La tv della federazione di Bosnia Erzegovina manda in onda una serie di filmati amatoriali che ritraggono Ratko Mladić durante la sua latitanza. Si apre il dibattito sulla data a cui risalgono le immagini. Belgrado ritiene sia materiale datato e già al vaglio del Tpi dell'Aja

15/06/2009 -  Marco Abram Belgrado

Le immagini della latitanza del generale Ratko Mladić hanno recentemente fatto la loro comparsa sui media di mezzo mondo. Tutto è iniziato quando mercoledì sera il programma di approfondimento politico "60 minuti", della televisione dell'entità federale della Bosnia Erzegovina, ha mandato in onda alcuni filmati amatoriali relativi alla latitanza del ricercato numero uno del Tribunale dell'Aja.

I filmati in questione risalgono a diversi periodi e sono stati girati in varie località della Bosnia, della Serbia ma anche a Košutnjak, nei pressi di Belgrado. Essi mostrano Mladić in occasioni conviviali, in attività ricreative, con la moglie, amici e parenti. Non mancano inoltre scene al fianco di compagni degli anni bellici, anch'essi ricercati dal Tribunale internazionale dell'Aja, come Momčilo Perišić, Zdravko Tolimir e Manojlo Milovanović.

Le immagini hanno subito acceso il dibattito della trasmissione durante la quale Željko Komšić, membro della Presidenza della BiH ed ex ambasciatore in Serbia, ha sostenuto che Mladić per tutto questo tempo non si sia mai nascosto ma abbia normalmente vissuto a Belgrado come ogni altro cittadino. Sulla difensiva Dušan Ignjatović, il direttore dell'Ufficio per la Cooperazione con L'Aja in collegamento da Belgrado, che ha risposto: "Non vedo nessuna ragione per cui Mladić dovrebbe essere protetto. Non sappiamo dove si trovi e vorremo saperlo per trasferirlo immediatamente all'Aja".
EDITARE A MANO IL CONTENUTO HTMLNei giorni seguenti i media internazionali non hanno perso l'occasione di offrire al pubblico la banalità del quotidiano di un criminale di guerra sorridente e spensierato, libero di affermare durante la propria latitanza: "Qui è come in paradiso". Il punto che ha tuttavia aperto la discordia è relativo a quello che è stato presentato come il filmato più recente, dove si vede Mladić passeggiare sulla neve, e che secondo l'emittente bosniaca risalirebbe all'inverno scorso. L'attualità del filmato sarebbe provata dall'anzianità di Mladić, che camminando si aiuta con un bastone, e indicherebbe il grado di libertà goduto dal generale in Serbia anche di recente.

Le reazioni di Belgrado non si sono fatte attendere. Troppo importante e delicato è il momento per le relazioni internazionali del paese balcanico impegnato proprio in questi giorni nel tentativo di far rientrare le ultime diffidenze che ancora ostacolano il percorso d'integrazione europea. Il pericolo percepito è di vedere incrinata la propria credibilità di fronte alle cancellerie del continente, con la messa in discussione di quella nuova immagine che, anche in seguito alla cattura di Karadžić, sta permettendo alla Serbia di fare passi importanti verso l'Europa.

Non appena qualche ora dalla fine della trasmissione, Rasim Ljajić, presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione con il tribunale dell'Aja, dichiarava al quotidiano "Blic": "Non ho ancora visto i filmati ma per me è semplicemente inverosimile che sostengano siano del 2008. Non dico non esistano filmati del 2000 e del 2001 ma è inverosimile che esista qualche filmato più recente. Controlleremo ogni cosa."

Nei giorni scorsi sono quindi arrivate le reazioni ufficiali, che hanno trovato ampio spazio sui media serbi. Ljajić ha immediatamente convocato una conferenza stampa nel corso della quale ha affermato con certezza che si tratta di immagini di almeno otto anni fa. Aggiungendo quindi che i filmati fanno parte di materiale sequestrato in una casa del generale a dicembre e completamente messo nelle mani del Tribunale Internazionale nel mese di marzo. Circostanza confermata, senza commenti in merito, dalla portavoce del capo procuratore Serge Brammertz, Olga Kavran.

La questione non poteva non giungere fino a Bruxelles, dove si trova per gli incontri diplomatici il ministro degli Esteri Vuk Jeremić. Negando che si potesse trattare di filmati recenti Jeremić ha ribadito: "Diventare membri Ue è un nostro obiettivo strategico e continueremo con i nostri sforzi nonostante le difficoltà che dobbiamo affrontare". La Serbia ha comunque incassato l'attestato di fiducia di Olli Rehn, Commissario per l'allargamento, che rispetto ai video ha aggiunto: "Rimarrei estremamente sorpreso se venisse dimostrato che si tratta di materiale del 2008" .

Una volta presentata la propria verità rispetto ai contenuti dei video Belgrado è passata al contrattacco mettendo l'accento sulla puntualità della trasmissione del materiale rispetto all'agenda diplomatica dei rappresentanti serbi. Ljajić ha osservato: "Ho paura che l'intenzione della messa in onda dei video sia stata quella di prevenire l'eventuale cambiamento di posizione dell'Olanda rispetto alla liberalizzazione dei visti. L'obiettivo era quello di mostrare che la Serbia non sta cooperando sufficientemente con il Tpi". Di seguito ha quindi sostenuto come sia necessario fare chiarezza su come materiale riservato del tribunale sia giunto nelle mani dei media arrivando ad affermare: "Non so chi non voglia che la Serbia continui il proprio cammino verso l'Unione europea, ma è evidente che qualcuno nella comunità internazionale non ha proprio le migliori intenzioni".

In Europa, mentre molti paesi hanno dimostrato di apprezzare la maggiore collaboratività di Belgrado, l'Olanda, in particolare, ha assunto un atteggiamento inflessibile, arrestando lo scorso anno l'implementazione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione e ponendo come precondizione per il percorso d'integrazione la cattura del generale serbo-bosniaco. Nell'ultimo periodo alcuni segnali di apertura sono giunti rispetto alla questione dei visti, ma la libertà di Mladić rappresenta ancora un grosso problema per la Serbia che è tenuta a mantenere un impegno costante, passo dopo passo, in questo delicato percorso.

Il battibecco tra Sarajevo e Belgrado si è protratto con le reazioni di Hadžiomerović, autore di "60 minuti", che ha rispedito al mittente le negazioni e le insinuazioni dei rappresentanti serbi. Da entrambe le parti sono state quindi presentate diverse deduzioni sulla datazione dei video legate all'età dei nipoti di Mladić che vi compaiono. Ljajić ha tuttavia dichiarato di voler chiudere la polemica con la tv bosniaca rimandando la questione al Tribunale dell'Aja.

Intanto dall'incontro di venerdì a Bruxelles tra i rappresentanti della Commissione europea e quelli serbi, riguardante l'importante questione della liberalizzazione del sistema dei visti, è emerso il gennaio 2010 come possibile data per l'entrata nello "Schengen bianco". Oggi è un giorno importante: i ministri degli Esteri e i capi della diplomazia dei 27 paesi dell'Ue si riuniranno a Lussemburgo per fare il punto generale sulle prospettive europee del paese balcanico. Sarà presente anche Serge Brammertz per ragionare sui rapporti di collaborazione tra Belgrado e il Tpi per la ex Jugoslavia.


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