Danubio - foto di Camilla de Maffei

Un battello ucraino assalito e derubato, lungo il Danubio. E scoppia la polemica diplomatica tra Ucraina e Romania. Oggetto della diatriba? Esistono o no i pirati sul Danubio?

06/03/2012 -  Eugen Tomiuc

(Tratto da Radio Free Europe, selezionato originariamente da Le Courrier des Balkans, pubblicato in prima versione il 7 febbraio 2012)

Tra le nebbie, un convoglio di battelli avanza lentamente lungo il Danubio, verso il sud-est della Romania. E' inverno, ma il livello dell'acqua è basso. L'anno passato non è infatti piovuto e nevicato abbastanza. Un rimorchiatore accosta per ancorare i battelli, e il loro fumo s'adagia lungo il corso del fiume.

Alcune chiatte sono colme di metalli e di carbone, e fanno la coda per le operazioni di scarico. Altre hanno già accostato, con il loro equipaggio poco numeroso. Sulla costa rumena del Danubio questa scena si ripete tutti i giorni. I battelli portano bandiere di diversi Stati. Il Danubio è, infatti, una delle vie europee principali di trasporto fluviale.

Un convoglio ucraino, lo scorso 4 gennaio, stava facendo proprio queste operazioni. I fatti seguiti a quel momento sono tutt'ora oggetto di un'inchiesta delle autorità rumene. “Non stiamo affermando che si sia trattato di pirati, ma di criminali che hanno attaccato i battelli, tra i quali quello ucraino”, ha dichiarato a Radio Free Europe il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleksandar Dikusarov.

Il proprietario dei battelli ucraini (Compagnia di navigazione del Danubio) ha denunciato che il battello UDP-1724, è stato isolato dal resto del convoglio a seguito dell'irruzione di un gruppo d'uomini armati di coltelli che, a bordo, hanno commesso poi una rapina. La società di navigazione ucraina ha aggiunto che gli assalitori hanno rubato denaro, carburante, alcool, sigarette e che hanno minacciato il capitano di gettarlo fuori bordo. Se ne sono poi andati dopo aver sottratto numerosi metri di gomena. Nessun membro dell'equipaggio è stato aggredito o ferito.

La società ucraina ha depositato denuncia presso la polizia fluviale della Romania, affermando di aver subito “un'aggressione di pirati”. Il ministero degli Esteri ucraino ha inviato una nota di protesta all'ambasciatore rumeno a Kiev.

Radio Free Europe ha incontrato Oleksandar Dikusarov, portavoce del ministero degli Esteri ucraino: “Confermiamo i fatti del 4 gennaio. Non diciamo che erano pirati, ma criminali che hanno attaccato dei battelli, tra i quali quello ucraino. Hanno sottratto 100 metri di gomene. Abbiamo innanzitutto informato la nostra ambasciata a Bucarest, che ha contattato le autorità locali e richiesto una spiegazione. Ci hanno informati che è in corso un'inchiesta e ora noi attendiamo risposte”.

Doris Mircea, portavoce del ministero degli Esteri rumeno, conferma la lamentela ufficiale che l'Ucraina ha inviato all'ambasciata rumena a Kiev il 26 gennaio scorso e che l'inchiesta era in corso. Mircea ha poi sottolineato che si trattava della prima lamentela ufficiale ricevuta. Allo stesso tempo il ministero degli Interni di Bucarest ci ha inviato una comunicazione elettronica nella quale si afferma che nessun incidente simile è stato verificato in passato, nonostante gli articoli apparsi sulla stampa in Bulgaria e Ucraina sui “pirati rumeni che attaccano e derubano i battelli di trasporto”.

Esistono i pirati sul Danubio?

Se si pensa ai pirati della Somalia, armati fino ai denti e che domandano milioni di dollari per liberare i loro ostaggi, la risposta è negativa. Accade invece più di frequente, come sottolineato in più occasioni dalla stampa, che il carico dei battelli venga sottratto e rivenduto e poi il tutto coperto sotto il pretesto di un “attacco dei pirati”.

Un funzionario vicino all'inchiesta in corso, che preferisce rimanere anonimo, ci ha chiarito che non si tratta di pirati, ma di una questione di contrabbando. E quando “l'affare” gira male, scoppia la violenza.

I pescatori di villaggi “improvvisati” sulle rive rumene del Danubio fanno, di tanto in tanto, irruzione sui battelli per acquistare o scambiare mercanzie. Con la crisi economica galoppante, il contrabbando di residui metallici è divenuto un affare profittevole. I pescatori raccolgono ciò che l'equipaggio prepara per loro per rivenderlo sul mercato nero in Romania. I marinai, da parte loro, ci guadagnano qualcosina a scapito spesso dell'azienda di trasporto.

Queste transazioni sono spesso bagnate di vodka e di acquavite locale che i pescatori locali di origini russe chiamano poeticamente “chiaro di luna”. Ogni tanto, scattano delle violenze, ed è senza dubbio quello che è accaduto il 4 gennaio scorso. Il battello ucraino è stato accostato lontano dalle zone sorvegliate dalla polizia per procedere a una “piccola transazione” con i pescatori di origine russa, i famosi “lipovènes” (comunità russe ortodosse che si sono stabilite lungo le rive del Danubio).

Questi pescatori sono sempre armati di coltelli. Quando lo scambio si è bloccato, la discussione si è trasformata in violenza. Le verifiche dei dettagli dell'incidente sono in corso.

La nostra fonte d'informazione rumena ha aggiunto che una cinquantina di chilometri di fiume in territorio rumeno era controllato da soli tre poliziotti, a causa delle restrizioni di budget, e questo non fa che aumentare la possibilità di furti. Sia quel che sia, se i battelli rispettano in modo rigoroso la rotta ufficiale, rientreranno in ogni caso sotto la sorveglianza delle autorità fluviali rumene.


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