Belgrado, proteste del 15 maggio 2023 - M.Moratti

Belgrado, proteste del 15 maggio 2023 - M.Moratti

Dopo le stragi che hanno segnato la Serbia nelle settimane scorse, manifestazioni di piazza contestano il governo, puntando il dito soprattutto sulla situazione dei media nel paese, che secondo i critici hanno creato e fomentato negli anni un clima di intolleranza e di violenza

26/05/2023 -  Massimo Moratti Belgrado

Continuano le proteste a Belgrado. Dopo le manifestazioni dei giorni 8, 12 e 19 maggio ci si prepara per un fine settimana ad alta tensione con la manifestazione del governo organizzata per il 26 maggio e un’altra organizzata dall’opposizione per il giorno successivo.

Le manifestazioni sono riuscite a portare in piazza decine di migliaia di persone e bloccare le arterie principali della capitale serba. Se inizialmente prevaleva la compostezza e il dolore per le vittime delle stragi che hanno segnato il paese nelle ultime settimane, le proteste hanno pian piano articolato delle richieste precise al governo, sulle quali l'esecutivo fino ad ora si è però rifiutato di pronunciarsi.

Alcune riguardano la situazione dei media in Serbia e la passività delle istituzioni nel contrastare la violenza presente sullo spazio mediatico. Le richieste rivolte al governo chiedono la messa al bando di media e tabloid che promuovono violenza e odio, e di porre termine ai programmi (come alcuni reality show) che promuovono comportamenti aggressivi, violenti e immorali e infine si chiedono le dimissioni dell’intero Ente regolatore dei media (REM). 

Il nesso tra le stragi e le richieste delle proteste a Belgrado

Mentre al momento appare difficile trovare un nesso causale diretto tra le stragi di massa e le richieste delle persone che protestano, le accuse rivolte al governo sono quelle di aver creato un sistema mediatico che non solo tollera, ma addirittura promuove la violenza.

Questo nesso emerge chiaramente nel caso della seconda strage. L’autore della strage di Mladenovac aveva come proprio idolo un certo Aleksandar “Kristijan” Golubović, noto protagonista di alcuni reality show, tra i quali “Zadruga”, trasmesso dalla televisione Pink.

Il “curriculum” di Golubović la dice lunga: pluripregiudicato per droga e rapine a mano armata, lottatore di MMA, si vantava, a torto o ragione, di amicizie con personaggi come Arkan, famigerato leader paramilitare durante i conflitti degli anni '90 e Ulemek “Legija”, il responsabile dell’uccisione del premier Zoran Đinđić.

Proteste a Belgrado, 15 maggio 2023 - M.Moratti

Proteste a Belgrado, 15 maggio 2023 - M.Moratti

Negli ultimi anni Golubović è diventato una star dei reality show, che facevano a gara per contenderselo, rendendosi protagonista di numerosi episodi di violenza , insulti, risse. In uno di questi episodi Golubović strangola la sua partner, fino a farle perdere i sensi. Quello di Golubović non è un caso isolato, episodi analoghi  sono presenti in abbondanza nei reality e sulla televisione serba. Non solo i delinquenti comuni sono ospiti dei reality, anche criminali di guerra vengono regolarmente ospitati in talk show  come esperti di geopolitica o questioni militari in quella che è una vera e propria glorificazione della violenza.

Il ruolo delle TV private

Le televisioni private RTV Pink e Happy TV sono quelle maggiormente indiziate per la trasmissione dei reality show e per la programmazione violenta. Ciò nonostante, lo scorso luglio si sono viste assegnare per la seconda volta consecutiva una frequenza nazionale.

L’assegnazione è stata criticata dalla società civile e dalle associazioni di categoria: il fatto che a suo tempo vi fossero state numerose denunce per incitamento all’odio e alla violenza di alcune trasmissioni non era stato tenuto in conto dal REM che aveva per l’appunto assegnato di nuovo le frequenze a RTV Pink e Happy TV oltre che a B92 e Prva TV, due altre TV private, sempre vicine al governo, ma i cui contenuti non hanno attirato le stesse critiche di RTV Happy e Pink.

Tale decisione è stata criticata anche nel progress report sull’adesione della Serbia all'UE e dal rapporto ODIHR sulle elezioni del 2022, che avevano sottolineato come il REM avesse tollerato le violazioni delle regole sulla campagna elettorale da parte delle quattro televisioni a frequenza nazionale.

In questi anni, le televisioni Happy e Pink sono state spesso al centro di polemiche e scandali ma non sono mai state soggette a sanzioni significative. La ragione, molto probabilmente, è che queste emittenti hanno un legame molto stretto con la politica e sono considerate sostanzialmente degli strumenti personali del potere politico in Serbia ed in particolare del presidente Vučić che è un ospite regolare di tali trasmissioni: una delle sue prime apparizioni in TV dopo le stragi è stata proprio sugli schermi di Happy TV.

In quest’ottica, come sottolineato dai docenti della Facoltà di Scienze politiche Jelena Đorđević e Rade Veljanovski in un’intervista per Radio Slobodna Evropa , la violenza nei toni e contenuti delle televisioni non è altro che il riflesso del discorso della politica e allo stesso tempo, queste televisioni sono i pilastri su cui si appoggia il regime di Vučić, come accadeva negli anni '90 con la televisione di stato. 

I commenti del REM e delle televisioni in questione

Viste le richieste delle proteste, il REM si è arroccato su posizioni difensive. In una dichiarazione rilasciata l’11 maggio, la presidente Olivera Zekić ha detto che mentre si dovrebbe discutere delle loro dimissioni in Parlamento, bisognerebbe anche discutere di come una parte della società e dei media vogliano presentare il REM come il colpevole di queste terribili tragedie in Serbia. 

Zekić ha poi ribadito che gli attacchi ripetuti contro il REM non solo sono vergognosi, ma addirittura potrebbero produrre ulteriore violenza. Alle dichiarazioni della presidente hanno fatto seguito dichiarazioni simili da parte del vicepresidente del REM, Milorad Vukašinović alcuni giorni dopo: “Temo che gli ispiratori degli attacchi contro l’integrità del REM […] si trovino nei quartieri generali di qualche media”. Incalzato in seguito sul ruolo di Kristijan Golubović in televisione, Vukašinović  ha risposto che gli enti regolatori dei media non possono limitare i diritti dei cittadini che hanno già scontato delle condanne, a meno che ciò non sia previsto da tali condanne. 

Più critica è stata però un’altra componente del REM, Judita Popović, che ha ammesso che da anni i media hanno favorito incitamento all’odio, violenza e discriminazioni e che nessuno ha reagito, ma che anzi certi media sono stati premiati dall’assegnazione di frequenze nazionali. Le dimissioni non sono sufficienti , ha detto la Popović, i membri del REM dovrebbero essere ritenuti responsabili per certe situazioni.

Alle parole dei componenti del REM ha fatto eco anche il ministro dell'Informazione Mihailo Jovanović , che ha respinto come inaccettabili le richieste della piazza di chiudere sia RTV Pink che Happy TV, dato che tali richieste sarebbero contrarie alla libertà di espressione, pilastro fondamentale di ogni società democratica. 

Un accenno di autocritica arriva da Željko Mitrović il proprietario di Pink che è entrato nella casa in cui si tiene il reality “Zadruga” e ha annunciato che questa è l’ultima stagione del reality show, che dal prossimo anno si cambierà. Successivamente lo stesso Mitrović ha annunciato che “Zadruga” cesserà di essere trasmessa entro dieci giorni al massimo e che questa è stata una richiesta fatta dallo stesso Vučić. Si vedrà se alle parole faranno seguito i fatti. 

Conclusioni 

Le proteste stanno creando parecchio nervosismo in seno al governo serbo e sembrano aver puntato l’indice contro la passività del REM e dell’approccio sensazionalistico delle televisioni private a frequenza nazionale, che sono spesso e volentieri il palcoscenico preferito dello SNS, il partito del presidente Vučić.

Il REM e il ministro dell’Informazione si sono trincerati dietro un approccio formale di difesa delle istituzioni e di libertà del diritto d’espressione, senza però sottolineare come lo stesso diritto d’espressione debba essere regolamentato all’interno della società serba. In questo senso è illuminante un articolo del Centro per il giornalismo investigativo in Serbia (CINS) che spiega che i problemi non sorgono dal fatto che le normative non siano adeguate ma dal fatto che non vengano applicate. 

Per fare un esempio, solo a gennaio di quest’anno, all’interno del famoso reality “Zadruga”, vi sono stati più di dieci episodi controversi come documentato in una denuncia presentata dall'Istituto per i media e la diversità (MDI). A tale denuncia non è stato dato seguito: negli ultimi 5 anni il REM non ha disposto alcuna misura contro RTV Pink per i suoi contenuti problematici e ciò succede perché la legge non viene applicata adeguatamente e le trasmissioni con alti indici d’ascolto come i reality sono considerate intoccabili. Come dimostrato dal CINS, il REM ha mantenuto il silenzio in questi casi. Ed è proprio contro tale silenzio che i cittadini ora protestano. 

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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