Chrysi Avghì

Dopo il fallimento delle trattative per un nuovo governo, la Grecia torna alle urne il prossimo 17 giugno. Molti occhi puntati sul risultato del movimento neo-nazista Chrysi Avghì (“Alba dorata”), che approfittando della crisi e con una violenta politica anti-immigrati, attira consensi crescenti, risvegliando fantasmi del passato. Un ritratto del partito e del suo leader, Nikos Michaloliakos

18/05/2012 -  Gilda Lyghounis

Un poliziotto su due, ad Atene, ha votato per lui. Questo forse è l’aspetto più inquietante del successo di Nikos Michaloliakos, leader del movimento neonazista greco Chrysi Avghì (“Alba dorata”) che ha raccolto il consenso di sette elettori su cento alle elezioni politiche del 6 maggio, facendolo entrare per la prima volta in Parlamento con ben 21 deputati. 

Alla sua prima conferenza stampa post voto, Michaloliakos, ha preteso che i giornalisti si alzassero in piedi al suo arrivo, mentre i fan lo accoglievano irrigidendosi nel saluto hitleriano. “In piedi, siamo in Grecia!” ha intimato, seguendo l’esempio del capo, pochi giorni fa anche un controllore ateniese di autobus, dopo avere sorpreso due immigrati senza biglietto e averli costretti ad alzarsi in segno di rispetto: subito denunciato da due signore elleniche presenti sul mezzo pubblico, il controllore ha spiegato di essere un fan di Chrysi Avghi, e di potere agire come meglio credeva nei confronti degli immigrati, ai quali, secondo Michaliolakos, deve essere sbarrato l’ingresso in Grecia servendosi di campi minati al confine con la Turchia, lungo il fiume Evros, nei punti che registrano il maggior numero di nuovi arrivi  di clandestini nell’Unione Europea.

Nikos Michaloliakos, una storia che parte da lontano

Il leader di Chrysi Avghì, 55 anni, non ha mai nascosto le proprie simpatie per il Führer. E neppure quelle per il dittatore greco Ioannis Metaxas, che insanguinò la Grecia dal 1936 al 1941, fino all’occupazione nazista del Paese.

Quanto ai Colonnelli che hanno tenuto il potere per sette anni in Grecia, in seguito al colpo di Stato del 21 aprile 1967, Michaliolakos li ha conosciuti… in prigione. Precisamente nel supercarcere di Korydallos, dove è stato rinchiuso per alcuni mesi dopo essere stato arrestato, nel 1976, per aver partecipato al pestaggio dei giornalisti che documentavano il funerale di Evanghellos Malliu, uno dei torturatori della giunta dei Colonnelli assassinato dalle Brigate rosse greche del gruppo 17 novembre. A Korydallos scontavano la pena a vita anche i Colonnelli. E lì è tornato Nikos il neonazista per 13 mesi nel 1978, per una serie di attentati dinamitardi ad Atene. Nel supercarcere dicono abbia ricevuto l’ordine da parte del più tristemente famoso dei Colonnelli, Ghiorgos Papadopulos, di fondare non solo la rivista neonazista Chrysì Avghì, da cui ha preso poi nome il movimento di Michaliolakos, ma pure quello di dirigere l’Epen, associazione giovanile fondata dallo stesso ex dittatore incarcerato. 

Comincia quindi da lontano, dagli anni Ottanta, la sua carriera politica di estremista di destra. Il suo Movimento, appunto Chrysì Avghì, l’ha tenuto a battesimo nel 1985, ma  inizia a essere noto al grande pubblico nel 1993, quando partecipa ai mega raduni nazionalisti in difesa del toponimo “Macedonia” come copyright riservato all’omonima regione ellenica sull’Egeo, in opposizione alle pretese dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia con capitale Skopje. Non è un segreto che alcuni “chrysavghites” abbiano partecipato alle stragi di civili musulmani al fianco dei Serbi di Bosnia, nel 1995, anche se più tardi sono stati allontanati dal partito di Michaloliakos.

Immigrati da pestare, vecchiette da scortare

Ma è solo negli ultimi anni, in seguito ai pestaggi organizzati di gruppi di immigrati da parte dei suoi fan, che il nome “Chrysì Avghì” (Χρυσή Αυγή) è sulla bocca di tutti in Grecia. Parola d’ordine della campagna elettorale? “Spazzeremo via questa feccia dalla Grecia. E tutti i traditori della Patria che non sono riusciti a non farli entrare”.

Secondo gli analisti, pare sia proprio la politica anti-immigrati del movimento ad avere attratto così tanti voti alle ultime elezioni. In tempi di crisi, si sa, gli stranieri sono un classico capro espiatorio contro cui catalizzare le ansie della gente: non ha fatto così anche Hitler con gli zingari e con gli ebrei?  “Li ho votati perché un mio collega è stato rapinato da un gruppo di africani”, ha dichiarato Leonidas, taxista 63enne, al quotidiano in lingua inglese di Atene Athens News del 10 maggio, rifiutando di dire il suo cognome. Già, è difficile individuare chi ha messo la crocetta sul simbolo simile alla svastica che rappresenta il partito di Michaliolakos.

L’identikit del suo elettore, sempre secondo un sondaggio condotto da Athens News, corrisponderebbe a un giovane fra i 25 e i 34 ani, disoccupato, con scarso livello d’istruzione. Sarebbe stato attratto dalla rassicurante immagine alla Robin Hood che il partito ha cercato di costruirsi nelle periferie ateniesi. I giovani chrysavghites, muscolosi, con la barba ben rasata ed eleganti t-shirts, si sono fatti ritrarre mentre scortavano anziane signore a fare la spesa o in banca. Peccato che Michaliolakos non sia riuscito a impedire che trapelasse la notizia che, fra le sue attività, pare vi sia anche quello di tenutario di un bordello di lusso, o meglio dell’hotel  “Sweet Dreams”, “dove rilassarsi è bello”, in piazza Attikì ad Atene: un hotel a conduzione familiare che fra l’altro ha molte straniere alle proprie dipendenze. 

Ricordi che fanno paura

Ma torniamo ai poliziotti che hanno votato Chrysì Avghì: ben uno su due ad Atene, secondo un’analisi dei risultati usciti dalle urne dei distretti della capitale a cui sono iscritti i poliziotti, in particolare nelle zone popolari di Kesarianì e di Ambelokypoi, condotta dal quotidiano To Vima l’11 maggio. Vengono alla mente fosche scene dei film di Theodoros Anghelopulos, ad esempio “Giorni del 1936”, quando essere un agente di polizia e un picchiatore fascista erano sinonimi. Le cose oggi non stanno certo così. Ma in un Paese che ha vissuto due dittature feroci più l’occupazione nazista lungo il Novecento, fa ugualmente paura.


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