Artur Oberhofer e Christoph Franceschini © Salto.bz

Artur Oberhofer e Christoph Franceschini © Salto.bz

L'assoluzione degli autori di un libro-inchiesta sui malumori interni al partito di maggioranza arriva in un contesto locale dove lo stato di diritto è messo a dura prova dall'intreccio di concentrazione mediatica, interessi economici, politica e affari, rapporti famigliari e anomalie varie

18/05/2023 -  Paola Rosà

“Diciamo che è il terreno buono per un bastian contrario”. Anche nel parlare del suo Sudtirolo e degli intrecci fra politica, media e mondo imprenditoriale, non perde mai la carica ironica e l'approccio costruttivo Christoph Franceschini, giornalista investigativo, autore con Artur Oberhofer del libro Freunde im Edelweiss (in tedesco “amici nella stella alpina”, dove il fiore è il simbolo del partito di maggioranza); il libro-inchiesta uscito nel marzo 2022 è stato presto colpito da decreto penale di condanna per pubblicazione non autorizzata di intercettazioni.

Ma il bastian contrario l'ha avuta vinta anche stavolta, e una sentenza resa nota il 5 maggio scorso ha ribaltato quella prima condanna: un'assoluzione piena, “perché il fatto non sussiste”, che lascia di pubblico dominio le telefonate tra esponenti della SVP (Südtiroler Volkspartei, partito popolare sudtirolese) che la procura aveva registrato nel 2018 nell'ambito di un'indagine su un appalto quasi miliardario per il trasporto pubblico locale.

Cittadini più attenti

“Una parte dell'indagine è stata archiviata – spiega l'avvocato Nicola Canestrini che ha difeso i due insieme a Burkard Zozin – e i materiali pubblicati a marzo 2022 a corredo del libro provengono da quel fascicolo, quindi era chiaro che si potessero divulgare; la legge semmai proibisce di pubblicare intercettazioni di processi in corso”. Che parte di quel materiale fosse anche nel fascicolo dell'indagine in corso, è comunque un'anomalia di cui non devono certo rispondere gli autori del libro.

“La vittoria è una vittoria per tutti”, osserva Franceschini, che nella motivazione del premio “personalità politica dell'anno 2022” conferitogli il mese scorso da Politika, la società di scienza politica dell'Alto Adige, viene elogiato per “curiosità, entusiasmo e pelle dura”. Una scorza che in tanti anni di giornalismo d'inchiesta, in tanti anni da “bastian contrario”, si è sicuramente indurita senza tuttavia far arrivare Franceschini allo sconforto.

“Io resto ottimista altrimenti non farei questo lavoro – precisa – anche perché vedo crescere in modo enorme una sensibilità per questi temi: vent'anni fa chi aveva il pallino del monopolio sudtirolese, che non è solo mediatico ma ha radici nel mondo economico e nelle istituzioni, veniva apostrofato come un fissato. Ora invece tutti capiscono che c'è qualcosa che non quadra, e che si tratta di un pericolo per la democrazia”.

Il “modello” sudtirolese

Dal 2013 al Salto.bz, con cui tra l'altro deve difendersi da una richiesta danni di 150 mila euro da parte del colosso Athesia, Christoph Franceschini è un osservatore attento del “modello” sudtirolese, che a suo dire sarebbe stato esportato nell'adiacente provincia di Trento: “Certo, anche a Trento prevale la mentalità dei montanari, che ti porta a stare calmo e a non reagire subito. Ma prima o poi emergeranno i rischi di questa concentrazione mediatica, per cui Athesia è proprietaria dei due maggiori quotidiani sudtirolesi e dei due maggiori quotidiani trentini, oltre che di Radio Dolomiti; ma ci sono anche altre anomalie, come ad esempio il fatto che il presidente della camera di commercio stia nel consiglio di amministrazione di S.I.E. Società Iniziative Editoriali, soggetto che edita L'Adige e Il Nuovo Trentino e che fa capo al Gruppo Athesia”.

Lo schema ricalcherebbe quello sudtirolese, dove Michl Ebner, patron di Athesia, è stato riconfermato per la quarta volta presidente della camera di commercio bolzanina, carica che ricopre dal 2008.

In Sudtirolo quindi lo stato di diritto meriterebbe di essere sotto osservazione, sia per l'aspetto della libertà dei media sia per il funzionamento della macchina giuridica, per cui non manca certo il lavoro al giornalismo d'inchiesta. “Ma quello non manca mai da nessuna parte”, sorride Franceschini, che ha subito intuito la tempesta che avrebbe scatenato la pubblicazione di quelle intercettazioni: “Le ho ricevute in una busta anonima, forse un whistleblower, forse un membro del partito, chissà; e un messaggio diceva che erano state spedite anche ad Artur Oberhofer, mio collega quando lavoravo alla Neue Südtiroler Tageszeitung . Il giorno dopo ci siamo sentiti e abbiamo deciso di lavorarci sul serio. Ci è voluto un anno”.

Un lavoro di selezione

Scartando le intercettazioni che non avevano rilevanza pubblica né politica, i due autori hanno selezionato per la pubblicazione le conversazioni che rivelavano i conflitti interni al partito di maggioranza, e l'impatto sulla realtà non è mancato: tra le altre cose, il presidente della Provincia ha ritirato le deleghe all'assessore Widmann , che nelle telefonate parlava di lui in termini non proprio elogiativi. “Anche prima della pubblicazione ci avevano in qualche modo avvertito dei rischi che avremmo corso – ricorda Franceschini – tanto che il Dolomiten , quotidiano di Athesia in lingua tedesca, era uscito con un'intervista a un luminare di Padova il quale sosteneva che avremmo meritato tre anni di galera”.

Avvertimenti, minacce velate, indagini su presunte gare d'appalto pilotate, pressioni e intrecci anche famigliari: il Sudtirolo emerge sotto una luce ben diversa da quella degli stereotipi coltivati a fini turistici. E questa luce illumina diversi aspetti cruciali dello stato di diritto, dal sistema giudiziario al quadro anti-corruzione, dal pluralismo dei media ad altre questioni istituzionali relative al sistema di bilanciamento dei poteri.

“Qui si stava per mettere a tacere un dibattito pubblico su questioni di pubblico interesse”, osserva l'avvocato Nicola Canestrini. La vittoria in questo caso è stata netta, un giudice ha accolto l'opposizione al decreto penale di condanna e ha assolto gli autori del libro con formula piena, “perché il fatto non sussiste”.

Una buona notizia per tutti

“Ma il rischio di mettere tutto a tacere è stato molto forte – spiega Canestrini – visto che è stata data la possibilità dell'oblazione, ovvero di chiudere la questione con una sanzione ridotta lasciando pulita la fedina penale. Chiunque avrebbe accettato. E invece grazie al coraggio di chi rischia sulla propria pelle, questa volta ha vinto la libertà di stampa”.

Anche Franceschini conferma come la possibilità di chiudere la questione pagando solo 150 euro fosse una tentazione non da poco. D'altro canto, sembrava non esserci alcun motivo per cui le intercettazioni non potessero essere divulgate.

“Non c'è alcuna evidenza sul perché la procura abbia aperto il primo procedimento – commenta Canestrini – dagli atti risulta che sia stato un ufficiale di polizia giudiziaria a fare la prima informativa di notizia di reato. Ma i documenti erano incompleti, mancava persino la pagina con la data di pubblicazione del libro”.

I tempi della condanna sono stati poi decisamente rapidi e questa per Canestrini è una delle tante “singolarità” di questo caso. Altra singolarità, il fatto che anche la procura sapesse che una parte delle intercettazioni, in quanto appartenente a un fascicolo archiviato, potesse essere diffusa. Uno dei giudici poi, che si è astenuto dal giudizio perché parente di una delle persone intercettate, ha in qualche modo leso la presunzione di innocenza dichiarando che gli autori del libro avevano arrecato gravi danni ai suoi (del giudice) famigliari: “Ma come pensare di affrontare un giusto processo?”.

L'opposizione alla condanna invece è stata accolta, e le intercettazioni possono restare di pubblico dominio. Ci sono in sospeso alcuni ricorsi al garante della privacy, ma l'avvocato e i suoi clienti sono sereni, perché la vittoria della libertà di stampa è la vittoria di tutti.

“Come sempre i diritti civili vengono rafforzati se qualcuno si assume il rischio e si mette in gioco per riaffermarli”, conclude Canestrini.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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