltura biologica a sostegno dello sviluppo rurale e della sicurezza alimentare nell’area balcanica - promosso dall'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (IAMB), finanziato dal ministero degli Affari Esteri (MAE) nel quadro della legge 84 del 20011 e rivolto alla formazione di esperti locali. A fianco di BIO 84, lo IAMB presenta un’offerta formativa estremamente ricca che include numerosi corsi, tradizionali e a distanza, dedicati al biologico e caratterizzati da una connotazione territoriale fortemente legata a Balcani e Mediterraneo (interviste; ISMEA - IAMB, 2008).

La stessa collaborazione tra IAMB e MAE è poi riproposta nell’iniziativa di capacity building Strengthening the Kosovo MAFRD for the Improvement of Vegetable Production According to EU Standards che si inserisce nelle azioni avviate a sostegno del settore primario kosovaro e finalizzate all’avvicinamento agli standard UE nelle produzioni ortofrutticole e alla creazione di un servizio nazionale a supporto dello sviluppo dell’agricoltura biologica (MAE - DGCS, 2009).

Altra importante iniziativa che vede impegnato lo IAMB di Bari, qui con un ruolo di coordinamento, è il MOAN (Mediterranean Organic Agriculture Network), una rete che comprende partner da 24 Paesi dell’area mediterranea, Balcani occidentali inclusi, e che si propone come strumento per lo scambio di informazioni e buone pratiche tra esperti di settore e amministratori pubblici. Dopo una prima fase iniziata nel 1999, che prevedeva la creazione di una rete di esperti, il network, a partire dal 2006, è stato allargato a rappresentanti dei ministeri dell’agricoltura dei rispettivi Paesi. Tra gli obiettivi del MOAN rientrano anche il rafforzamento della raccolta di dati statistici sul biologico, il supporto allo sviluppo dell’architettura legislativa e amministrativa e il consolidamento delle capacità istituzionali.2

Tra le esperienze sostenute dal ministero degli Affari esteri, in questo caso insieme alla Regione Emilia Romagna, rientra anche il progetto Promozione di sistemi di agricoltura sostenibile a basso impatto ambientale in Bosnia Erzegovina promosso da CEFA, COSPE (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti), Oxfam Italia (ex Ucodep) e ARCS (Arci Cultura e Sviluppo) tra il 2006 e 2009. Il progetto, che ha visto anche la collaborazione di ICEA e AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ed è stato caratterizzato dalla presenza di un’articolata rete di partner locali e internazionali, aveva l’obiettivo di migliorare redditività e sostenibilità dell'attività agricola attraverso la diffusione di sistemi e modelli di produzione a ridotto impatto ambientale. Per garantire supporto in tutte le fasi della filiera è stato creato un centro servizi per l'agricoltura e l'impresa agricola che ha facilitato anche la costituzione di alcune associazioni tra produttori. Tra queste vi è Ecoline, finalizzata a promuovere il turismo rurale e a offrire supporto a gruppi di piccoli produttori biologici o interessati al settore.3

Tra i progetti transfrontalieri finanziati attraverso fondi europei, Interreg III A in questo caso, vi è Bioadria, rivolto all’attivazione della cooperazione regionale tra associazioni di produttori agricoli biologici e caratterizzato da un partenariato solido sia nella sua componente italiana, con partner da Abruzzo, Emilia Romagna, Puglia e Veneto, che in quella balcanica, con partner da Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia.4

Un ulteriore progetto realizzato nell’ambito del programma Interreg, che vede ancora una volta il coinvolgimento dello IAMB, è il SIAB (Rafforzamento dei servizi alle imprese e supporto istituzionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica) che, tra il 2003 e 2005, ha visto coinvolte istituzioni di Albania (Università Agricola di Tirana; ministero dell'Agricoltura, Alimentazione e Protezione dei Consumatori), Bosnia Erzegovina (Istituto di Biotecnologie dell’Università di Banja Luka), Croazia (Podravka - dipartimento di Sviluppo agricolo; istituto di Estensione agricola di Croazia), Montenegro (istituto di Biotecnologie dell’Università del Montenegro) e Serbia (istituto di Agraria di Sombor). Tra gli obiettivi del progetto SIAB vanno segnalati il rafforzamento della cooperazione scientifica, il miglioramento dei servizi di supporto al biologico, il supporto alle istituzioni pubbliche e il consolidamento delle competenze professionali tanto nel pubblico quanto nel privato (Database Re.Te.; ISMEA - IAMB, 2008).

Sempre nell’ambito della programmazione Interreg, tra il 2004 e il 2007, lo IAMB ha coordinato il progetto bilaterale PAB (Progetto finalizzato integrato per la diffusione e l’assistenza tecnica all’implementazione di metodologie per la produzione di prodotti biologici) che ha visto la collaborazione di una rete di 14 partner italiani e albanesi tra cui la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, la Scuola Agraria del Parco di Monza e numerose istituzioni locali quali il ministero albanese dell'Agricoltura, Alimentazione e Protezione dei Consumatori, l’Università Agricola di Tirana, l’Istituto di Arboricoltura di Valona, l’Istituto di Protezione delle Piante di Durazzo e l’Associazione Agricoltura Biologica albanese. (ISMEA - IAMB, 2008; IAMB, 2007).

La rete di operatori italiani impegnati nel biologico nel sud-est Europa è quindi estremamente densa: allo IAMB di Bari, istituzione capofila per competenze e impegno profuso, si affiancano infatti operatori da quasi tutte le regioni adriatiche e altri interessati al settore o storicamente impegnati nei Balcani. A livello territoriale la presenza italiana copre tutta la regione, anche se i Paesi più coinvolti sono Albania e Bosnia Erzegovina.

Gli interventi nel loro complesso sono molto articolati e si sono rivolti a una molteplicità di attori e segmenti della filiera. Nei diversi progetti sono infatti presenti università e istituti di ricerca, amministrazioni pubbliche, associazioni di settore, esperti, produttori. Questo a sottolineare una visione ampia della filiera con un sostegno rivolto al rafforzamento istituzionale, agli aspetti produttivi, alla formazione (su più livelli) e al consolidamento di ricerca e associazionismo.

 

1 Legge 21 marzo 2001, n. 84 "Disposizioni per la partecipazione italiana alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di Paesi dell'area balcanica" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 31 marzo 2001.

2 Moan: http://moan.iamb.it.

3 Ecoline: www.ecoline.ba.

4 Bioadria: http://www.bioadria.eu.


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