Persone che leggono li giornale © Alexandros Michailidis/Shutterstock

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A intimidire le testate trentine con azioni legali, ci sono sindaci, imprenditori, e persino magistrati; tracciare questa forma di molestie legali rimane però problematico. Seconda parte di un’inchiesta sul fenomeno delle SLAPP in Trentino

28/01/2025 -  Paola Rosà

(Leggi la prima parte dell'inchiesta)

Monitoraggio, impresa impossibile

Il problema dei numeri tuttavia sembra essere soprattutto la loro mancanza. “La strategia comunicativa sulle querele la decide l’avvocato”, conferma Laura Mezzanotte, giornalista del mensile Questotrentino, querelata nel 2023 dalla sindaca di Riva del Garda e ancora in attesa di una decisione del giudice. “Ci sono casi in cui l’avvocato consiglia una transazione e preferisce che si paghi, anche se in giudizio si potrebbe vincere. Lo si fa per ragioni di tempo, di convenienza nei rapporti. Secondo me, la decisione di parlare pubblicamente di una querela subita dipende solo per il 10% dal singolo giornalista”.

E invece, secondo Mezzanotte, bisognerebbe pensare a un registro pubblico delle azioni temerarie che coinvolgono giornalisti, si dovrebbero rendere pubblici i casi di archiviazione, di assoluzione, in modo che i dati funzionino da deterrente. 

Si tratta in pratica di quanto ha chiesto la Commissione dell’Unione Europea nella Raccomandazione sulla SLAPP dell’aprile 2022: contestualmente all’emanazione di quella che sarebbe diventata la direttiva adottata dall’UE la scorsa primavera, che riguarda però solo casi transnazionali perché gli Stati membri hanno preferito tenersi la competenza sui casi nazionali La Commissione aveva inviato ai Paesi membri anche un elenco di auspici e indicazioni perché si adottassero “misure efficaci, adeguate e proporzionate per far fronte ai procedimenti giudiziari manifestamente infondati o molesti tesi a bloccare la partecipazione pubblica e per proteggere in particolare i giornalisti e i difensori dei diritti umani”.

Tra le tante misure suggerite ai governi, le indicazioni raggruppate nel paragrafo su “raccolta, comunicazione e monitoraggio dei dati”, che si apre così: “Gli Stati membri, tenendo conto delle proprie disposizioni istituzionali in materia di statistiche giudiziarie, dovrebbero incaricare una o più autorità di raccogliere e aggregare i dati relativi ai procedimenti giudiziari manifestamente infondati o molesti tesi a bloccare la partecipazione pubblica avviati nella loro giurisdizione, nel pieno rispetto dei requisiti in materia di protezione dei dati. Gli Stati membri dovrebbero garantire che un’autorità sia incaricata di coordinare le informazioni e di comunicare alla Commissione i dati aggregati raccolti a livello nazionale, su base annuale, a partire dalla fine del 2023”. 

A oltre un anno da quella scadenza, non risulta che il governo italiano stia stilando quell’elenco, mentre il monitoraggio è eseguito da soggetti e ong indipendenti, che si tratti del sindacato, di associazioni o di consorzi come MFRR di cui OBCT fa parte. Monitorare il sommerso è tuttavia impresa impossibile, visto che bisogna affidarsi al racconto dei protagonisti, che per i motivi più diversi spesso tacciono. 

“È capitato che per i casi più importanti, in passato, abbiamo pubblicato degli articoli per raccontare ai lettori della nostra assoluzione rispetto a una querela per diffamazione”, ci conferma il direttore de l’Adige; a volte accade, non sempre, e in ogni caso molto di rado a procedimento in corso.

Dai sindaci ai magistrati

Uno dei casi in cui la testata racconta di una querela ancora in corso è quello di Laura Mezzanotte, giornalista di Questotrentino querelata dalla sindaca di Riva del Garda: qui i tempi sono molto anomali, e forse ha un ruolo l’indagine “Romeo” su intrecci tra affari e politica, condotta dai carabinieri del Ros e dalla guardia di finanza e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Trento, indagine che ha coinvolto anche la sindaca finita agli arresti domiciliari a dicembre 2024. 

L’articolo contestato, in cui Laura Mezzanotte chiedeva chi avesse finanziato la campagna elettorale a Riva del Garda, esce a febbraio 2023; ad aprile la sindaca sporge querela per diffamazione; solo più di un anno dopo, a settembre 2024, la giornalista ne riceve notifica. Nel frattempo QT continua a scrivere delle vicende gardesane (“Qui l’effetto SLAPP non c’è stato, noi non sapevamo di essere stati querelati”, ci racconta Mezzanotte).

Il clima a livello locale è teso, e quando chiediamo ai nostri interlocutori chi temano di più sotto il profilo dell’azione pretestuosa rispondono quasi all’unisono: “I privati”. Mentre i politici infatti “sono più addentro il gioco delle parti” (cit. Luca Pianesi), accettano la sfida della comunicazione e sanno in qualche modo incassare le critiche ricevute, le aziende private sono più “sensibili”, dispongono di avvocati potenti, e sono quindi più temibili in termini economici.

Simone Casalini, Direttore de Il T Quotidiano

Simone Casalini, Direttore de Il T Quotidiano

Ma oltre a sindaci e imprenditori, il Trentino può vantare anche la fattispecie delle querele contro la stampa portate avanti da magistrati. “Non ne avevo ancora sentito parlare – racconta Simone Casalini, direttore de il T Quotidiano – ma a noi sta proprio accadendo questo: due magistrati ci stanno facendo causa per diffamazione, e questo solo perché, all’interno di un articolo di cronaca giudiziaria molto equilibrato e sobrio, abbiamo riportato tre righe di un volantino critico nei loro confronti.” 

La competenza territoriale ovviamente in questo caso è stata cambiata, e il direttore sta rispondendo al tribunale di Brescia in attesa della decisione del pubblico ministero. “Ci è difficile capire le ragioni di un’azione del genere, quell’articolo mi sembrava davvero inattaccabile. Vediamo come andrà a finire”.

Proposte e idee in linea con la UE

L’attesa, la tensione e i costi effettivi dell’assistenza legale sono elementi costitutivi delle SLAPP, e gli operatori dell’informazione hanno ben chiare quali potrebbero essere le soluzioni, non tanto per evitare le querele, che restano un diritto degli utenti, ma per snellire le procedure, per rendere le cose meno traumatiche, per ridurre le spese.

Tra i nostri interlocutori, anche chi non ha letto la Raccomandazione del 2022, anche chi non era a conoscenza dell’attività di CASE , coalizione europea contro le SLAPP, e anche chi non aveva mai sentito parlare di SLAPP, finisce per proporre dei rimedi perfettamente in linea con le proposte dell’Unione Europea. Forse l’unica divergenza riguarda la depenalizzazione del reato di diffamazione. “Dio non voglia - scrive Laura Mezzanotte su QT - che invece di una querela penale qualcuno che vuole chiuderti la bocca ti faccia causa civile. Lì è ancora peggio: tempi e costi di difesa sono assai più alti. E non esiste nemmeno il filtro di un PM che può decidere di archiviare: il giudice civile deve far andare avanti la causa in ogni caso”. I timori della giornalista si riferiscono alla situazione attuale, per cui gli organi di informazione affrontano più volentieri le cause penali (secondo i dati, archiviate per oltre il 70%) rispetto alle cause civili (più costose perché va in ogni caso affrontato un processo, anche a cinque anni dalla pubblicazione dell’articolo contestato, mentre per il reato di diffamazione la querela va presentata entro tre mesi). Per conformare l’Italia agli standard internazionali sulla libertà di espressione, per cui non dovrebbero esistere reati di opinione, la depenalizzazione della diffamazione invece è chiesta dagli organismi che si occupano del tema, anche dalla coalizione CASE: alla luce della recente Raccomandazione del Consiglio d’Europa , un’eventuale depenalizzazione andrebbe comunque accompagnata da un contestuale inserimento nel civile di quelle garanzie che al momento mancano. Per il resto, le soluzioni proposte da giornalisti e direttori interpellati per questa panoramica sul Trentino toccano gli stessi temi, forse con qualche idea in più, dal rimborso delle spese all’umanizzazione della prassi di notifica.

“A livello procedurale, si dovrebbe riuscire a far pagare le spese dell’avvocato al querelante anche in caso di archiviazione”, propone Pianesi de il Dolomiti. “Se si sapesse che in caso di archiviazione il querelante deve pagare anche l’avvocato dell’altra parte, ci sarebbero meno querele”. Chi si difende da un’accusa totalmente pretestuosa, e formulata in mala fede, dovrebbe essere in qualche modo premiato; ma se subentra l’archiviazione, non c’è nessuno che possa accertare la mala fede del querelante. “Il risarcimento che arriva a fine processo è troppo tardivo – concorda Laura Mezzanotte – nel frattempo ho dovuto pagare l’avvocato chissà per quanti anni”.

I tempi restano il punto fondamentale. Simone Casalini de il T suggerisce “processi più rapidi, che portino all’abbattimento dei costi e facciano mancare le reali motivazioni della querela: se si sa che in tre mesi si risolve tutto, non si terrà sotto scacco la redazione”. 

“Una sensibilità verso il problema – aggiunge Laura Mezzanotte – dovrebbe portare le procure a prendere in mano subito la pratica. Al momento non c’è una corsia preferenziale per le questioni di interesse pubblico o per il giornalismo, quindi i tempi sono del tutto arbitrari e questa arbitrarietà è rischiosa”.

C’è poi anche chi si augura un cambiamento nel modo in cui si viene informati di una querela o di una richiesta di risarcimento: “Una delle cose che mi ha dato più fastidio – racconta Luca Pianesi de il Dolomiti – è la modalità di notifica della querela che è assolutamente imprevedibile: a me è successo che sono arrivati i carabinieri a casa mia, hanno suonato, in divisa, c’era la mia compagna con il mio bambino. Oppure arriva la notifica tramite posta a casa, oppure arriva la lettera in redazione, oppure la telefonata dalla caserma. Ogni volta una procedura diversa, non sai mai… per non parlare dell’avviso di notifica che devi andare a ritirare alle poste dopo tre giorni. Quando è una multa sono felicissimo, tiro un sospiro di sollievo!”.

 

Questo articolo è stato prodotto da OBC Transeuropa all'interno del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR), un meccanismo a livello europeo che traccia, monitora e risponde alle violazioni della libertà di stampa e dei media negli Stati membri dell'UE e nei Paesi candidati.


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