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Sinteticamente.
Il fascismo ha seguito un percorso di snazionalizzazione nei confronti degli slavi, che condanno nella maniera più ferma.
Non si può, però, parlare, obbiettivamente, di atrocità, pulizia etnica e, tanto meno, di genocidio.
Le vittime furono poche.
Di soprusi e di atrocità diffuse si macchiarono le truppe di occupazione italiane nello scacchiere balcanico (al pari, va soggiunto, dei partigiani), ma solo in misura assai ridotta nella Venezia Giulia, in Istria ed in Dalmazia.
Tutto ciò non può giustificare che in parte lo scatenarsi belluino dell'elemento slavo (partigiani e non) contro l'elemento italiano (ed anche slavo filo-italiano) durante la guerra e, soprattutto, dopo, contro popolazioni assolutamente indifese e nella stragrande maggioranza innocenti.
Si è trattato di una brutta pagina che ha in parte offuscato quella che fu l'indiscussa epopea partigiana.
Più o meno lo stesso copione si è ripetuto negli anni novanta con i serbi insediati storicamente in Croazia e più o meno, all'epoca, le giustificazioni furono analoghe a quelle tirate in ballo contro gli italiani.