Il Ministro delle finanze Milen Velchev

In altri Paesi, in modo più o meno ipocrita, si parla di cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. In Bulgaria il dibattito è diverso: governo ed opposizione s'accapigliano su chi riesce ad ottenere di più dai Paesi debitori. Iraq in primis.

26/01/2005 -  Tanya Mangalakova

Una Commissione parlamentare il cui compito sarà fare chiarezza sui crediti che la Bulgaria gode nei confronti di Paesi del cosiddetto "terzo mondo": strutture dei crediti, garanzie della loro liquidazione, attività svolte a tal proposito dai vari governi che si sono alternati dal 1990 ad oggi. La proposta è stata discussa in Parlamento lo scorso 19 gennaio ed è stata avanzata dal governo in seguito alle denunce mosse ad inizio mese dal Partito socialista bulgaro secondo il quale l'esecutivo avrebbe "venduto i crediti" a soggetti terzi al 20-30% del loro valore nominale.

"Cerchiamo di fare chiarezza sulla verità, sul perché queste operazioni finanziarie legate ai crediti nei confronti di Paesi del terzo mondo siano state tenute celate dal governo, su chi ha dato il via libera al Ministro delle finanze Velchev ad intervenire su questi debiti, seppur rispettando la Costituzione, senza coinvolgere il Parlamento", ha affermato durante il dibattito il parlamentare Petar Dimov, del Partito socialista bulgaro (BSP).

Il BSP insiste soprattutto per sapere a quanto ammontino le commissioni delle transazioni per le persone che hanno partecipato alla vendita di questi crediti. Algeria, Yemen, Russia, Tanzania, Etiopia e Nicaragua sarebbero i 6 Paesi in merito ai cui debiti sarebbero stati conclusi accordi. Rimangono altri 26 Paesi nei confronti dei quali la Bulgaria vanta crediti. "Sono accuse mostruose contro il Ministro Velchev, lo difenderemo in questa Commissione", ha affermato Stanimir Ilchev, capogruppo parlamentare del Movimento Nazionale Simeone II, al termine del dibattito.

Le accuse

"La gestione dei crediti nei confronti dei Paesi del terzo mondo è un vero e proprio segreto per i bulgari" denuncia Sergei Stanichev, leader del Partito socialista "in questi anni siamo stati testimoni degli esperimenti del governo in operazioni finanziarie, con seri rischi per il Paese. In questi anni sono stati venduti segretamente i debiti di un certo numero dei Paesi in via di sviluppo per il 20-25% del loro valore nominale".

L'accusa mossa dall'opposizione al governo, ed in particolare al Ministro delle finanze, è in particolare quella di una mancanza assoluta di trasparenza su queste operazioni finanziarie. "Non abbiamo prove ma la nostra denuncia si basa su voci confidenziali affidabili", ha dichiarato il vice presidente del BSP Roumen Petkov. Dal Ministro Velchev però arrivano smentite e nessuna informazione ulteriore, "sono informazioni secretate". Secondo il quotidiano "24 Chassa" il debito complessivo dei 7 Paesi con i quali si sarebbero avviate tali operazioni ammonterebbe a 2,2 miliardi di dollari.

Accordi bilaterali confidenziali

"I nuovi accordi relativi al pagamento dei debiti sono stati concordati su base bilaterale, senza ricorrere ad intermediari", aggiunge in smentita alle accuse del Partito socialista il Ministro delle finanze. L'interesse nazionale della Bulgaria sarebbe stato a suo avviso salvaguardato. Ciononostante Velchev si è rifiutato di rivelare i nomi dei Paesi con i quali si sarebbero stretti tali accordi e l'entità dei crediti bulgari. "Negli accordi abbiamo sottoscritto una clausola di confidenzialità". "Spero solo" ha continuato Velchev "che questi attacchi del Partito socialista non siano un modo per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai finanziamenti che Paesi del terzo mondo hanno dato ad alcuni Partiti politici bulgari per risolvere questa questione dei debiti".

La giungla

Sono una ventina i Paesi debitori della Bulgaria che nei loro confronti vanta un credito di almeno 2,5 miliardi di dollari. Ogni anno, a causa degli interessi, questa cifra incrementerebbe. In realtà queste sono solo cifre nominali, con poco valore nella realtà. "E' naïve ritenere che la Bulgaria sia in grado di riottenere una parte considerevole di queste cifre", ricorda Plamen Oresharski, vice-rettore dell'Università d'economia nazionale ed internazionale di Sofia e ex vice-Ministro delle finanze.

La maggior parte di queste situazioni creditorie si sono sviluppate negli anni '80, sotto il regime comunista. I Paesi debitori erano direttamente parte dell'ex blocco sovietico o Paesi satellite. Con il crollo dei regimi comunisti molti di questi Paesi hanno subito gravi crisi e non pochi di loro sono finiti in bancarotta. Risulta quindi difficile se non impossibile recuperare i crediti.

In molti casi inoltre alcuni crediti non vengono neppure formalmetne riconosciuti e vengono ritenuti tali solo dalla Bulgaria. Sono spesso il risultato dell'interruzione di rapporti commerciali o di contratti per la costruzione di grandi opere o per determinate forniture. Vi sono crediti nominati in valute che oramai non esistono più, senza nessuna clausola di contratto che preveda soluzioni. In alcuni casi sono 15-20 anni che nessuno paga gli interessi su tali situazioni debitorie.

Crediti? Una greatest hits della politica bulgara

La questione dei debiti di Paesi del terzo mondo nei confronti della Bulgaria è stata oggetto, anche in passato, di molte false promesse. Durante la campagna elettorale del 2001 l'attuale Ministro dell'economia promise che il pagamento dei debiti dei Paesi del terzo mondo avrebbero contribuito a far crescere i redditi dei cittadini bulgari. Nel 2003 altri Ministri dell'attuale governo convinsero la società civile bulgara a sostenere l'invio di truppe in Iraq promettendo che quest'ultimo avrebbe pagato debiti per 1,7 miliardi di dollari.

Viva la solidarietà

"Solidarietà con le gente dell'Asia, Africa ed America Latina", titolava in modo polemico nei giorni scorsi il quotidiano "24 Chassa" pubblicando un fotomontaggio che vedeva abbracciati l'ex leader comunista Todor Zhivkov assieme a Simeone di Sassonia Coburgo Ghota. E accusandoli, nemmeno troppo indirettamente, di non aver salvaguardato gli interessi del Paese. Una volta approvata la Commissione avrà 3 mesi di tempo per presentare le sue conclusioni. Tre mesi che porteranno con tutta probabilità dritti verso le nuove elezioni politiche: in Bulgaria si voterà infatti il prossimo 25 giugno. Saranno giorni caldi quelli, anche per la Commissione. Con risultati che rischiano di essere già noti: tanto rumore per nulla. E' stato il destino che ha accomunato tutte le Commissioni parlamentari d'inchiesta promosse sino ad ora.


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