In un'azienda russa di aluminio

Un businessman russo riceve una "grazia" dalla Corte centrale di Sofia. Scoppia lo scandalo. Ed emerge per l'ennesima volta il legame viscerale in Bulgaria tra politica, mafia ed affari. Sullo sfondo: l'integrazione della Bulgaria nella NATO.

09/06/2003 -  Anonymous User

Nei giorni scorsi la Corte di Sofia ha deciso. Dovrà essere revocato il divieto d'ingresso in Bulgaria, emesso nell'agosto del 2000 dal Ministero degli interni, a carico di Micheal Chorny, discusso uomo d'affari russo. "Rischia di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale" la giustificazione che allora il Ministero diede all'adozione del provvedimento.
La decisone della Corte ha causato subito le prime reazioni. "Il Ministero degli interni si appellerà senza dubbio contro questa decisione" ha dichiarato Georgy Petkanov, a capo di quel dicastero. Preoccupazioni sono state espresse anche da molti altri esponenti politici che temono che la decisione della Corte possa portare a conseguenze negative nel processo di integrazione del Paese nella NATO. Il quotidiano Dnevnik fa infatti notare che nel 2000 il bando sull'entrata in Bulgaria di Chonry non era certo stato malvoluto dalle diplomazie occidentali, in particolare da quella statunitense.
"La Corte di Sofia sarebbe in grado di prendere decisioni a favore di Osama bin Laden" titola oggi un'altro tra i più letti quotidiani bulgari, Troud. Nel successivo articolo si riporta l'opinione di Bozhidar Popov, ex segretario generale del Ministero degli interni durante il governo dell'Unione delle Forze Democratiche, compagine che rappresenta la destra bulgara. Secondo Popov, Chorny è una figura emblematica della mafia russa. Controllerebbe tra l'altro l'industria dell'alluminio in Russia ed il 60% della produzione di metalli. E' inoltre azionario di maggioranza dell' "Isamilovska group", una delle organizzazioni tipicamente mafiose della capitale russa. Popov ha inoltre sottolineato come a più riprese Chorny abbia tentato di entrare nella vita economica e politica della Bulgaria. Secondo Popov sarebbero stati gli stessi servizi segreti occidentali a fornire al Governo bulgaro queste informazioni sul conto dell'uomo d'affari russo.

"E' di nuovo scandalo: o Chorny o la NATO", è un altro titolo utilizzato da Troud sulla vicenda per un articolo incentrato in particolare sulle conseguenze che la decisione della Corte potrà avere sul percorso atlantico della Bulgaria. Nell'articolo si ricorda la dichiarazione di Bruce Jackson, a capo del comitato USA sull'allargamento della NATO. Quest'ultimo, nel marzo del 2002, ha affermato che "il ritorno di Chorny in Bulgaria potrebbe essere fatale per l'entrata della Bulgaria nella NATO".
In ogni modo, nel novembre del 2002, la Bulgaria ha ricevuto un invito ufficiale a far parte dell'Alleanza atlantica e l'8 maggio del 2003 il Senato americano ha ratificato i protocolli per l'integrazione. Ciononostante Troud sottolinea come la Bulgaria sia ancora latitante su molti degli standard richiesti dalla NATO per l'annessione, a partire dall'esistenza di un sistema giudiziario in grado di operare in modo trasparente e giusto.
Anche il quotidiano Dnevnik scrive sulla vicenda. In particolare mette in risalto l'opera di lobbyng effettuata da Chorny presso alcuni politici bulgari, di differenti partiti. Tra questi, secondo Dnevnik, vi sarebbe anche Ahmed Dogan, leader del Movimento per i Diritti e le Libertà, attuale partner di governo del Movimento Nazionale Simeone II. "In fin dei conti" affermano i giornalisti di Dnevnik "senza i numerosi caffè presi da alcuni magistrati assieme ai dirigenti della "Metatabac", azienda di proprietà di Chorny, forse la sentenza della Corte di Sofia sarebbe stata diversa.


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