18 febbraio 2014

Il Parlamento europeo sta indagando su quei parlamentari che si sono recati in Azerbaijan durante le elezioni presidenziali al di fuori di missioni ufficiali. L'ipotesi è quella di violazione del Codice di condotta. In arrivo possibili sanzioni

Sono passati più di quattro mesi dalle elezioni presidenziali in Azerbaijan, ma al Parlamento europeo (PE) ancora si scontano le conseguenze dello scandalo sorto tra i parlamentari in quell'occasione. Ne avevamo parlato nel dettaglio con un lungo approfondimento. Si trattava in particolare della netta discrepanza tra la valutazione sostanzialmente negativa che delle elezioni aveva dato l’OSCE e quella decisamente positiva fornita dalla missione di monitoraggio del Parlamento europeo, per altro in seguito screditata dallo stesso parlamento.

Oltre a ciò era emerso anche il caso, ripreso ampiamente dall’influente European Voice, di quei parlamentari che erano stati in Azerbaijan al di fuori della missione ufficiale del PE durante le elezioni del 9 ottobre 2013, e che avevano valutato “Free and fair” le elezioni azere. In tutto si parla di 7 (inizialmente 9) deputati del Parlamento europeo che sono sospettati di aver accettato favori dall’Azerbaijan durante la missione di monitoraggio elettorale.

In un recente articolo il portale Euractiv aveva pubblicato una lista di nove membri del PE, presto però rimossa dal web con le seguenti motivazioni: “Una precedente versione dell’articolo è stata ritirata dalla pubblicazione perché conteneva una lista errata dei membri del Parlamento europeo”.

Il Comitato parlamentare consultivo (Parliament Advisory Committee) sul Codice di condotta dei membri del PE, riunitosi l’11 febbraio scorso, ha ora avviato un’indagine su possibili violazioni del Codice di condotta da parte di sette membri del PE che si sono recati in Azerbaijan.

Secondo il Codice di condotta del Parlamento europeo ogni invito, o regalo di qualsiasi tipo, che superi i 150 euro deve essere comunicato dal deputato e reso pubblico sul suo sito web. Cosa questa che i sette parlamentari oggetto dell’indagine del PE non hanno fatto né prima né dopo la missione di monitoraggio elettorale. Anzi nell’ottobre scorso il giornale European Voice aveva citato il caso di una parlamentare che si era persino rifiutata di dichiarare chi le aveva pagato il viaggio a Baku (la stessa parlamentare pare compaia ora nella lista dei sette indagati).

Il Comitato consultivo prenderà una decisione finale sulla questione a fine mese, dopodiché passerà il caso al vaglio del presidente del PE Martin Schulz, il quale deciderà se sanzionare, come molti si attendono, i deputati in questione. La decisione ultima è attesa dopo la metà di marzo.

Le sanzioni previste sono graduali: il rimprovero da parte del Presidente del PE, la sospensione dell’indennità giornaliera (da 2 a 10 giorni), fino alla sospensione dell’attività da parlamentare.

Alla notizia dell’inchiesta in corso e delle possibili sanzioni contro i sette deputati del PE sono giunte immediate le reazioni dall’Azerbaijan. Il vice presidente di Euronest Elkham Suleymanov ha dichiarato che nessuno dei sette parlamentari europei è stato inviato dall’Azerbaijan come osservatore ufficiale, piuttosto tutti hanno monitorato le elezioni all’interno di una delegazione di Ong internazionali. “Le accuse contro i parlamentari europei dovrebbero essere considerate come un procedimento penale contro quei parlamentari che hanno un atteggiamento leale verso l’Azerbaijan”, conclude Sulymanov.

Vada come vada, saranno i cittadini a decidere se rieleggere o meno quei deputati alle prossime elezioni europee, in programma tra il 22 e il 25 maggio.

 

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