Skopje bronzea - Marjola Rukaj

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17 agosto 2011

Una passeggiata in centro a Skopje, capitale della Macedonia. Tra cantieri e statue in bronzo una paesaggio urbano in forte trasformazione. Il fotoracconto di Marjola Rukaj, luglio 2011

Trasformazione
Il centro di Skopje cambia di giorno in giorno. Ogni volta che visito la città incrocio qualche nuova statua di bronzo, aggiunta alla già lunga lista di pezzi presenti. Per trasformare la capitale macedone in qualcosa di più attraente, di più colto, di più europeo, di più macedone, di più antico ma anche di più moderno. Senza temere alcuna contraddizione.
Le due sponde
Da una parte del fiume Vardar, che attraversa il centro della città, si erigono orgogliosi edifici barocchi, dalla sontuosità d'altri tempi. Mentre sull'altra sponda, dove si sviluppa il centro della città - tra i più belli dell'architettura social-realista in questa parte del mondo - si incontrano via via monumenti alle piccole gioie della vita quotidiana: una ragazza che suona la chitarra, una coppia di innamorati siede ad un tavolino, una famiglia, un toro, due amiche che si salutano dopo aver fatto shopping...
Cellulare
Sembra la raffigurazione scultorea della cultura turbofolk nei Balcani, che omologa ormai in massa i giovani, e che raffigura una società fatta di donne, definite quali esseri sessuali in funzione ai macho dai gioielli grossolani, a guida di macchinoni: come nei videoclip delle canzoni. A inneggiare a questo tipo di cultura sembra anche un'altra ragazza, sempre di bronzo, che parla al telefonino, atteggiandosi in minigonna e scollatura, in mezzo al boulevard principale. L'hanno chiamata la Shmizla, che in lingua macedone vuol dire bella, ma non intelligente, e più o meno di facili costumi. Dall'altra parte del corso la fiancheggia un ragazzo di bronzo, vestito casual, che rimarrà alla storia urbana di Skopje con il titolo di “Eeeeej”, varrebbe a dire un tipico saluto di strada rivolto alla bellezza di bronzo che sta dall'altra parte. Autoironia o cattivo gusto? Difficile dare una risposta.
Terremoti
“Mi piace la città abbellita, come tutte le capitali europee” mi spiega una signora incuriosita nel vedermi esaminare le statue di bronzo. “Non è che noi non abbiamo mai avuto edifici barocchi o altre opere d'arte in città, è che il terremoto del '63 ha spazzato via tutto e ora ci troviamo in svantaggio di fronte ai greci”, aggiunge un signore di mezza età.
Turisti
Vicino alla casa-museo di Madre Teresa, connubio perlomeno casuale di materiali e concetti architettonici, incontro anche i primi turisti. Sono di Tirana e son venuti a visitare ed esplorare la vicina Macedonia. “Mi sembra un ottimo progetto quello di abbellire la città. Noi siamo venuti qui per vedere come sta cambiando”. Sembrano convinti che il progetto faccia solo del bene alle comunità che dopo la disgregazione della Jugoslavia non fanno che ridefinire i propri spazi urbani e le rispettive frontiere. “Meno male che hanno previsto anche le statue di alcuni eroi albanesi. Poi Madre Teresa, che è il museo a maggiori incassi a Skopje, è positivo anche per gli albanesi” spiegano.
Lavoratori
Tra opinioni che si assomigliano e qualche scettico che tace, si vedono passare i dipendenti del comune di Skopje con piedistalli e pezzi di statue. Per aggiungere altri personaggi e altre storie curiose.Foto e testo: Marjola Rukaj