Corinne Vella della Daphne Caruana Galizia Foundation © Andreas Lamm, ECPMF

Corinne Vella della Daphne Caruana Galizia Foundation © Andreas Lamm, ECPMF

A Strasburgo lo scorso 20 ottobre si è tenuta la prima conferenza europea per la lotta alle SLAPP, note anche come querele bavaglio o querele temerarie, organizzata dallo European Centre for Press and Media Freedom e dalla Coalizione contro le SLAPP in Europa. Il resoconto dell'evento

07/11/2022 -  Sielke Kelner

Lo scorso 20 ottobre si è svolta a Strasburgo la prima conferenza europea dedicata alla lotta alle querele strategiche contro la partecipazione democratica, comunemente note in italiano come querele bavaglio, o querele temerarie, ma indicate sempre più frequentemente con l’acronimo anglosassone SLAPPs (Strategic Lawsuits Against Public Participation). Due gli organizzatori della conferenza: lo European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF) e la Coalition Against SLAPPs in Europe (CASE).

Attraverso i suoi cinque panel, l’incontro ha permesso di riunire i diversi stakeholders attivi nella comunità anti-SLAPP e di instaurare un dialogo tra i rappresentanti delle istituzioni europee e nazionali, i rappresentanti delle organizzazioni della società civile, e gli attivisti e giornalisti colpiti dalle SLAPPs. L’obiettivo della conferenza, così come esposto da Lutz Kinkel, direttore di ECPMF, è stato quello di presentare una panoramica completa di quello che in materia di attivismo anti-SLAPP è stato fatto finora, e quanto rimane ancora da fare nel prossimo futuro. La conferenza ha costituito un forum pensato per ascoltare le testimonianze di quei giornalisti ed attivisti minacciati dalle SLAPP, ma anche per prendere atto delle iniziative europee anti-SLAPP e celebrare i successi ottenuti in materia di attivismo anti-SLAPP.

Come noto, la comunità anti-SLAPP europea si è costituita in risposta al tragico assassinio di Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa maltese rimasta uccisa in un attentato bomba nell’ottobre del 2017. È stato Matthew Caruana Galizia, uno dei figli della giornalista maltese e direttore della Fondazione a lei dedicata, ad evocare le difficoltà in cui Daphne Caruana Galizia aveva lavorato nei mesi precedenti al suo assassinio ed il contesto drammatico in cui lui e la sua famiglia sono stati obbligati ad operare dopo la morte di Daphne:

“Mia madre è morta senza avere accesso al suo denaro, i suoi conti bancari erano stati congelati da un ministro del governo come parte di un procedimento per diffamazione che questi aveva intentato contro di lei. Con il sostegno finanziario di Free Press Unlimited siamo stati in grado di combattere 46 cause per diffamazione che la mia famiglia ha ereditato dopo l'omicidio di mia madre; letteralmente prima di poter seppellire ciò che restava di mia madre, io e la mia famiglia eravamo in tribunale a difenderci dalle cause per diffamazione che abbiamo ricevuto in eredità pochi giorni dopo l'omicidio. Siamo riusciti a ridurre questi casi a meno di 10, ma come ho detto non solo è stato molto difficile, ma siamo riusciti nell’impresa solo grazie al sostegno finanziario cruciale di organizzazioni come United Free Press e ECPMF.”.

Come anticipato dalle riflessioni di Matthew Caruana Galizia, è stata la fine tragica della giornalista maltese e l’esperienza della sua famiglia ad aver dato un impulso alla costituzione di CASE, coalizione che raduna circa novanta organizzazioni non governative intorno all’obiettivo condiviso di proteggere i diritti di tutti coloro i quali, nell’esercizio della partecipazione pubblica, vengono colpiti da SLAPPs.

Lo sforzo congiunto di rappresentanti delle organizzazioni della società civile, del Parlamento Europeo, della Commissione Europea hanno permesso la formulazione di una proposta di direttiva e di una raccomandazione, entrambe rese pubbliche lo scorso 27 aprile. Ad intervenire in rappresentanza delle istituzioni europee, la vicepresidente della Commissione Europea Věra Jourová, e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. Quest’ultima ha dato voce alla crescente preoccupazione suscitata dal chilling effect generato dalle SLAPP e dalla minaccia del ricorso alle SLAPP, i quali “lentamente scalfiscono il pilastro fondamentale della nostra democrazia”. Una minaccia che rende necessaria l’introduzione di un sistema europeo solido di sostegno per coloro i quali sono bersaglio di SLAPP. Roberta Metsola ha sottolineato l’impegno politico dell’istituzione da lei guidata: “Il Parlamento europeo ha la responsabilità e il privilegio di condurre questo processo in difesa dei media e della libertà di stampa. Perché abbiamo capito da tempo che senza la libertà dei media non può esistere una vera libertà. L'Europa deve stare dalla parte di chi cerca la verità e i nostri valori devono essere protetti dalle nostre leggi”.

Dunja Mijatović, Commissaria per i Diritti Umani in seno al Consiglio d’Europa © Andreas Lamm, ECPMF

Dunja Mijatović, Commissaria per i Diritti Umani in seno al Consiglio d’Europa © Andreas Lamm, ECPMF

Similmente, in seno al Consiglio d’Europa è prevista l’adozione di una Raccomandazione del Consiglio sulle SLAPP nel corso del 2023. Seppure privo di carattere vincolante, il valore aggiunto di questo strumento sarà quello di rivolgersi agli stati fuori dall’UE, ma che sono parte del Consiglio d’Europa. Come ricordato dalla segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić: “Le SLAPPs hanno molti bersagli: autori, accademici, bloggers, gruppi anticorruzione, organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani. L'elenco è lungo. Tuttavia, in testa a questa lista, ci sono i giornalisti e gli operatori dei media. Questa professione svolge il ruolo fondamentale di public watchdog, fornendo ai cittadini notizie, informazioni e idee.”

A sottolineare come i professionisti dei media non siano l’unica categoria colpita dalle SLAPPs, l’intervento di Dunja Mijatović ha ricordato come gli attivisti che si occupano di difesa dell’ambiente stiano diventando sempre più frequentemente target di SLAPPs, come dimostrato dal recente caso di due giovani ambientaliste che in Bosnia Erzegovina stanno affrontando una serie di azioni legali istigate da una compagnia belga proprietaria di una centrale idroelettrica sul fiume Kasindolska.

Del resto, a conferma che non sono solo i giornalisti delle grandi testate ad avere a che fare con querele temerarie, nel corso della giornata si è dato spazio a voci provenienti dal mondo dell’attivismo ambientalista, come quelle di Lukas Straumann direttore del Bruno Manser Fond, e di Walter Strobl, responsabile legale di Press Club Concordia; dal mondo accademico, come nel caso dell’intervento di Dirk Voorhoof, professore dell’Università di Ghent. Inoltre, nonostante la rilevanza degli interventi dei rappresentanti di testate affermate come The Guardian e EU Observer, merito degli organizzatori l’aver dato la parola anche a giornalisti che operano in contesti geografici considerati lontani da Bruxelles, come nel caso dell’esperienza evocata da Piotr Stasiński, caporedattore di Gazeta Wyborcza; come anche di testimonianze strettamente legate a territori locali, come nel caso presentato da Julia Nebel, direttrice di Luhze e.V., piccolo quotidiano gestito da studenti universitari a Lipsia.

Si è dato largo spazio a riflessioni sull’advocacy, declinate nel loro duplice aspetto che da un lato riguarda le organizzazioni che operano a Bruxelles e Strasburgo e dall’altro quegli attori che dispiegano il proprio attivismo sul territorio dei singoli stati membri. Mentre la scelta dei casi studio presentati è stata dettata dalle agende dei tre stati i cui governi stanno attivamente discutendo proposte legislative anti-SLAPP, Regno Unito, Irlanda e Malta, è stata, ancora una volta, una rappresentante della famiglia di Daphne Caruana Galizia ad offrire un impareggiabile modello di advocacy. Corinne Vella, sorella della giornalista maltese scomparsa e responsabile delle relazioni con i media per la Daphne Caruana Galizia Foundation, nel rivolgersi a Naomi Cachia, parlamentare maltese, ha così articolato la propria risposta all’intervento laconico di quest’ultima:

“Questa è la prima volta che qualcuno del tuo partito menziona il nome di Daphne in un forum pubblico. Per anni è stata screditata, e questa è una delle circostanze che hanno portato al suo omicidio. Questo è [anche il motivo] per cui oggi abbiamo questa campagna condotta dall'Europa. Vorrei ricordare che alcuni tuoi colleghi di partito continuano a farle causa cinque anni dopo la sua morte. La legislazione anti-SLAPP che è stata presentata senza consultazioni pubbliche è ben lontana dagli standard minimi specificati dal pacchetto di misure annunciato dell'UE lo scorso aprile. Non abbiamo bisogno di aspettare una direttiva che ci dica cosa fare, sappiamo già cosa deve essere fatto. I numerosi rapporti e pareri ricevuti da Malta e riguardanti la legislazione proposta, non sono stati presi in considerazione. La proposta legislativa non protegge i difensori dei diritti umani, i quali non vengono nemmeno menzionati. Questa legislazione è molto al di sotto di ciò di cui abbiamo bisogno. E non è necessario aspettare ancora per avere una legislazione adeguata che fornisca una protezione effettiva. Questo è il minimo che dobbiamo aspettarci in queste circostanze”.

 

Direttiva

La proposta di direttiva elaborata dalla Commissione Europea esaminata dal Parlamento UE e dal Consiglio UE, attualmente oggetto di discussione in seno alle sedi europee di competenza, concluderà il suo iter legislativo entro metà del 2023. Una volta approvata da questi due organi, sarà vincolante per tutti gli stati membri, i quali avranno due anni a disposizione per raggiungere gli obiettivi formulati nella direttiva. La direttiva è volta a stabilire un minimo comune denominatore a livello di stati membri che possa determinare un livello di protezione armonizzato contro le SLAPP. La direttiva definisce le SLAPP come “azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica”. Questa definizione riflette l’intenzione della Commissione di includere tra gli individui colpiti da SLAPP qualunque cittadino attivo nell’esercizio della partecipazione pubblica. La direttiva è diretta a disciplinare i casi di natura civile con implicazioni transfrontaliere. La definizione di transfrontaliero è intenzionalmente ampia così da abbracciare non solo i casi nei quali querelante e querelato si trovino a risiedere in due paesi differenti; ma anche i casi nei quali la dimensione transfrontaliera è dettata dalla natura dell’atto di partecipazione pubblica (ad esempio per i casi nei quali un giornalista pubblica un articolo nel quale tratta un tema rilevante per più di uno stato membro UE; o nel caso in cui un attivista si batte per una causa ambientalista che ha ripercussioni in più di uno stato membro).

 

Raccomandazione

La Raccomandazione UE della Commissione , non ha carattere vincolante, ma è volta ad integrare la direttiva. Questa incoraggia gli stati membri ad allineare le loro norme alla proposta di legge dell'UE anche per le cause nazionali e in tutti i procedimenti, non solo in materia civile. Attraverso la raccomandazione la Commissione invita gli stati membri a garantire la disponibilità di corsi di formazione per i professionisti del diritto e per i potenziali destinatari di SLAPP, nonché l'accesso a un'assistenza legale indipendente pro-bono. Inoltre, chiede agli stati membri di raccogliere dati aggregati SLAPP e di comunicarli alla Commissione annualmente, a partire dal 2023.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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