Boris Tadic a Vukovar

Boris Tadic a Vukovar

A 19 anni dall’assedio di Vukovar il presidente serbo Boris Tadić si è inchinato di fronte alle oltre 200 vittime di Ovčara. Il 4 novembre scorso, Tadić e l’omologo croato Ivo Josipović hanno aperto un nuovo capitolo della storia dei due paesi

08/11/2010 -  Drago Hedl Osijek

L'arrivo del presidente serbo Boris Tadić a Vukovar, e il suo omaggio alle vittime a Ovčara, sono qualcosa di inedito da quando, 19 anni fa, Croazia e Serbia con una guerra sanguinosa uscirono dallo stato comune chiamato Jugoslavia. Tadić, a capo chino sul luogo dove furono fucilati oltre 200 tra feriti dell’ospedale di Vukovar e prigionieri di guerra, ha pronunciato un discorso umanamente sincero e storicamente inestimabile.

“Sono venuto qui oggi per inchinarmi alle vittime e rendere loro il giusto onore. Sono qui perché, inchinandomi alle vittime, desidero ancora una volta esprimere parole di scusa e rammarico e creare la possibilità affinché Serbia e Croazia inizino un nuovo capitolo della storia”, ha dichiarato Tadić con tono pacato e composto, scandendo ogni parola.

E poco dopo, deponendo la corona di fiori con la scritta “Alle vittime innocenti, il presidente della Serbia Boris Tadić”, ha aggiunto: “Con il riconoscimento del crimine, con le scuse e il rammarico si creano i presupposti per il perdono e la riconciliazione”.

Così è avvenuto il 4 novembre durante l’incontro ufficiale tra Tadić e il suo omologo croato, Ivo Josipović. Insieme hanno dimostrato, come ha sottolineato lo stesso Josipović, che “una politica diversa è possibile, una politica di pace e amicizia”.

Ivo Josipovic

Ivo Josipovic

È stato un grande giorno per i due presidenti, un giorno in cui hanno fatto molto non solo per i rispettivi paesi ma anche per il miglioramento dei rapporti in questa regione ancora instabile. Un’occasione in cui non è mancato il lato simbolico. Infatti Tadić è arrivato a Vukovar con l’imbarcazione che collega le due sponde del Danubio, chiamata “Golubica” [“Colomba”, ndt], il cui nome racchiude un doppio significato: la colomba di ceramica, uno dei più noti reperti archeologici della limitrofa Vučedol, simbolo protettore di Vukovar, e la colomba come simbolo della pace.

Le parole di scusa di Tadić pronunciate a Ovčara, luogo in cui dopo la presa di Vukovar, il 18 novembre 1991, furono uccise più di 200 persone, sono state il momento chiave della sua breve visita in Croazia; ma altresì importante è stato il suo incontro con i rappresentanti delle associazioni e con i famigliari delle vittime. Il presidente Tadić ha portato anche 25 documenti originali sequestrati nel 1991 dall’ospedale di Vukovar che potrebbero aiutare nella ricerca di almeno una parte dei 1.024 scomparsi di cui la Croazia non ha ancora notizie. Oltre alle scuse da parte di Tadić, per le famiglie delle vittime ciò significherebbe un grande passo avanti.

L’arrivo di Tadić in Croazia, considerato un evento ad alto rischio e protetto da ingenti forze di sicurezza, è avvenuto senza il minimo incidente. Quando Tadić ha raggiunto la riva destra del Danubio, ad aspettarlo c’erano una cinquantina di persone che l’hanno accolto con un applauso. A dire il vero alcune delle famiglie delle vittime, che erano a Ovčara mentre Tadić deponeva la corona di fiori e pronunciava parole di scusa, gli hanno voltato le spalle. Inoltre un gruppo di manifestanti, soprattutto militanti del Partito Croato dei Diritti (partito di estrema destra, ndr), ha protestato con striscioni che esprimevano indignazione per la visita del presidente serbo.

“Sono molto importanti le sue parole, abbiamo aspettato ben 19 anni”, ha detto la madre di uno dei soldati uccisi durante la difesa di Vukovar.

I due presidenti, durante questa giornata storica, hanno reso omaggio anche alle vittime civili a Paulin Dvor, villaggio nei pressi di Osijek in cui, nella notte tra l’11 e il 12 dicembre 1991, i soldati dell’esercito croato, per vendetta, uccisero 19 civili, tutti abitanti del villaggio, di cui diciotto serbi e un ungherese. “Il crimine merita una condanna, le vittime il nostro rispetto e i loro familiari rimasti meritano le nostre scuse”, ha affermato il presidente croato Josipović sul luogo del memoriale.

“Dopo questo gesto le cose sono più semplici”, ha commentato un uomo che a Paulin Dvor ha perso due suoi cari.

Vukovar (foto L. Zanoni)

Vukovar (foto L. Zanoni)

Le reazioni da parte croata sono state straordinariamente positive. Jasmina Popović, commentatrice del quotidiano “Večernji list”, ritiene che “dopo l’omaggio di Tadić alle vittime e le parole di scusa alla fossa comune di Ovčara, pretendere nuove scuse è superfluo”. Davor Butković, editorialista di “Jutarnji list”, considera la visita di Tadić a Vukovar un “evento significativo ed estremamente positivo” che “potrebbe aiutare almeno in parte a superare la grande diffidenza che ancora oggi in qualche parte, soprattutto a Vukovar, persiste tra croati e serbi”.

Anche la politica ufficiale ha elogiato questo evento. Uno dei politici croati più potenti e più influenti, il vicepresidente del Parlamento Vladimir Šeks, considera l’intervento di Tadić “straordinario” e “un gesto valoroso di un uomo di stato con cui non solo ha espresso il rammarico ma ha anche porto le sue scuse per le vittime innocenti”. Reazione positiva anche dall’opposizione: Željka Antunović, una delle personalità di spicco del Partito Socialdemocratico, afferma: “Per porgere le proprie scuse serve il coraggio. Spero che da oggi ogni singolo giorno trascorra nel rispetto di questo gesto”.

A giudicare da quello che, nel giorno dell’incontro, hanno compiuto i rappresentanti delle associazioni per i diritti umani di Belgrado, Zagabria e Vukovar, le parole di scuse e di riconciliazione dei due presidenti avranno sicuramente un certo effetto.

Infatti, in quest’occasione, a Ovčara una decina di giovani, che durante l’assedio di Vukovar erano neonati o poco più che bambini, ha lanciato dal ponte sul fiume Vuka – lo stesso ponte da cui sono passate per l’ultima volta le stesse vittime – alcune rose bianche in ricordo della tragedia. E proprio per questa generazione, che rappresenta il futuro, l’incontro tra Tadić e Josipović racchiude una forza e un significato straordinari.


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