Dobrovo v Brdih

Dobrovo v Brdih (foto di Marta Abbà/OBCT)

Estati sempre più torride e raccolti in balia degli eventi estremi sfidano i coltivatori delle aree transfrontaliere. Di fronte alla certezza dell’incertezza climatica, si uniscono le forze e i dati con il progetto europeo AI- GRAPE, nato per innestare la digitalizzazione nella viticoltura

08/01/2025 -  Marta Abbà Dobrovo v Brdih

“Tutti si possono prendere in giro, tranne la natura”. Il suocero vignaiolo glielo ha sempre detto e Anita Mavrič non può dargli torto, soprattutto da quando anche lei si dedica a tempo pieno alla salute delle colline dove cresce l’uva della sua famiglia, nei pressi di Dobrovo v Brdih, paesino della Slovenia a pochi passi dal confine con l’Italia.

Metà “di là”, metà “di qua”, in totale hanno otto ettari tutti da osservare con attenzione: “per guardare come le piante reagiscono al clima e alle nostre azioni – spiega Mavrič – non si possono fare sempre le stesse cose, in automatico: ogni volta bisogna capire come assicurarsi un buon raccolto”.

Ascoltare la terra per continuare a produrre

Senza schemi, quelli che la soffocavano quando lavorava in un ufficio di spedizioni lontano da vigne e famiglia, ora Mavrič gestisce entrambe assieme ai parenti, puntando su prodotti naturali e tanto lavoro manuale. Non ricorda gravi malattie delle piante, “sono sempre le solite che ciclicamente si ripresentano” – ma il clima no, quello è cambiato.

Le alte temperature estive hanno spinto la vendemmia verso l’inverno e costretto la famiglia a stare più tempo in casa durante i mesi caldi, ma permettendo di lavorare fino a tarda stagione. “La crisi climatica crea siccità, ma è un problema con cui abbiamo a che fare da sempre, e da sempre guardiamo la natura per capire cosa fare: la realtà non si può cambiare e ogni volta ci arrangiamo per produrre con meno acqua”.

L’approccio di Mavrič è conciliante come il panorama che osserva dalla sua finestra mentre racconta come, negli anni, l’azienda di famiglia si è strutturata per produrre e vendere il proprio vino. Per non dipendere da nessuno, natura a parte, si è creata un giro di clienti tra Italia e Slovenia, sia di privati che di ristoratori, con l’aggiunta degli austriaci che contribuiscono sempre di più al bilancio.

E poi c’è l’associazione delle Donne del Vino della Slovenia che le dà soddisfazione: creata per scherzo dieci anni fa con altre due colleghe, ora è diventata un circolo di oltre duecento appassionate, strutturato e attivo, che dalla Slovenia sconfina verso l’Italia con eventi, visite, iniziative e scambi.

Coltivando vigneti e valori umani

“Potremmo e dovremmo fare di più” afferma Mavrič, e lo ripete spesso anche a Elena Roppa, la rappresentante delle Donne del vino del Friuli con cui ormai ha instaurato un rapporto di scambio e un interesse continuo.

Figlia di un’esule istriana, Roppa si dice “fiera di vivere in una regione dove le comunità minoritarie arricchiscono il territorio e si respira ogni giorno l’aria di un’Europa sempre più grande e unita”. Le coordinate della sua azienda si intrecciano con le linee dei filari dei vigneti nell’area transfrontaliera.

Roppa si trova qui "per una fascinazione” che la colse dopo la laurea in filosofia e il master di specializzazione in turismo enogastronomico. “Provo un forte attaccamento al settore vitivinicolo: l’agricoltura, il vino e il cibo sono elementi culturali della nostra identità e sono composti e portatori di valori umani", aggiunge. "Dopo vent’anni di carriera, amo trasmettere quanto ho appreso e donare questa visione perché diventi parte integrante della vita di ciascuno di noi”.

Nobile intento, di questi tempi, che deve convivere con altre sfide meno “evocative” ma più urgenti: l’eccesso di produzione, il cambiamento negli stili di vita e il cambiamento del clima.

Uva in balia degli estremi

Per la vendemmia del 2024 in Italia la Coldiretti ha stimato 41 milioni di ettolitri e un +7% sul 2023, ma un -13% sulla media del quinquennio precedente, “causa impatto di fenomeni climatici estremi” che hanno colpito soprattutto il Nord.

Dalle parole di Roppa emerge il racconto di un'annata caratterizzata da “mesi estivi torridi, con piogge quasi nulle che hanno affaticato persone e piante. L'effetto positivo degli stress, per lo meno sulle piante, vale solo se restano a un livello medio, non se raggiungono l’eccesso”, spiega. Infatti il 2024 ha visto “notevoli perdite di produzione, grappoli con poco succo e, soprattutto, una maggiore insorgenza di malattie dovuta a eventi estremi che hanno indebolito le piante nel breve periodo,” aggiunge. Poi si fa ancora più tecnica e netta, e spiega: “le fasi fenologiche della vite oggi sono totalmente in balia del cambiamento climatico, ne va delle reazioni e della memoria della pianta stessa”.

Intelligenza collaborativa transfrontaliera

Proprio in questa annata rivelatasi particolarmente stressante e proprio nell’area transfrontaliera tra Italia e Slovenia, ad aprile 2024 ha preso il via un nuovo progetto biennale interregionale sostenuti dai fondi di coesione dell'Unione europea. Si chiama AI-GRAPE e mira a ridurre del 20% l'uso di pesticidi e del 10% le infestazioni di insetti nocivi, e ad aumentare del 15% la resa delle vigne.

Per trasformare queste buone intenzioni in risultati, il progetto combina innovazione tecnologica, consapevolezza ambientale e collaborazione umana. Operativamente, questo intreccio si traduce nell’implementazione di modelli di intelligenza artificiale predittivi in grado di aiutare i coltivatori a difendere i propri vigneti da malattie e parassiti.

La loro performance dipenderà dai dati: sarà quindi fondamentale unire quelli delle aree italiane e di quelle slovene. Ciascuna, senza i numeri dell’altra, si troverebbe con in mano uno strumento meno efficace, inutile di fronte ad eventuali annate stressanti come quella appena vissuta.

Entro la primavera del 2026, l’obiettivo è ottenere un Sistema di supporto alle decisioni basato sull'intelligenza artificiale, in grado di integrare dati provenienti da stazioni meteorologiche, sensori microambientali, droni, satelliti e trappole per gli insetti situate da entrambi i lati del confine.

Le Donne del Vino, unite, sono pronte ad integrare questo nuovo strumento nella loro già ricca programmazione di attività transfrontaliere. Dubitano che l’intelligenza artificiale potrà prendere in giro la natura – ma potrebbe aiutare loro a non essere prese di mira dalla crisi climatica.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.


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