Al lavoro in Romania - Wikimedia

La Romania è uno dei paesi che ha registrato in seno all'Ue la maggior crescita economica negli ultimi anni. Ma la sua manodopera specializzata continua ad emigrare

31/05/2018 -  Mihaela Iordache

In piena crescita economica - trainata soprattutto dall'aumento dei consumi - la Romania si sta confrontando con una delle più gravi crisi di carenza di manodopera della sua storia. Le aziende non trovano né operai né ingegneri e manca personale sanitario. E intanto ben quattro milioni di romeni stanno lavorando all'estero, dopo essere emigrati. Il paese - secondo la stampa locale romena che cita dati Onu - sarebbe il secondo al mondo, dopo la Siria, per percentuale di popolazione emigrata.

Nel ‘89, nei giorni della Rivoluzione, i romeni residenti in patria erano oltre 23 milioni. Ora sono rimasti in 19 milioni. La Romania è il terzo paese nell'Ue - dopo la Germania e l’Italia – per crisi demografica negli ultimi anni.

Aumento degli stipendi non basta

Per far fronte a questa situazione - si è sottolineato sulla stampa romena - la risposta dei governi a guida Socialdemocratica degli ultimi anni è stata l'aumento degli stipendi statali. Tra tutti gli stati dell'Ue la Romania è il paese con la maggiore crescita di stipendi degli ultimi 10 anni (+195%), ma rimane anche tra i paesi Ue con il livello salariale più basso.

Occorre inoltre tener conto che la Romania, sempre nel consesso europeo, primeggia attualmente per il suo tasso di inflazione, al 4,3% nell'aprile 2018, che riduce quindi sensibilmente la capacità di acquisto dei romeni e li spinge a guardare all'estero per impostare un percorso di vita sostenibile.

Molti investitori stranieri negli ultimi decenni hanno delocalizzato la produzione in Romania proprio per la mano d’opera a basso costo. Ora i loro conti fanno fatica a tornare proprio perché questa manodopera non la trovano più.

Le settimane scorse il quotidiano romeno Libertatea presentava il caso dell'azienda italiana Fincantieri che ha già 5000 dipendenti nei cantieri romeni ma che ha assolutamente bisogno di assumerne di nuovi. Il gruppo – sottolinea il quotidiano – intende allargare le proprie attività anche alla costruzione di navi da crociera, ma non trova manodopera specializzata. Per questo ha chiesto al governo di intervenire nel campo delle scuole professionali. Spesso, non appena gli studenti di queste scuole ottengono il diploma, si trasferiscono però in massa all'estero.

Un anno fa l’Istituto Nazionale di Statistica (l’INS) aveva già evidenziato questa crisi della manodopera. Secondo un suo studio sarebbero stati disponibili 64.000 posti di lavoro presso aziende private e 10.000 nell’amministrazione pubblica di cui 2000 solo nel campo dell'educazione.

Richiesta di manodopera, ma la disoccupazione persiste

Questo però non significa che nel paese il tasso di disoccupazione sia basso ma piuttosto che le aziende spesso non riescono a trovare il personale qualificato che ricercano. L'INS evidenzia che nelle contee dove si fanno più investimenti anche l’indice di occupazione e più alto. È il caso della capitale Bucarest (dove l’86% della popolazione attiva ha un lavoro), Brasov (71%), Timis (71%), Sibiu (68%), Cluj (67%). Nelle contee più povere della Romania l’indice dell’occupazione è invece molto più basso: Teleorman (35%), Botosani (38%), Vaslui (38%), Mehedinti (40%), Dambovita (40%), Giurgiu (40%).

La stampa romena ha riportato il recente esempio di imprenditori delle contee citate che cercano di convincere gli operai delle regioni più povere, come la Moldova, a trasferimenti interni offrendo ad esempio a chi accetta di lavorare a Timis uno stipendio di circa 400 euro al mese più vitto e alloggio.

In Romania i dipendenti delle società IT restano i meglio pagati, con uno stipendio netto di oltre 1300 euro al mese. Al contrario, i meno pagati sono i dipendenti degli alberghi e della ristorazione, con circa 300 euro al mese. Secondo l’INS, lo stipendio medio a febbraio è stato di circa 540 euro al mese, in crescita dell'11,2% rispetto all’anno scorso. 

Per dare una risposta al problema l’esecutivo di Bucarest ha deciso di aumentare il numero di permessi di lavoro per operai che provengono da paesi non UE, dall’Asia o dall’Africa. Una cifra che si aggira – per l'anno in corso - intorno ai 7000 permessi. Ha inoltre promosso il programma Romania Start-Up, dove si offrono sino a 40.000 euro ai romeni che decidessero di tornare in patria e aprire una piccola azienda, programma che sino ad ora sembra aver riscosso poco successo.

Chiaramente la questione della carenza di manodopera è molto articolata e per affrontarla serviranno nei prossimi anni risposte, da parte delle istituzioni, altrettanto articolate.


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