Una giornata con i rom a raccogliere ciliegie al confine tra Bulgaria e Macedonia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

04/07/2011 -  Tommaso Madia

Nella regione rurale di Kjustendil, nella Bulgaria occidentale prossima al confine con la Macedonia, la cerasicoltura riveste un ruolo importante per la precaria economia locale. Dai piedi della Konjavska Planina le verdi distese di ciliegi degradano dolcemente verso la vallata del fiume Struma, disegnando un bellissimo paesaggio, rilassante e rurale, reso ancora più suggestivo dalla scarsa antropizzazione.

Nel piccolo e sonnacchioso villaggio di Konjavo, dove io soggiorno, svuotato dall’emigrazione favorita dall’entrata del paese nell'UE, le sbiadite bandierine bulgare e europee, sventolano da un palazzo in disuso sul crocevia che costituisce il centro del paese, luogo di scambi commerciali e lunghe pause caffè, ma anche centro di collocamento della manodopera rom destinata alla piantagioni di ciliegi.

Fin dalle prime luci dell’alba, gruppetti di rom provenienti dai villaggi circostanti e da Kjustendil, a piedi o su carretti di legno trainati da cavalli, si aggirano con il loro secchio da raccolta sulle spalle alla ricerca di qualche giornata di lavoro, aiutando gli agricoltori locali che integrano le misere pensioni e stipendi statali con la vendita dei loro ottimi frutti a soli 1,60 Lev al kg, circa 0,80 €.

Faccio un giro tra i ciliegi dei miei amici bulgari e con il loro ausilio per la traduzione scambio qualche parola con i rom presenti che provengono dall’accampamento di Kjustendil. Dal loro aspetto traspare la durezza della loro esistenza marginale, spesa tra condizioni economiche precarissime, totale assenza di servizi o assistenza e un radicato sentimento di disprezzo presente anche nella nativa realtà.

Recentemente le piogge hanno ostacolato la normale attività di raccolta. Bojan, un giovane rom molto cordiale che funge da capogruppo, mi spiega come sia importante oggi poter lavorare. Da un paio di giorni è fermo causa cattivo tempo, quindi è senza soldi e non può assicurare neanche il pane necessario alla famiglia. Mi spiega che in mancanza di alternative, è contento di fare questo lavoro seppur duro e poco redditizio.

La giornata lavorativa inizia alle 6-7 del mattino con il datore di lavoro che viene  prenderli nell’accampamento. Poi saliscendi dagli alberi, ma non mancano gli spazi per scherzare, intonare canzoni o cimentarsi in un ballo accompagnato da percussioni improvvisate con un secchio o un contenitore di plastica utilizzato per la raccolta.

Intorno alle 18 la pesa in campo delle ciliegie raccolte e finalmente i soldi vengono distribuiti al capogruppo che provvederà alla successiva ripartizione una volta tornati all'accampamento nella desolante e degradata periferia di Kjustendil.

Tutto per 30 "stotinki" a kg di ciliegie raccolte, pari a 0,15 €, necessari per il pane di Bojan e della sua famiglia.


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