Sfilata di moda © andersphoto/Shutterstock

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Demna Gvasalia era un ragazzino quando scoppiò la guerra in Abkhazia, dalla quale scappò insieme con la sua famiglia. Rifugiatosi a Tbilisi ha studiato economia per poi trasferirsi in Germania e col tempo diventare il direttore artistico della nota casa di moda Balenciaga

02/11/2023 -  Marilisa Lorusso

30 anni fa, la guerra di Abkhazia

1993-2023: quest'anno ricorre il trentennale della fine della guerra di Abkhazia. Al momento dello scoppio della guerra la popolazione dell’Abkhazia era composta per il 17% da abkhazi, il 45% da georgiani e il restante 33% della popolazione varie minoranze, fra cui russi e armeni. Nel giugno del 1992 separatisti attaccarono il palazzo del governo.

Il 14 agosto 1992 la polizia Georgiana e la Guardia nazionale intervennero e nell'arco di quattro giorni i separatisti fuggirono lasciando la piccola repubblica largamente sotto il controllo georgiano. Il 22 agosto però entrò in scena la confederazione dei popoli caucasici del Nord a sostegno del separatisti. A ottobre ci fu un nuovo coprifuoco, dopo che quello di settembre era stato violato. L'autunno seguente vide l'intervento sempre più evidente della Russia a sostegno dei separatisti. A dicembre cominciarono i bombardamenti su Sukhumi. A marzo Eduard Shevardnadze allora presidente del Consiglio di stato della Georgia arrivò in città. Il 16 marzo dell'anno successivo cominciò il grande attacco a Sukhumi. Il 14 maggio ci fu un ennesimo cessate il fuoco, ma già al 2 luglio le truppe russe sbarcarono per sostenere i secessionisti.

La guerra peraltro si estese durante l'estate coinvolgendo anche le etnie Svani. Ad agosto toccò ai greci, che erano in quell'area da secoli, evacuare e anche questa minoranza scomparve. Altrettanto accadde ai cittadini di origine baltica che risiedevano in Abkhazia. L’area stava poco alla volta perdendo il proprio mosaico etnico.

Un nuovo cessate il fuoco durò dal 27 luglio al 16 settembre quando i separatisti dichiararono che i georgiani non stavano rispettando i termini dell'accordo. Partì così la grande offensiva contro Sukhumi che cadde il 27 settembre. Quei giorni vengono ricordati come i giorni terribili del massacro di Sukhumi. La città venne messa a ferro e fuoco dopo essere stata bombardata anche con bombe termobariche. Shevardnadze stesso si mise in fuga appena in tempo e la popolazione civile si trovò abbandonata a orrende brutalità. Cominciò il tragico e pietoso esodo dei georgiani fra le montagne.

Tra le famiglie che fuggirono in quei giorni c'era la famiglia Gvasalia, anonimi, disperati, esuli d’Abkhazia con due minori nell’esodo fra le vette del Caucaso.

Gvasalia

I Gvasalia si rifugiarono a Tbilisi. La famiglia era composta dal padre un meccanico georgiano, la madre russa e due figli Demna e Guram. Demna ricorda chiaramente i giorni della guerra e della fuga: ricorda di aver visto abbattere un elicottero e bruciare le persone che erano dentro e ricorda anche che la sua famiglia si salvò scambiando due Kalashnikov per un cavallo. Ricorda la famiglia in lutto e il dramma che la guerra, durante l'infanzia, ha comportato nella sua vita. Demna è nato infatti nel 1981, quindi aveva 12 anni quando fu costretto a fuggire. Arrivato in Georgia avrebbe poi studiato economia, per poi rifugiarsi in Germania vivendo inizialmente come rifugiato politico.

Gvasalia: un cognome come un altro, tra le tante vite spezzate dalla guerra e in fuga. Eppure se il cognome Gvasalia è rimasto più o meno ignoto, non lo è il nome di Demna. Demna è infatti il direttore artistico della nota casa di moda Balenciaga, ed è sicuramente il georgiano più noto al mondo. È uno stilista che ha bruciato le tappe ha rivoluzionato la moda. Ha usato sempre lo strumento di cui disponeva - cioè il mondo della moda appunto - per comunicare. Come sostiene lui stesso, le sue collezioni e la moda devono contribuire a rivoluzionare la società. Di se stesso dice “Non sono uno che va in strada a gridare. Ma questo è l’attivismo politico legato al fashion che posso fare”.

Le battaglie e le guerre

Non immemore e non ingrato in un certo senso delle vicende che hanno caratterizzato la sua vita Demna ha usato prima il proprio marchio Vétements poi quello di Balenciaga per portare avanti tutta una serie di battaglie. Nel 2018 si è esposto contro la Brexit lanciando un'intera collezione con la scritta Europa. Nella stagione seguente ha portato avanti la battaglia contro la fame nel mondo e ha reso il proprio marchio uno dei più sensibili alla questione ambientale.

Ma è stato soprattutto l’aggressione all’Ucraina che ha risvegliato in lui la memoria di quanto aveva vissuto in prima persona. In occasione della guerra ha fatto sfilare una collezione che ricordasse le atmosfere della guerra e ha lasciato numerose interviste in cui ha ricordato come l'esperienza della guerra abbia inciso sulla sua vicenda personale, come la guerra in Ucraina sia stata per lui il rivivere quanto aveva vissuto in Abkhazia. Sono riemersi i ricordi di un'infanzia spezzata, le immagini che, come lui stesso ha dichiarato, un bambino non dovrebbe vedere.

La guerra in Ucraina ha risvegliato il dolore e il trauma passati : “[quello] che ho vissuto fin dal 1993 quando è successa la stessa cosa nella mia casa, nel mio paese e quando sono diventato un rifugiato per sempre. Per sempre perché è qualcosa che rimane insieme a te. La paura, la disperazione e la consapevolezza che nessuno ti vuole. Ma mi sono reso conto anche di quello che conta nella vita, la vita in se stessa, l'amore, la compassione.”

La più grande paura

In un'intervista Demna ha ricordato che l'estetica georgiana l'ha accompagnato per parecchio tempo. Ricorda di essere cresciuto in una famiglia in cui non ha mai visto sua nonna vestita con colori che non fossero il nero e in cui le donne erano spesso a lutto perché c'era sempre qualche morto da piangere. Uno di questi morti era lo zio di Demna fucilato nell'omofobicissima Unione Sovietica per aver fatto outing e aver rivelato la propria omosessualità.

In un'intervista ha dichiarato che l'unica cosa che teme più della guerra è l’omofobia. Oggi Demna è sposato con un uomo con il quale condivide l’estro creativo e col quale ha costruito una famiglia, ed è consapevole che se fosse rimasto nel suo paese tutto ciò non sarebbe mai stato possibile. Anche per questo attraverso Balenciaga ha dedicato un'intera collezione al Pride, una delle più fluide che la casa di moda abbia mai realizzato. Demna ha ricordato che: “Sono gay. Sono cresciuto in una società in cui non avrei potuto indossare quello che realizzo, e ci sono posti nel mondo in cui ancora oggi non si può. È importante combattere l’omofobia”.

La presidente Salomè Zourabishvili ha premiato Demna per il suo talento, come georgiano nel mondo. Lo stilista però non torna mai nel proprio paese di origine, conoscendo l'altissimo livello di omofobia che purtroppo è ancora presente.


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