L'intervento della rappresentante georgiana

L'Unione Europea e il Caucaso: gli interventi del rappresentante georgiano e azero alla conferenza di Trento sui confini dell'Europa. Vicini a Bruxelles, lontani da Mosca

20/04/2007 -  Maura Morandi*

In occasione della celebrazione dei cinquant'anni dei Trattati di Roma, la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, in collaborazione con l'Associazione italo-tedesca di Sociologia, ha organizzato, il 30 e 31 marzo a Trento un convegno per riflettere sui confini dell'Europa.

Una prima giornata è stata dedicata ai contributi sul tema da parte di esponenti di varie discipline quali sociologia, storia, economia e scienze politiche. Nella seconda giornata sono stati chiamati a dibattito esponenti politici di rilievo in rappresentanza delle istituzioni europee, di alcuni stati dell'Unione e di paesi posti oggi ai confini dell'Europa. Tra questi ultimi erano presenti anche Nino Nakashidze, vice Presidente della Commissione per le relazioni esterne del Parlamento della Georgia, e Emin Eyyubov, Ambasciatore della Repubblica di Azerbaigian presso le istituzioni europee.

Durante il suo intervento Nino Nakashidze ha messo in luce il costante bisogno di sostegno dei nuovi paesi democratici nati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica da parte delle "vecchie" democrazie europee. "Sappiamo che la democrazia non si costruisce in un giorno ma è un processo molto lungo al quale l'Europa ha lavorato per secoli. Per questo motivo è molto importante mostrare ai nuovi stati indipendenti la strada da seguire per continuare nel processo di sviluppo democratico" ha spiegato la parlamentare georgiana, affermando inoltre che "per rendere questo processo irreversibile, abbiamo bisogno del vostro aiuto".

Nakashidze ha poi affrontato il tema delle nuove sfide che l'Unione Europea si trova a fronteggiare in materia di sicurezza dopo l'ultimo allargamento, riconoscendo l'interesse di ogni stato sviluppato e democratico ad avere come vicino uno stato forte e stabile. "Uno dei maggiori problemi dell'Europa" ha dichiarato la rappresentante georgiana "è costituito dalla sicurezza dei confini. A questo proposito la questione principale è quella dei conflitti irrisolti nei paesi confinanti. Qualcuno potrebbe ritenere che tali conflitti sono lontani dalla realtà europea, ma posso assicurarvi invece che le minacce causate dai territori in preda all'anarchia sono molto vicine ai confini dell'Europa. Uno degli esempi più chiari è il conflitto in Transnistria, che confina con l'Europa dell'Est".

Secondo Nakashidze anche i conflitti interni che la Georgia sta affrontando dovrebbero essere seguiti con attenzione dall'Unione Europea, in quanto "oggi il nostro Paese sta cercando di risolvere due conflitti nelle regioni dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud tenuti in essere artificialmente". Per la parlamentare georgiana non si traterebbe di "conflitti causati da rivendicazioni delle minoranze etniche, bensì dispute tra lo stato indipendente della Georgia e la Federazione Russa".

Nakhasidze ha spiegato che gli interessi della Russia a mantenere una situazione di ostilità e instabilità lungo i propri confini sono molteplici. Per prima cosa "la Russia sta cercando di usare le zone di conflitto come meccanismi per esercitare pressione politica sulla Georgia al fine di assicurare la sua presenza nella regione". La Federazione Russa, inoltre, "non intende permettere che la Georgia diventi un modello di successo della trasformazione democratica, fatto che darebbe motivo ad altri paesi dello spazio post-sovietico di scegliere la via dello sviluppo democratico e dell'integrazione nelle istituzioni europee".

Un altro punto fondamentale riguarda le risorse energetiche perché "data la sua collocazione geografica, la Georgia può essere una via alternativa alla Russia per i rifornimenti energetici verso l'Europa, che è evidentemente contro l'interesse russo". Ci sono progetti già finanziati dall'UE per il trasporto diretto delle risorse energetiche in Europa attraverso la Georgia e la Turchia. Uno di questi è il Progetto Nabucco, che prevede il trasporto di gas dal Kazakhstan. Il progetto è stato voluto "dall'Unione Europea ma la Russia sta cercando di ostacolarne la realizzazione attraverso la negoziazione di accordi bilaterali con gli stati europei". Nakhashidze ha ammonito l'UE dicendo che se "gli stati membri cedono su questo punto e aboliscono il progetto Nabucco, l'Europa può ritenersi responsabile di aver contribuito al dominio di Gazprom nella regione".

Un'altra questione "molto irritante per la Russia" è rappresentata dalle aspirazioni della Georgia verso la NATO e l'UE. La parlamentare georgiana ha ammesso che "noi sappiamo che l'integrazione della Georgia nelle Istituzioni europee è una prospettiva a lungo termine. Sappiamo anche che sia l'Unione Europea sia le nuove democrazie devono prepararsi seriamente durante questo processo". Nakashidze ha riconosciuto, quindi, la necessità di avere degli standard che i paesi devono soddisfare per diventare membri, ma ha anche dichiarato che "è molto importante che l'Europa tenga le porte aperte, che non si trasformi in un club chiuso e che dia il benvenuto ai paesi nei quali si sta verificando davvero un'evoluzione democratica".

Il rappresentante dell'Azerbaigian, Emin Eyyubov, ha a sua volta messo in evidenza come il tema della conferenza sia molto importante per la ridefinizione delle relazioni tra Unione Europea e Caucaso. "La questione dell'identità è un tema molto complesso perché dipende da molteplici discipline quali la geografia, la storia e l'etnografia" ha dichiarato l'ambasciatore azero, "ma non dobbiamo dimenticare fattori quali la sicurezza, la governance e gli interessi economici". "Sappiamo quali sono i confini dell'Europa ad ovest e a sud" ha continuato Eyyubov "ma la discussione è ancora aperta su dove porre i confini ad est. Alcuni sostengono che la catena degli Urali è una frontiera naturale, altri vorrebbero inclusi tutti i territori fino a Vladivostok".

Anche il rappresentante dell'Azerbaigian ha sottolineato come le attuali esigenze dell'Unione Europea siano da individuare nella sicurezza, stabilità e prosperità lungo i suoi confini e come la Politica europea di vicinato sia nata per rispondere a queste questioni. L'inclusione delle Repubbliche del Caucaso del Sud nella Politica di vicinato, lanciata nel 2003 dall'Unione Europea con il fine di impostare i rapporti con i nuovi paesi confinanti dopo l'allargamento ad est, "indica che la regione ha acquisito un chiaro profilo nelle politiche dell'Europa".

Secondo Eyyubov gli strumenti previsti dalla Politica di vicinato "permetteranno di incoraggiare le relazioni politiche ed economiche tra UE e Azerbaigian" e la loro implementazione "contribuirà all'integrazione del nostro Paese nelle Istituzioni europee". La Politica di vicinato, inoltre, prevede "la possibilità di stabilire nuove relazioni contrattuali tra gli stati caucasici e l'Unione, a tempo dovuto". "L'Azerbaigian non è lontano dall'Unione Europea" ha affermato il rappresentante azero e "costituisce un ponte per le comunicazioni ed il trasporto delle risorse energetiche dal Mar Caspio e dall'Asia Centrale verso l'Europa".

Eyyubov ha concluso invitando l'Unione Europea a "non cercare di definire i confini perché si definiranno da soli, in modo naturale, sulla base della condivisione di valori quali i diritti umani, i principi democratici e lo stato di diritto. Valori che rispecchiano, tra l'altro, i criteri per diventare membri dell'Unione. Anche Robert Schuman, uno dei padri dell'integrazione europea, affermava che l'Europa dovrebbe rimanere aperta a tutti coloro che condividono dei valori comuni".


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