Rossella Vignola 6 marzo 2014

La Commissione affari esteri del Parlamento europeo ha appena approvato il progress report sul processo di adesione della Turchia all'UE. Diritti fondamentali, libertà di espressione e riforma costituzionale restano le maggiori criticità

Fonte: Parlamento Europeo

Il 3 marzo scorso, la Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo (PE) ha approvato il "progress report" sull'avanzamento della Turchia nel processo di adesione all'UE, stilato dalla rapporteur del PE sulla Turchia, l'eurodeputata Ria Oomen-Ruijten. Il documento, approvato dalla commissione AFET con 36 voti a favore, 8 contrari e 3 astenuti, dovrà passare il vaglio dell'Assemblea generale del PE prevista per la prossima settimana.

Nella risoluzione gli europarlamentari esprimono profonda preoccupazione per la situazione interna in Turchia, con particolare riferimento ai gravi casi di corruzione che stanno scuotendo l'establishment politico turco. La commissione AFET ha espresso disappunto per la rimozione dai propri incarichi dei pubblici ministeri e dei funzionari di polizia impegnati nelle indagini sui casi di corruzione, e ha richiamato le autorità turche a garantire l'indipendenza ed il buon funzionamento degli organi giudiziari. Gli europarlamentari della commissione AFET condannano, inoltre, l'arresto del processo di riforma costituzionale e la sospensione dei lavori della commissione del Parlamento turco incaricata di studiare il percorso delle riforme.

La commissione AFET ha anche contestato la nuova legge su internet approvata recentemente in Turchia, che introduce controlli eccessivi sull'accesso ad internet, e sulla riforma giudiziaria in corso che, secondo gli europarlamentari, rischia di allontanare la Turchia dai criteri di Copenaghen.

Sottolineando la centralità della riforma costituzionale, definita una priorità inderogabile per la Turchia, gli europarlamentari della commissione AFET hanno voluto rimarcare, in linea con l'ultimo "progress report" della Commissione Europea (CE), la necessità di sviluppare strumenti per il consolidamento di una reale democrazia partecipativa e diffusa che vada oltre una concezione che vede nella maggioranza parlamentare l'unica espressione di democrazia. Una concezione, questa, che le autorità turche hanno dimostrato di avere con il loro atteggiamento di non-compromesso e repressione nei confronti delle vibranti proteste che agitano le piazze turche dalla primavera 2013.

Il rispetto dei diritti umani fondamentali, delle minoranze, come quella curda, il pluralismo dell'informazione e la libertà d'espressione restano, secondo le istituzioni comunitarie, le maggiori criticità nel lungo e tormentato processo di avvicinamento della Turchia all'UE.

L'avvio ufficiale dei negoziati di adesione della Turchia all'UE è dell'ottobre del 2005 ed è da subito stato caratterizzato da ambivalenze, ostacoli e "ripensamenti" da entrambe le parti, fino a raggiungere un vero e proprio stallo, politico e tecnico, nel 2012 in seguito al non riconoscimento, da parte turca, della presidenza di turno cipriota. A inizio 2013 la Francia ha tentato un rilancio dei negoziati, con l'apertura di un nuovo capitolo dell'acquis communautaire, ma a giugno la durezza della repressione delle proteste di piazza ha precipitato i rapporti tra Bruxelles e le autorità di Ankara con il PE che esprimeva "profonda preoccupazione per l'uso sproporzionato ed eccessivo della forza da parte della polizia turca". In seguito a queste tensioni, e all'aspra retorica verbale che le autorità turche hanno rivolto all'UE, i negoziati di adesione si sono ancora una volta bloccati e sono ripartiti solo ad ottobre 2013 dopo tre anni di stasi.

Il rapporto tra EU e Turchia è sempre stato caratterizzato da ambivalenza e perplessità reciproche. Ci sono pochi dubbi sul fatto che durante i primi anni del processo di adesione la "leva europea" sia stata una forte determinante delle riforme e della democratizzazione in Turchia. Ma l'Europa di oggi, sfiancata da una crisi politica, economica e sociale e turbata dall'ascesa dell'euroscetticismo, sembra non avere la forza e la coesione necessaria per avviare ulteriori allargamenti. E mentre Štefan Füle, Commissario europeo per l'allargamento, ribadisce che sono proprio i recenti sviluppi a richiedere la necessità che l'UE resti il punto di riferimento per le riforme nel paese, un sentimento di scetticismo e di distanza si va diffondendo anche in Turchia, dove l'Europa sembra aver perso molto del fascino di cui godeva in passato.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament