In Bosnia Erzegovina, in un giorno, è possibile laurearsi o ottenere un master. Basta pagare. Il sistema d'istruzione superiore sta implodendo e con esso viene ulteriormente compromesso il futuro del paese

23/08/2017 -  Azra Nuhefendić

Un uomo di famiglia, ben sistemato, con un’ottima paga da manager… Sembra tutto perfetto, ma gli manca il diploma universitario. Si iscrive a giurisprudenza. Dopo un anno gli chiedo come va con gli esami, e lui mi risponde: “Già laureato, ora mi sono iscritto a un master”.

Un giorno dei vicini mi portano nella loro casa di campagna e, in mezzo al nulla, su una collina, vedo innalzata una palazzina, un prefabbricato nuovo di zecca. “Cos’è questo?” chiedo. “La nuova facoltà”, mi rispondono.

In Bosnia Erzegovina fiorisce sempre di più il mercato delle facoltà private e della compravendita degli esami e delle tesi di laurea. Il business dell’istruzione è molto redditizio: rende molto di più aprire una scuola privata che una fabbrica. I guadagni possono andare dalle centinaia di migliaia ai milioni di euro.

Ricordo di quando, tempo fa, ridevamo di una barzelletta: un pullman arriva a Banja Luka e l’autista annuncia che durante la sosta di mezz’ora “i passeggeri possono andare in bagno, bere qualcosa, oppure laurearsi”. Oggi c’è poco da ridere su questo.

Adesso perfetti ignoranti con gli esami comprati e finti diplomi sono diventati i nostri politici, professori, medici, ministri.

Si vendono e comprano tutti i tipi di diplomi universitari, delle scuole superiori e sono molto gettonati anche i diplomi per cuochi, autisti, infermieri.

La Bosnia Erzegovina, secondo i dati dell’Agenzia statale di statistica, ha circa 110.000 studenti. Con una popolazione di 3,6 milioni, il paese balcanico ha il più alto numero di istituti di istruzione universitaria: dieci statali e trentasette privati.

Business dei diplomi

Solo a Bijeljina, città nel nord-est del Paese, che conta circa 110.000 abitanti, ci sono ben dieci diverse università dove si può ottenere una laurea in economia.

Chi si occupa del business dei diplomi e degli esami fittizi non conosce frontiere statali né religiose né etniche. Dai paesi vicini, Serbia, Macedonia, Montenegro e Croazia, si contribuisce all’offerta. Stevan Milić, presidente del Sindacato dell’istruzione della Republika Srpska di Bosnia Erzegovina (RS) dice che il commercio dei diplomi facili tra la Serbia e la RS è così diffuso che rischia di rendere assurda qualsiasi istruzione superiore regolare.

Il crescente numero di studenti e di istituzioni scolastiche non indica che l’istruzione della popolazione in generale sia alta. Secondo l’ultimo censimento quasi novantamila persone ovvero il 2,82 per cento della popolazione bosniaca non sa né leggere né scrivere.

Il mercato della compravendita di titoli di studio di qualsiasi livello e di esami mai studiati né sostenuti, è ben pubblicizzato. On-line e nei giornali ci sono centinaia di “professionisti di lunga esperienza” che offrono qualsiasi tipo di diploma ed espongono il listino prezzi: un esame otto euro, un saggio 150 euro, la tesina per il liceo 500, la tesi di master 1.000, di dottorato 2.500 euro, la tesi in medicina di terapia intensiva costa 4 euro a pagina.

“È un lavoro onesto, altrimenti non sarei andato avanti per dieci anni. Sono una persona seria”, dice Igor. Lui opera dalla Macedonia e non vede nulla di sbagliato nel vendere “la conoscenza inesistente”.

La Bosnia Erzegovina è uno dei rari paesi in Europa che non dispone di un ministero dell'Istruzione a livello nazionale. Questo significa che non esistono criteri unici per l’apertura delle istituzioni private, non c’è nessuna agenzia per l’accreditamento delle facoltà che controlli se ogni istituzione soddisfa i minimi standard. Anzi ci sono grandi differenze tra le normative in questo settore tra le due entità e i dieci cantoni.

Dell’assenza di regole hanno usufruito molti istituti privati per l’istruzione dove ci si può laureare praticamente in un giorno. Nelle molte facoltà private non c’è l’obbligo di frequenza, né di possedere le conoscenze, basta pagare e qualsiasi diploma viene rilasciato.

Vedad Pašić, professore dell’università statale di Tuzla, dice che “la maggior parte dei colleghi di queste scuole private sta letteralmente stampando dei diplomi inutili”.

Per ridurre i propri costi le facoltà private spesso affittano i locali, le aule scolastiche, ristoranti, stanze delle fabbriche, le sale per i matrimoni. Ci sono stati casi in cui i diplomi si vendevano addirittura per la strada.

Docenti

A un noto professore sarajevese è stato offerto, dopo il pensionamento, di insegnare in una facoltà privata. Non ha fatto nessuna lezione, né visto nessuno studente. Alla fine del primo semestre è stato chiamato dal proprietario della facoltà per “firmare i libretti degli studenti”. A questo punto il professore ha interrotto il suo rapporto.

Ma non tutti gli appartenenti alla comunità accademica sono così scrupolosi.

Purtroppo anche i professori hanno abbassato i criteri, molti non tengono al codice professionale, e numerosi insegnanti si sono compromessi cooperando, cioè dimostrando complicità con quelli che stanno distruggendo non solo l’istruzione ma anche, o forse soprattutto, il futuro del Paese.

“La maggior parte delle università private in Bosnia funziona come un crimine legalizzato”, dice il presidente del Comitato di Helsinki per i diritti umani della Republika Srpska, Branko Todorović. “Noi sappiamo e vediamo che non si tratta di un processo educativo, ma di un’imitazione grottesca del processo educativo, di un crimine completamente non mascherato, dove gli studenti non svolgono gli esami. Tutto sommato, le autorità locali sono riuscite a trasformare l’istruzione in una farsa, dove oggi chiunque può acquistare il dottorato in qualsiasi facoltà per un paio di migliaia di marchi”.

Diversi sono quelli che comprano i diplomi, i certificati o gli esami: ci sono genitori che regalano ai figli i diplomi fittizi, gli studenti che non hanno voglia di studiare, e un vasto e variegato gruppo di politici.

Un gran numero di coloro che esercitano cariche pubbliche in Bosnia hanno un lavoro statale non per il merito, ma grazie ai rapporti e ai legami politici. A molti di loro, come a mio cugino, l’uomo di famiglia dell’inizio di questo articolo, non basta un posto sicuro e una buona paga, vogliono anche “un certificato”, un titolo accademico che confermi la posizione che occupano.

Politici

Ci sono migliaia di persone che si sono laureate solo dopo essere diventate ministri, direttori, segretari, generali, presidenti ecc. Tra i possessori dei diplomi sospetti c’è il vice presidente del parlamento della RS, il principale revisore dell’entità RS, e decine di poliziotti della RS hanno ottenuto il diploma in un giorno.

Caso tipico è quello di Esad Radeljaš, attualmente in carcere per corruzione, furto, truffa e tant’altro. Fino a pochi mesi fa Radeljaš era membro del parlamento e capo dell’Istituto della Sanità del cantone di Sarajevo. Prima della guerra Radeljaš aveva lavorato come portiere, operaio edile, vigile del fuoco, e per un po’ era stato proprietario di una macelleria. Della formazione scolastica non aveva finito neanche la scuola elementare, e durante il processo ha ammesso di aver comperato il certificato per la scuola superiore, il diploma universitario e il master.

L’ex vice presidente del partito HDZ, prima di entrare in politica, aveva fatto il manovale, poi aveva guidato macchinari per l’edilizia, e solo dopo essere diventato sindaco ha ottenuto non uno ma due diplomi universitari.

In una società dove la compravendita dei titoli universitari è ben conosciuta e raramente sanzionata, l’arroganza di quelli che si procurano i diplomi-istantanei, è molta. I politici “insaziabili di imparare e sapere” si comprano non solo i diplomi universitari ma anche il dottorato. Nella Bosnia di oggi c’è un’inflazione di dottorati, il titolo lo possiedono anche le persone che non hanno prodotto nessun lavoro scientifico.

L’ex presidente dell’Istituto della RS per la previdenza, Mladen Milić, si era iscritto a un programma master ancora prima di laurearsi in una facoltà privata.

“È molto discutibile che uno che svolge delle funzioni molto responsabili e molto complicate, come il primo ministro o presidente di un partito, ottenga durante il proprio mandato un master, un dottorato ecc. Si tratta di una farsa. In tutto il mondo quando si fa un dottorato ci vogliono almeno cinque anni, bisogna spendere almeno 12 ore di lavoro al giorno, e alla fine sostenere la propria tesi di dottorato”, dice Dušan Teodorović, presidente del Comitato per l’istruzione superiore dell’Accademia serba delle arti e delle scienze.

La sua collega, Lamia Tanović, docente della Scuola di Scienze e Tecnologie a Sarajevo dice che “non si tratta solo di acquistare i diplomi e gli esami, ma è compromessa anche la scelta di persone nelle professioni scientifiche. Qui per docenti universitari nominano persone che in circostanze normali non sarebbero state scelte a insegnare neanche nelle scuole superiori”.

Università

La maggior parte delle università in Bosnia Erzegovina non è iscritta a un registro di istituti accreditati di istruzione superiore, il che significa che i diplomi di tali università non sono riconosciuti.

L’associazione degli studenti provenienti dalla Bosnia Erzegovina e che risiedono in Austria, “Collegium Bosniacum”, ha indicato che in Austria cresce il numero degli studenti bosniaci che non possono continuare la loro formazione perché i loro diplomi non risultano validi.

I datori di lavoro in Bosnia Erzegovina hanno espresso la loro sfiducia verso l’istruzione privata superiore, suggeriscono agli studenti di pensarci due volte prima di iscriversi a una scuola privata, perché non è sicuro che il loro diploma sarà riconosciuto.

Nonostante tutto cresce il numero degli iscritti alle facoltà private. “L’importante è avere la laurea”, dice uno studente.

Ma la prassi lo smentisce. La maggior parte dei giovani bosniaci laureati lasciano il paese, e all’estero fanno lavori per i quali la laurea non serve.


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