In una fabbrica jugoslava negli anni '60

In una tesi di laurea un analisi socio-economica che parte dalla fondazione della Repubblica Popolare Federale Jugoslava, nel secondo dopoguerra, per arrivare alla transizione post-socialista di Slovenia e Croazia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

06/05/2014 -  Adriano Cozzolino

La Jugoslavia socialista rappresenta uno dei modelli più interessanti e a al tempo stesso contraddittori delle esperienze storiche note con il nome di socialismi realizzati. Presto libera dall'egemonia sovietica (1948), l'ex Jugoslavia fu caratterizzata da diversi esperimenti economici e politico-istituzionali, tanto da poter parlare di una specifica varietà di socialismo.

L'autogestione delle fabbriche fu la chiave di volta attraverso la quale questa permanente ingegneria economica e istituzionale riuscì a superare i limiti del possibile, diventando lo specimen del socialismo jugoslavo. Soltanto tra il 1945 e il 1991 furono adottate tre costituzioni e le relazioni economiche cambiarono più volte modello di riferimento: ad esempio, passando da un periodo di pianificazione centralizzata ad una riforma orientata al rafforzamento delle relazioni di mercato (1965) e ancora ad un restringimento di quella stessa razionalità economica (1974-76).

Questo lavoro analizza, nei primi due capitoli, il movimento storico del socialismo Jugoslavo dalla fondazione della Repubblica Popolare Federale Jugoslava (1945) alla sua disgregazione (1991). Nel terzo, la transizione post-socialista della Slovenia e soprattutto della Croazia, analizzata sullo sfondo dell'integrazione europea.

Usando un metodo multidisciplinare e un approccio olistico ai processi storici, per ogni congiuntura vengono analizzate le condizioni economiche e le relazioni sociali e politiche. L'obiettivo dello studio è lasciare emergere le modalità in cui le azioni umane, le strategie discorsive, le relazioni sociali, l'architettura istituzionale siano in una posizione di influenza reciproca. Ad esempio, il periodo tra la riforma orientata al mercato del 1965 e la riforma che restringe lo spazio lasciato alle relazioni di mercato (1974-76) è paradigmatico rispetto alla necessità dell'adozione di una prospettiva multidisciplinare basata su un approccio che integri economia e analisi sociopolitica.

Infatti, se l'analisi economica permette di comprendere come il rafforzamento delle relazioni di mercato abbiano implementato la competitività delle imprese, è tramite un approccio economico-politico e sociologico che è possibile comprendere come la prima dimensione abbia condotto ad una intensificazione dell'autorità dei dirigenti delle imprese, a sua volta intensificando i conflitti sociali tra ceto tecnocratico, classe operaia e burocrazia.

Inoltre, è sullo sfondo dell'intensificazione dei legami di mercato e dell'aumento della disoccupazione e delle disparità tra repubbliche che viene analizzato il fenomeno del nazionalismo, specialmente in relazione ai suoi caratteri economici. Diverse sono le questioni aperte: qual è la relazione tra il rafforzamento del mercato e il nazionalismo? Perché il nazionalismo emerge prima nelle repubbliche più ricche? Quali sono i legami che i nazionalisti stabiliscono con i quadri politici repubblicani e che tipo di strategie discorsive vengono sviluppate?

La crisi degli anni '80 è un altro fecondo punto di analisi: il lavoro cerca di inquadrare la disgregazione della Federazione innanzitutto da un punto di vista economico, analizzando insieme le relazioni finanziarie internazionali del paese e l'austerity imposta sempre più ferocemente per un intero decennio, di fatto minandone la tenuta sociale. Anche in questa sezione del lavoro diverse questioni vengono aperte: perché la classe operaia, teoricamente classe dominante, restò passiva o fu addirittura intrappolata nel discorso nazionalista? Qual è la relazione tra il nazionalismo e la crisi economica?

Nel terzo capitolo, infine, l'analisi concerne la transizione dal socialismo c.d. autogestito al capitalismo neoliberale. Dopo una ricognizione storica della genesi del neoliberismo e della sua influenza sul processo d'integrazione europea, il focus si restringe alla ristrutturazione economica della Croazia in senso neoliberale, processo analizzato sullo sfondo del processo di integrazione
europea. L'apparato di fonti utilizzato è quello dei documenti dei negoziati e delle posizioni ufficiali della Commissione Europea, testa di ponte nel favorire la transizione ad una economia di libero mercato.


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