Albania, al via la contestata riforma dei media

9 luglio 2019

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È di mercoledì la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri albanese, del cosiddetto ‘anti-defamation package’, due disegni di legge proposti dallo stesso primo ministro Edi Rama che, sin dalla loro presentazione, hanno destato numerose critiche da parte delle organizzazioni albanesi per la difesa dei diritti umani e dei maggiori esperti internazionali, tra i quali Reporters Without Borders e la European Federation of Journalists. I testi definitivi approvati durante il Consiglio dei ministri non sono però ancora stati resi pubblici.

I due disegni di legge, come dichiarato dal ministro della Giustizia Etilda Gjonaj, hanno lo scopo di emendare “le più importanti leggi sui media, in particolare quelle riguardanti i media online” comportando, nello specifico, l’iscrizione obbligatoria presso l’Autorità della comunicazione elettronica e postale albanese e il monitoraggio da parte dell’Autorità dei media audiovisivi. Vero è che nel pacchetto il primo ministro aveva ipotizzato di introdurre l’abolizione del reato di diffamazione, misura che uniformerebbe l’Albania agli standard della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

La notizia suona comunque allarmante a molti, visto che le modifiche annunciate, almeno secondo la prima versione del draft presentata lo scorso dicembre, garantirebbero allo stato albanese non solo un maggior potere di controllo, ma soprattutto la possibilità di sanzionare o addirittura chiudere i portali online senza un passaggio preventivo del tribunale.

Rimane ora da vedere se la nuova versione del pacchetto sarà in linea con quanto promesso da Rama in occasione di una visita lo scorso giugno di una delegazione di monitoraggio internazionale, composta da European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), ARTICLE 19, Committee to Protect Journalists (CPJ), Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ), International Press Institute (IPI), Reporters Without Borders (RSF) e South East Europe Media Organisation (SEEMO). In quell’occasione, durante il meeting con gli esperti, Rama aveva infatti assicurato che la possibilità di chiudere i portali online sarebbe stata eliminata e l’entità delle penali previste significativamente ridotta.

Se da un lato, come affermato dal capo dell’OSCE in Albania Bernd Borchardt, la depenalizzazione del reato di diffamazione - una delle misure che sembrerebbe inclusa nella proposta di riforma - è una necessità per il miglioramento delle condizioni della stampa albanese , è altrettanto vero che imbrigliare i media a fini preventivi non può che essere una soluzione pericolosa.

Nei prossimi mesi è previsto il passaggio parlamentare delle due proposte di legge: un iter che, visti i recenti sviluppi nella scena politica albanese, potrebbe rappresentare una mera formalità.


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