Durante una seduta del Consiglio dei minisitri in Serbia

Il premier Kostunica dà le dimissioni. Il governo di Belgrado, da tempo in bilico, cade sul disaccordo politico riguardante l'Unione europea e il Kosovo. Avanti verso elezioni politiche anticipate e la formazione di un nuovo governo

10/03/2008 -  Aleksandra Mijalković Belgrado

Il governo della Serbia oggi proporrà lo scioglimento del Parlamento e l'indizione di elezioni parlamentati anticipate per l'11 maggio. Questa decisione, per molti, è giunta come attesa conseguenza delle divergenze da tempo presenti in seno alla compagine governativa, e come logica uscita dalla crisi in cui il governo si è trovato dopo il 17 febbraio, quando è stata unilateralmente proclamata l'indipendenza del Kosovo.

Il premier e alcuni dei ministri che condividono la sua linea politica, ritengono si debba rigettare qualsiasi offerta che giunga da parte dell'Unione europea, perché quest'ultima ha tradito tanto la Serbia quanto il diritto internazionale inviando la sua missione "Eulex" in Kosovo. Gli altri, in appoggio al capo dello stato Boris Tadic, ritengono non si debba rinunciare al "futuro europeo" del paese e ritirarsi verso un auto isolamento.

Con la lacerazione tra l'opzione integrazione europea da un lato, e auto-isolamento quale metodo di lotta per il Kosovo, la Serbia si è di nuovo trovata al bivio. A seconda della politica che prevarrà, quella orientata "verso l'interno", voltando le spalle al posto a cui la Serbia aspira da tempo in seno europeo, con tutte le conseguenze che tale appartenenza comporta, o l'altra che prevede il proseguimento del percorso di integrazione europea, il più saldo collegamento con i vicini della regione e l'avanzamento economico.

L'UE ha dimostrato di essere pronta ad aiutare la Serbia per far sì che avanzi più velocemente su questa strada affossata, ma per una parte dell'opinione pubblica locale (alle imminenti elezioni sapremo a quanto corrispondente questa parte) il prezzo per il nostro "futuro europeo" è troppo alto, se ciò significa collaborare coi paesi che hanno riconosciuto il Kosovo indipendente.

Secondo le valutazioni del premier Kostunica, leader del Partito democratico della Serbia (DSS), il governo ha un'unica politica statale nei confronti dell'Unione europea, ma non ha un'unica posizione riguardo il Kosovo e la composizione della Serbia, mentre Boris Tadic, alla guida del Partito democratico (DS), ritiene che, al contrario, al governo tutti sono d'accordo sul Kosovo in quanto serbo, ma non c'è una posizione univoca sulla prospettiva europea del paese. "Sono convinto che difenderemo meglio il nostro Kosovo dall'indipendenza proprio se saremo in partnership con l'Unione europea", ha suggerito Tadic.

La risoluzione contesa

L'ultima "goccia del vaso" della discordia è stata la proposta (rifiutata) di una risoluzione del parlamento "sulla difesa dell'integrità e della sovranità della Serbia riguardo le relazioni con le organizzazioni internazionali", con la quale la UE era invitata a confermare in modo chiaro e inequivocabile l'integrità del territorio statale e a ritirare la decisione sull'invio della sua missione in Kosovo, come "unica condizione per il proseguimento dei negoziati di adesione della Serbia all'UE".

"La Serbia negozierà sulla membership nell'UE, solo se l'UE rispetta questa richiesta dello stato serbo", si legge in suddetto documento, che è stato proposto dal Partito radicale serbo (SRS), e che è stato accolto dal Partito democratico della Serbia (DSS) e dal partner di coalizione Nova Srbija (NS), così come dal partito di opposizione Partito socialista della Serbia (SPS), mentre è stata rigettata dal Partito democratico (DS), dal G17 plus e dal partito di opposizione LDP, Partito liberal democratico, dalla Lega dei socialdemocratici della Vojvodina e dall'Unione degli ungheresi della Vojvodina, ritenendo che la risoluzione proposta significasse il blocco del cammino europeo della Serbia.

Il premier Kostunica in quella occasione ha dichiarato che solo la Serbia intera, con il Kosovo e Metohija, può diventare membro dell'Unione europea e ha detto inoltre che "noi vogliamo far parte dell'UE, ma anche l'UE deve dire se vuole tra le sue fila una Serbia intera o mutilata".

"Invece di dividerci sulla questione dell'adesione all'UE, è di maggiore importanza che come stato e come popolo definiamo in modo chiaro e unito il nostro obiettivo, e questo è che la Serbia come stato integro possa essere membro delle tre organizzazioni internazionali che per noi sono le più importanti: ONU, OSCE e UE", ha suggerito Kostunica.

Il presidente Tadic a ciò ha risposto che "se venisse offerto alla Serbia firmerebbe subito l'Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) con l'Unione europa", con l'aggiunta che non firmerebbe mai con l'Unione europea un accordo che comprendesse l'abbandono del Kosovo, ma metterebbe personalmente la parafa su un documento che prevede l'esistenza della Risoluzione 1244 e il Kosovo come parte integrante della Serbia.

Un tale accordo difenderebbe gli interessi della Serbia e la nostra identità in Europa, la sicurezza e l'integrità del nostro paese", ha dichiarato Tadic durante una conferenza stampa la scorsa settimana . Egli ha ribadito la posizione secondo la quale "se non andiamo verso l'UE, di certo negli anni che verranno distruggeremo anche la nostra integrità", ma anche la possibilità che la Serbia come membro dell'UE possa impedire ad altri paesi di diventare membri, quindi la possibilità di impedire al Kosovo di diventare membro dell'Unione.

Porta aperta

In precedenza Tadic aveva già detto che "tutti quelli che qui affermano che l'avvicinamento all'Unione europea significa voltare le spalle al Kosovo ingannano brutalmente la gente", perché "una Serbia solitaria e isolata non ha alcuna capacità di difendere il suo Kosovo", e sarebbe pure "economicamente distrutta" se Belgrado, come propongono alcuni partiti politici, tagliasse i rapporti con gli stati dell'UE che hanno riconosciuto la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo.

L'interruzione delle relazioni diplomatiche con questi stati sarebbe insensata, ha aggiunto il presidente, perché "nessuno stato taglia le linee di comunicazione con i paesi dai quali dipende il futuro della sua società".

Mentre la Serbia sta ancora pensando se "restituire il colpo" all'Unione e lasciarsi andare al suo orientamento, la stessa UE afferma che "rimane aperta per i negoziati sull'accordo con la Serbia anche di fronte al disaccordo con Belgrado sull'indipendenza del Kosovo", come ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro degli Esteri dell'Austria Ursula Plasnik, a conclusione di un incontro informale dei leader europei presso il centro sciistico austriaco di Lech.

Il ministro austriaco ha detto che i paesi dell'Unione lavoreranno "con pazienza, con rispetto e perseveranza" al rinforzo delle relazioni con la Serbia, mentre il cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer ha detto che per la Serbia "le porte dell'Europa restano aperte"

Fra poco vedremo se le porte della Serbia resteranno aperte per l'Europa.


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