Screenshot della pagina Facebook della pasticceria "Da Elida"

Screenshot della pagina Facebook della pasticceria "Da Elida"

"Elida" è una pasticceria, è stata aperta a Pristina nel 1977. Vi si può assaggiare la baklava, sorseggiare limonate, ma soprattutto ascoltare le storie del passato di un luogo emblematico della capitale kosovara

18/08/2022 -  Nerimane Kamberi

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 31 luglio 2022)

Non bisogna cercare la pasticceria "Elida" in una tipica via di Pristina - del resto non ne restano quasi più. Cos’è poi una via tipica in questa città un po’ orientale, un po’ socialista, un po’ brutalista e ricoperta di cemento? Troverete questa pasticceria invece dietro al Grand Hotel, nel grande centro commerciale anche chiamato “Boro e Ramiz”, dal nome di due uomini - uno serbo, l’altro albanese - morti insieme in guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, simbolo della sacrosanta fraternità jugoslava. Oggi, viene chiamato semplicemente il “Palazzo della Gioventù”. Venne costruito negli anni settanta e attualmente, davanti all’entrata principale, si erge l’obelisco del Kosovo indipendente, il Newborn

In questa capitale caotica dove tutto cambia rapidamente, restano solo alcuni luoghi, rari, che sembrano bloccati nel tempo. Nonostante il suo arredo sia stato in parte rifatto, la pasticceria Elida è uno di questi. Persino le persone sono cambiate, alcuni clienti di prima non ci sono più, altri sono invecchiati e ne vengono di nuovi per i suoi gelati e le sue limonate, non preoccupandosi molto dei tumulti subiti da questo luogo. 

Elida non assomiglia ad alcune delle numerose concorrenti aperte nella capitale kosovara dopo la guerra. Inoltre, persino la lingua la distingue, visto che le altre sono delle pastiçeri. Elida è invece un’embëltore, dall’albanese ëmbël, «dolce», o semplicemente «zuccherato», come la baklava o i tulumba che si allineano nella sua vetrina e da dove gocciola uno sciroppo dolce dal sapore orientale. Non si può resistere davanti ad una indijanke, una sorta di éclair [pasticcino] alla crema bicolore oppure ad una orasnica, piccola delizia alle noci a forma di luna. Ci troviamo proprio nei Balcani. 

“Chiaramente, offriamo dei dessert moderni, ma siamo rimasti fedeli ai dessert tradizionali, quelli di altri tempi”, spiega Gafar Mustafa, figlio del primo proprietario, che ha preso le redini del luogo insieme al cugino, dopo la scomparsa del padre. Viene da Tetovo, Macedonia del Nord, così come suo cugino. 

Baklava - Enez Selvi/Shutterstock

Baklava - Enez Selvi/Shutterstock

Chi proveniva da questa zona era conosciuto in tutta la Jugoslavia e oltre, per i loro negozi nelle numerose città del paese, dove veniva servita la limonata e la famosa boza, bevanda orientale a base di cereali. “Mio zio aveva aperto una pasticceria prima a Belgrado, poi a Mostar. Si è alla fine sistemato a Pristina, su invito di Mahmut Bakalli (ex capo del Partito comunista nella provincia autonoma del Kosovo), che aveva incontrato a Belgrado, non so in quali circostanze. In realtà Elida è il nome di una delle sue figlie. I nostri impiegati provengono generalmente dalla nostra regione, in Macedonia del Nord. Ma il nostro mastro pasticcere è kosovaro”. 

All'ingresso del suo ufficio una vecchia foto di Pristina. “Ne ho molte, di noi con i nostri clienti, con calciatori - lo stadio è a due passi da qui - o artisti e anche con Ibrahim Rugova. Ne ho anche una, in bianco e nero, di un poliziotto serbo che fa la guardia davanti all’entrata della pasticceria. Devo averla trovata in un giornale dell’epoca”.

Rifare il Kosovo intorno ad un caffè

Spesso qui si recavano e si recano ancora politici locali, come ad esempio Mahmut Bakalli o scrittori come Musa Ramadani, attori e altre personalità politiche e culturali. “Ma era piuttosto raro che prendessero qualche pasta. Venivano piuttosto per un caffè, come Ibrahim Rugova. A questo tavolo si sedeva l’avvocato Bajram Kelmendi, difensore dei diritti politici albanesi”, racconta. Quest’ultimo venne giustiziato assieme ai due figli durante la guerra. Anche il grande attore Bekim Fehmiu, che interpretò il ruolo di Ulisse nella serie sull’Odissea, celebre persino ad Hollywood, ha egualmente frequentato questi luoghi. Gafar sospira: “Qui, non restano altro che ricordi dei felici anni Ottanta, ma nel 1990, tutto è cambiato.”

Sono stati tempi molto duri per tutti gli albanesi in Kosovo, ma anche per il personale di Elida, per il mastro pasticcere, i camerieri e tutti gli altri. “Quando noi rientravamo la sera, i poliziotti serbi ci sbarravano la strada e ci domandavano informazioni sui nostri clienti: chi è venuto oggi? Di cosa hanno parlato? Non era raro che portassero uno di noi in centrale per interrogarci. Volevano persino obbligarci ad appendere una foto di Milošević su uno dei muri della pasticceria, ma non glielo abbiamo lasciato fare”.

A Elida non ci si recava più solo per un momento di gioia per le papille gustative, i tempi difficili non lo permettevano: si veniva anche per fare politica. “Qui è stata presa la decisione di lasciare in massa il Partito comunista jugoslavo, di formare il primo sindacato indipendente, di formare la Lega democratica del Kosovo (LDK)...”, racconta Gafar.  Situata tra la Società degli scrittori e il Palazzo della Stampa (Rilindja), Elida era diventato in qualche modo il caffè dell’intellighenzia di quegli anni di repressione e resistenza. “Poi, nel 1990, i serbi ordinarono la sua chiusura per tre anni. I nostri clienti dovevano allora andare da Mimoza o alla pasticceria che si trova sotto il Grand Hotel, il Tropikal".

Elida ha dunque avuto una grande importanza nella vita culturale e politica degli albanesi prima della guerra, quando ancora c’erano pochi caffè nella capitale. Il ministero della Cultura l’ha posta nel 2017 sulla lista dei patrimoni protetti. 

Limonata e gelato per la diaspora 

Raccontando questa storia, Gafar tiene sott’occhio il lavoro della sua squadra. Oggi fa molto caldo a Pristina e la coda si allunga per un buon gelato o una limonata. Come ogni estate, la diaspora è rientrata nel paese e cerca aria fresca. Ci si rifugia allora in questa pasticceria conosciuta già negli anni Novanta, epoca in cui hanno dovuto lasciare il Kosovo.

Cambiamenti positivi sono attesi nel centro commerciale “Boro e Ramiz”. “L’ex galleria d’arte verrà riaperta su decisione del nuovo sindaco. Era proprio di fianco alla pasticceria, il suo ex direttore prima della guerra, oggi in pensione, continua a venire a prendere qui il suo caffè. E noi abbiamo potuto riaprire la terrazza, ce la ridaranno. Sarà come prima” si compiace Gafar, quando i giovani preferivano sedersi fuori, lasciando il posto ai più anziani sulle panchine in legno e in metallo, che, nonostante alcuni lavori di ristrutturazione fatti qualche anno fa, non sono state cambiate. Né sono stati cambiati i tavoli di allora. E di certo non i gelati, “i migliori della città”, per i clienti abituali da sempre, ma anche per i loro figli e nipoti, che vengono qui senza per forza conoscere tutto il passato di questo passaggio obbligato nel centro commerciale. Ma se sono un po’ curiosi, devono solamente domandare a Gafar, che potrà sempre raccontare loro una storia o due.


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