Vivono in Trentino Alto Adige da generazioni e i loro antenati arrivarono in Europa dall'India secoli fa. Sono i sinti che si raccontano nel DVD interattivo 'Minor Swing'. Un nuovo strumento per conoscere cultura, religione, vissuto privato e quotidiano del mondo sinto. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

14/09/2011 -  Claudia Gelmi

Dal 29 maggio 2010 la bandiera dei popoli Sinti e Rom svetta sul Colle di Miravalle di Rovereto attorno alla Campana dei Caduti, in compagnia di altre ottantaquattro bandiere di nazioni di tutto il mondo, poste lì a simboleggiare e auspicare la pace. È una bandiera dai colori azzurro e verde, colori che per questi popoli nomadi rappresentano gli unici possedimenti dell’uomo: il cielo azzurro come tetto e la terra verde come suolo.

Ora, «è arrivato il momento di ascoltare». Mentre anche in video la bandiera muta forma e direzione in base al desiderio del vento, gli autori del dvd Minor Swing – Storie sinte ci invitano ad ascoltare le parole di questo popolo, introducendoci nel cuore di un articolato progetto di documentazione dedicato alle storie dei Sinti del Trentino. Mattia Pelli, Chiara Orempuller e Tommaso Iori, insieme agli altri componenti l’associazione per la produzione di video indipendenti di Trento Lxl - Lanterne per lucciole, hanno realizzato un dvd interattivo dove le voci protagoniste del progetto sono proprio le testimonianze orali raccolte prevalentemente nei campi nomadi e nelle aree abusive di Trento e Rovereto. «Minor Swing (titolo che onora il celebre brano del jazzista sinto Django Reinhardt, ndr) è il tentativo di unire ricerca storico-sociale e utilizzo di nuovi media, per entrare nel dibattito pubblico offrendo gli strumenti necessari per andare al di là degli stereotipi», spiegano gli autori. Ascoltiamo, dunque, queste voci.

 

Il prodotto multimediale propone innanzitutto un breve documentario di circa venti minuti che introduce la storia e la quotidianità dei Sinti del Trentino, nonché alcuni dei personaggi protagonisti dell’intero progetto. Se si entra nell’area centrale di Minor Swing, si spalancano invece numerose “stanze”, oltrepassando le quali si accede ad ambienti diversi, ma tutti collegati da un percepibile filo rosso, che portano a scoprire e conoscere, anche attraverso differenti criteri metodologici, storia, cultura, religione, sentimenti, approcci all’esistenza e quotidianità del mondo sinto.

Cuore pulsante del progetto sono le quattordici testimonianze presenti nella stanza “Interviste”: «Della durata di circa dieci minuti l'una, realizzate con giovani, anziani e donne, ci permettono di entrare nella quotidiana normalità e diversità di una popolazione costretta a vivere alle porte delle nostre città - raccontano gli autori - Ascoltiamo le storie di un passato in cui i Sinti avevano il loro posto, anche se nelle pieghe della società contadina, grazie alla loro musica, alla vendita di oggetti e alla prestazione di servizi indispensabili. Ma sono anche le storie dell'oggi, della difficoltà di essere giovani e sinti, delle gioie della famiglia e del difficile rapporto con la società maggioritaria».

La sensazione che si avverte, ascoltando, conduce a uno stato empatico di sospensione. Giovani o anziane, uomini o donne che siano, queste persone appaiono sospese: sospese tra vecchie e nuove generazioni, tra tradizione e contemporaneità, tra nomadismo e stanzialità.

La lenta e apparentemente ineluttabile trasformazione del sinto in gagè (termine che definisce il non-zingaro) è la principale causa di questa sospensione, che mette in discussione un passato che ormai non esiste più e presagisce un futuro incerto e ancora troppo lontano. Lo confermano Irma, che ormai non si muove più dal campo perché oggi non si può più fare la vera vita da sinti, Alessandro, diviso tra la nostalgia di una vita girovaga e un certo ottimismo verso un futuro «fatto di case», Mirco, ancorato ai ricordi lontani di una famiglia di giostrai nomadi, e Benito alias Mago Benitus, vecchio circense dai racconti ammalianti.

Il giovane Robertino invece si preoccupa per i suoi figli: non vuole farli crescere in un campo sovraffollato, ma permettere loro una casa, un percorso scolastico e opportunità di crescita lavorativa. Anche Oscar vede un futuro completamente diverso per i suoi figli, che non si fermeranno alla terza media, ma proseguiranno gli studi e si inseriranno nel mondo del lavoro dei gagè. Lo stesso si augurano i giovanissimi Michelle e Moreno per i loro bambini. Nelle interviste si incontrano anche Francesco e Manuel, meglio conosciuti come il duo musicale di Rovereto Vagane sinti: loro raccontano come la musica sia una componente fortissima della loro identità e dell’essere sinti, ieri come oggi. Denn invece affronta il tema del lavoro, raccontando la sua giornata tipo di raccoglitore e venditore di ferro, casa per casa, cantiere per cantiere.

Le interviste sono fruibili anche per “Temi”, altra stanza che si apre dal menù del dvd. Gli autori hanno infatti scorporato gli interventi delle persone intervistate, individuando quattro tematiche principali che caratterizzano la cultura, la storia e la quotidianità dell’esistenza sinti emerse nel corso del dialogo con gli interlocutori, ovvero Lavoro, Origini, Nomadismo e Manghél (il mestiere del chiedere la carità).

Entrando poi nella stanza “Sguardi”, quattro persone accolgono i visitatori per offrire loro un ulteriore approfondimento. L’antropologa della Ludwig Maximilian Unversität di Monaco Elisabeth Tauber delinea un quadro della storia dei Sinti del Trentino e dell’Alto Adige: racconta da dove arrivano, parla delle origini della loro lingua, dei legami con l’aristocrazia austriaca, del pacifismo e dell’assoluto disinteresse verso la guerra che nella storia e nella contemporaneità ha caratterizzato questo popolo.

Il musicologo, musicista e compositore Santino Spinelli, docente di lingua e cultura romaní all’Università di Chieti, si sofferma invece sulla musica quale elemento centrale della cosmologia esistenziale romaní, attraverso la quale i Sinti hanno trasmesso e trasmettono valori e identità. Il ricercatore dell’Istituto di cultura sinta di Mantova Carlo Berini risale infine alle origini geografiche delle minoranze sinti e rom, che provengono dalla penisola indiana, mentre il sociologo dell’Università Bicocca di Milano Tommaso Vitale si sofferma sulle questioni relative ai campi nomadi e alle politiche abitative in Italia.

Un’ultima porta si apre questa volta sulla storia del passaggio e dell’insediamento dei Sinti attraverso il territorio trentino, che introduce nella stanza “Documenti” la quale presenta una raccolta di testimonianze e cronache scritte emerse da un’accurata ricerca d’archivio. Si tratta di una storia costituita di relazioni e incontri, così come di scontri e ostilità: una storia che testimonia prevalentemente del complesso rapporto tra gagè e nomadi, sospesa tra editti e tentativi di repressione, ma anche carità e integrazione. Testimonianze di tali relazioni si incontrano nelle zone di Arco, Fassa, Bosentino, Riva del Garda, Alta Valsugana e Trento, a partire dal sedicesimo secolo.


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