Il premier croato Andrej Plenković © martinbertrand.fr/Shutterstock

Il premier croato Andrej Plenković © martinbertrand.fr/Shutterstock

Nuovi emendamenti al Codice penale, se approvati dal parlamento di Zagabria, introdurranno in Croazia il reato di divulgazione non autorizzata dei contenuti d'indagine, che non riguarderebbe i giornalisti ma le loro fonti. Secondo l'Associazione croata dei giornalisti il risultato sarebbe simile alla "legge bavaglio" italiana

18/01/2024 -  Giovanni Vale Zagabria

Anche la Croazia avrà a breve la sua “legge bavaglio”? E' questa la preoccupazione dell’Associazione croata dei giornalisti (HND), che negli ultimi giorni ha protestato animatamente e ha già annunciato un ricorso costituzionale contro il nuovo Codice penale croato.

Tutto è cominciato la settimana scorsa, quando il governo conservatore del premier Andrej Plenković ha proposto degli emendamenti al Codice penale (che ora passeranno al parlamento), che da un lato introducono il reato di femminicidio e rafforzano i diritti delle donne vittime di violenza, e dall’altro aggiungono un nuovo reato di divulgazione non autorizzata dei contenuti d'indagine.

Il reato di femminicidio

La prima novità negli emendamenti approvati dall’esecutivo croato – e che passeranno oggi in lettura al parlamento – riguarda i diritti delle donne vittime di violenza. Il Primo ministro Andrej Plenković aveva annunciato questo cambiamento già nel settembre dello scorso anno, per far fronte ad un numero di femminicidi in crescita negli ultimi anni. Un numero che fa della Croazia il terzo paese in Europa per numero di omicidi intenzionali di donne commessi da parenti o (ex) partner, secondo un’indagine condotta dallo European Data Journalism Network .

La settimana scorsa, il ministro della Giustizia Ivan Malenica ha annunciato il contenuto del nuovo emendamento. "L'omicidio aggravato di una donna, il femminicidio, è un nuovo reato penale punibile con almeno 10 anni di carcere", ha detto il ministro. In Croazia, l’omicidio (ubojstvo) è oggi punito con una pena di almeno cinque anni di prigione, mentre l’omicidio aggravato (teško ubojstvo) prevede almeno 10 anni di carcere, così come il nuovo reato di femminicidio.

"È un cambiamento importante – ha spiegato Malenica – stiamo introducendo la violenza di genere come violenza diretta contro una donna perché è una donna". Aumentano anche le pene previste per lo stupro, per i reati contro la libertà sessuale e per gli abusi sui minori. Anche nella legge sulla procedura penale, gli emendamenti rafforzano i diritti delle vittime di violenza.

Caccia agli informatori

Ma se l’introduzione del reato di femminicidio è stata accolta positivamente dall’opposizione, la restante parte degli emendamenti ha provocato una levata di scudi. Il nuovo reato di divulgazione non autorizzata dei contenuti di un’indagine è infatti visto come un tentativo per limitare le fughe di notizie che negli ultimi anni hanno martoriato il governo Plenković. Il premier, al potere dal 2016 e attualmente al suo secondo mandato (le prossime elezioni politiche si tengono proprio quest’anno), ha dovuto sostituire negli ultimi anni ben trenta ministri, perlopiù colpiti da scandali di corruzione rivelati dalla stampa.

Il governo assicura che il nuovo reato "non è diretto contro la professione giornalistica", come ha precisato lo stesso Andrej Plenković. "Gli autori di questo atto criminale possono essere solo ed esclusivamente i partecipanti al procedimento, e non si tratta in alcun modo di giornalisti, ma ad esempio di funzionari giudiziari, imputati, avvocati, testimoni, periti giudiziari e così via", ha spiegato il premier, secondo cui "è ora specificamente prescritto che gli autori, i complici o gli istigatori, quando commettono questo reato, non possono essere giornalisti. Questo regolamento riguarda la fase non pubblica di un procedimento penale".

Parliamo insomma della fase delle indagini preliminari, mentre "con la conferma di un’accusa, il procedimento penale diventa pubblico, e in tutte le fasi del procedimento, il pubblico ha il diritto di sapere chi è indagato, per quale reato e quali azioni sono state intraprese", ha concluso Plenković.

Zittire la stampa

Rispetto alla “legge bavaglio” proposta dal governo Meloni e già approvata dalla Camera dei deputati (e contro cui è già scesa in campo la Federazione nazionale della stampa italiana ), il testo croato prevede dunque un’eccezione per i giornalisti, ma il risultato – avvertono i reporter croati – è lo stesso.

"Non c'è alcuna giustificazione per questa legge, e i giornalisti croati non possono essere comprati con il fatto che qualcuno ha messo in atto un'esenzione per i giornalisti, sicuramente tutti i cittadini in Croazia dovrebbero essere uguali davanti alla legge. In secondo luogo, se il partito al governo vuole punire coloro che fanno trapelare informazioni, allora può ricorrere alla legislazione esistente per farlo", ha affermato Hrvoje Zovko, il presidente dell'Associazione croata dei giornalisti (HND), annunciando che presenterà un ricorso costituzionale, e se necessario alla Corte di Strasburgo. Per Zovko, quella proposta dal governo croato è la Legge delle cattive intenzioni , che colpirà la stampa indirettamente, ovvero punendo le fonti dei giornalisti.

Anche il presidente Zoran Milanović si è espresso contro la proposta di legge, assicurando fin d’ora che grazierà tutti coloro che ne saranno oggetto (ma il suo mandato scade a fine anno, salvo rielezione). "Tutto quello che sappiamo sulla fuga di informazioni dalle indagini, sulle truffe in cui sono coinvolte le sue persone [del premier, nda.], lo sappiamo perché i fatti delle indagini sono stati divulgati. E ora queste persone sfortunate dovranno vivere nella paura mortale di essere perseguitate legalmente. Quindi, grazierò chiunque sarà soggetto a questa legge", ha detto Milanović.

Consapevole di non poter votare separatamente sulla questione del femminicidio e sul nuovo reato legato alla fuga di notizie, la deputata Sandra Benčić del partito di opposizione Možemo ha accusato il premier Plenković di porre i deputati davanti ad un dilemma: "Potete avere più protezione per le donne vittime di violenza, ma solo se mi proteggete dagli scandali di corruzione", ha riassunto Benčić. Il dibattito al Sabor, il parlamento croato, inizierà oggi.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.

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