Il futuro della partnership Fiat-Zastava dopo la ratifica da parte del parlamento di Belgrado dell'Accordo di Associazione e Stabilizzazione con l'Unione Europea. La collaborazione tecnica, le dimensioni dell'investimento e il programma sociale. Nostro resoconto

12/09/2008 -  Aleksandra Mijalković Belgrado

Mercoledì 10 settembre i membri del parlamento serbo hanno ratificato l'Accordo di Stabilità e Associazione (ASA) e l'Accordo commerciale di transizione con l'UE. A dire il vero non all'unanimità, ma per maggioranza. In ogni caso si tratta di un grande passo avanti, con riferimento al fatto che recentemente sembrava che a causa dell'opposizione del blocco "popolare" DSS, NS, SRS l'accordo con l'UE non sarebbe stato ratificato in tempi brevi.

I partiti filo-europeisti hanno subito colto l'occasione per parlare di tutti i vantaggi concreti che i cittadini serbi si aspettano dall'entrata nell'Unione. Uno di questi, a cui in particolare si è riferito il ministro dell'Economia Mlađan Dinkić, è l'abbassamento della tassa doganale per l'importazione delle automobili dal mercato europeo, vale a dire la possibilità di ribasso delle auto importate a partire dal 1° gennaio 2009.

Cosa accadrà, quindi, con la produzione di automobili serbe, e soprattutto che ne sarà della "Zastava" di Kragujevac che l'italiana Fiat dovrebbe rilevare, modernizzare e rendere capace di produrre 300 mila veicoli all'anno?

Nelle scorse settimane, i mezzi d'informazione hanno parlato molto del fatto che l'accordo sul futuro partenariato strategico della Zastava - del valore di un milione di euro firmato dal governo serbo con la casa automobilistica italiana - sarebbe stato ratificato solo a condizione della ratifica dell'ASA da parte del parlamento serbo, in quanto il gigante italiano aspetterebbe che i soldi stanziati per l'investimento nella casa di Kragujevac arrivino da fondi europei. Fondi che resterebbero bloccati in un paese che rifiutasse rapporti più stretti con l'UE. (Ricordiamo, invece, che i rappresentanti della Fiat sono giunti alla firma del Memorandum d'intesa di collaborazione strategica e di investimenti congiunti nella casa automobilistica di Kragujevac "Zastava" il giorno successivo alla firma dell'Accordo della Serbia con l'UE, avvenuta lo scorso 29 aprile.)

Alle "insinuazioni giornalistiche" sono seguite, quindi, le smentite sia da Belgrado che da Torino. Gualberto Ranieri, direttore dell'ufficio stampa del gruppo Fiat, ha dichiarato che tali affermazioni sono "del tutto infondate", e che la compagnia resta fedele all'accordo con il governo serbo, senza riferimento all'ASA.

Perché, quindi, Fiat ancora non ha siglato questo documento?

La ragione è, come riportato dai giornali mercoledì 10, di più alto livello. L'intera documentazione (di alcune migliaia di pagine) e la serietà dell'intero lavoro richiedono ulteriore tempo perché "è necessario risolvere ancora alcuni piccoli dettagli tecnici", ha affermato Dejan Jovanović, segretario del ministero dell'Economia e dello Sviluppo regionale. Da Kragujevac, invece, dichiarano che non sono state risolte nemmeno le questioni legali e riguardanti la proprietà all'interno della "Zastava", cosa che in primis si riferisce alla partnership dell'ex "Zastava transport" con la compagnia austriaca "Hödlmayr " e alla ridefinizione del rapporto con l'impresa "Reomat" ("Zastava Reomat" è stata venduta nel 2006 alla tedesca Scholz).

La terza ragione è l'aumento significativo delle cifre originarie di investimento del governo serbo (300 milioni di euro al posto dei precedenti 100 milioni) e della Fiat (800 milioni di euro al posto di 700). Ora, quindi, la nostra parte dovrebbe assicurarsi una cifra tre volte maggiore per la ricostruzione e la modernizzazione degli impianti e dei pezzi "Zastava", cosa che richiederebbe un'ulteriore decisione sulla ridefinizione del budget da parte del Parlamento serbo. Si pone anche la domanda del cambiamento della propria partecipazione nella nuova compagnia comune, di cui Fiat disporrebbe del 70% e la Serbia del 30%. Quindi, ancora si attende.

Nel frattempo i delegati di Kragujevac, a inizio settembre, hanno preso parte alla riunione congiunta dei rappresentanti sindacali Fiat nel mondo (Italia, Polonia, Turchia, Brasile e altri paesi), in cui si è arrivati all'accordo su regole uguali per tutti i lavoratori Fiat, indipendentemente dall'ubicazione degli stabilimenti. "Ciò non significa che i lavoratori della futura impresa Fiat a Kragujevac avranno la stessa paga di coloro che sono in Italia, ma la cosa fondamentale è che saranno unificate tutte le altre regole", ha dichiarato Zoran Mihajlović, presidente del sindacato di Zastava, aggiungendo che per loro è stato significativo anche lo scambio di esperienze sindacali negli altri paesi dopo l'arrivo della Fiat.

Con il memorandum, lo ricordiamo, sono assicurate al partner italiano e ai suoi collaboratori un terreno edificabile e altre precondizioni per la produzione di parti e componenti dell'auto. L'accordo è formato da tre parti: la prima comprende gli aspetti stabiliti per la collaborazione tecnica, la seconda l'investimento congiunto Fiat e governo serbo, e la terza il programma sociale che si riferisce alla tutela dei diritti dei lavoratori Zastava. Per questo punto specifico si sono accordati i sindacati della compagnia di Kragujevac, già forti dell'esperienza di un passato non molto lontano.

Con la ratifica dell'ASA alla fine è stato allontanato quell'ostacolo, come direbbero i partner di Torino, "fittizio" che impediva alla Fiat di siglare il contratto per rilevare la Zastava. Rimangono, quindi, solo le motivazioni "reali", al cui centro c'è, come di solito accade, la questione monetaria.


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