di Andrea Femia, Liceo Classico Statale "Dante Alighieri", Gorizia

17/03/2008 - 

Io non ho mai vissuto la realtà del confine. Abito a Cormòns, vicino a Gorizia, e anche se il mio paese confina con la Slovenia, noi cormonesi, o forse solo io, non abbiamo mai dato troppa importanza al confine che avevamo dietro a casa.

Io conosco, o meglio sono venuto a conoscenza di questo confine, e delle sue problematiche, perché ho cominciato a conoscere un poco Gorizia, ci vengo a vivere ogni giorno e quindi penso di sapere quali siano e quali possano essere i problemi che questa divisione crea. O che ha creato. Perché, da ciò che ho potuto capire qua a Gorizia, c'è una sorta di disprezzo (che parola brutta disprezzo! però non riesco a trovarne un'altra...) non troppo diffuso, eppure percettibile, verso i vicini d'oltreconfine. Un disprezzo, molta indifferenza la cui origine dev'essere cercata più di mezzo secolo fa. Vecchi rancori, ferite non ancora richiuse che tuttavia, anche perché non ho mai "vissuto" il confine, io non sento per nulla.

Ma soprattutto io penso che i giovani come me, i miei coetanei non dovrebbero sentire questi rancori e nemmeno vedere gli Sloveni come nemici invasori. Non sono nient'altro che vecchi odi trapiantati di generazione in generazione, infiammati ancora maggiormente quando si hanno il favore del "gruppo" in cui si sta e ideali che sfiorano il patriottismo ma abbracciano il razzismo e il nazionalismo.
Perciò io mi vedo membro di una generazione "fortunata", perché le viene data la possibilità di imprimere una svolta a tutto il secolo passato. E questa nuova opportunità sta appunto nel far cadere questo confine, che non ci vieta affatto ad andare dall'altra parte per conoscere chi vive, in fondo, molto vicino a noi, ma ci invita a rimanercene a casa nostra in Italia, non ci fa pensare troppo alla Nova Gorica e alle terre oltre il limes. Io che, come ho già detto, sono sempre rimasto "a casa mia", vedo in questo Primo Maggio e in quelli prossimi, che magari avranno un altro nome ma che, alla fine, saranno sempre lo stesso simbolico giorno, la possibilità di un cambiamento per me.

Magari, e in fondo lo spero anch'io, la caduta di questo confine, anch'essa simbolica perché rimane sempre lì per ancora qualche tempo, mi farà volgere lo sguardo e la mente anche ad Est, terre per me inesplorate e sconosciute. Di certo non cambierà nulla per coloro che zigzagano già di qua e di là del confine, semplicemente diminuiranno ancora i problemi, già effimeri, che si fanno per attraversare la dogana. Ma penso a tanta gente che magari è nella mia stessa situazione, di qualche paese vicino al confine, di Monfalcone, o magari della stessa Gorizia e che non ha mai pensato troppo alla Slovenia, ora sarà facilitata maggiormente, quasi invogliata (chissà se esiste ancora la curiosità in queste lande desolate?), a vedere, viaggiare, conoscere, o magari farsi solamente una passeggiata in centro fino a Nova Gorica per poi tornare indietro.

E non si parla solo di motivi economici o politici, di andare a fare la spesa da una parte o dall'altra perché costa di meno, ma di una vera e propria apertura di due culture simili ma con delle differenze. Non si parla, non abbiamo mai parlato di unire queste due identità culturali, si rischierebbero di perdere le proprie tradizioni, ma di conoscere, di scambiare le proprie consuetudini e aprire reciprocamente le nostre culture.

Molti, razionalmente, pensano e hanno paura che queste persone diverse tolgano loro spazi, risorse, lavoro. Io penso che, invece, prendendo nel particolare il caso delle "due Gorizie", non vengano diminuite o addirittura dimezzate le risorse, bensì raddoppiate, permettendo a due piccole cittadine come le nostre di crescere e svilupparsi insieme, mettendo in atto progetti comuni, anche, magari, con un po' di sana concorrenza.

Perciò io, cercando di vedere la situazione senza prendere le parti di nessuno se non di me stesso, ho pensato ad un futuro migliore, da vivere insieme, per creare due città, ma sarebbe più giusto dire un'unica città in cui si parleranno due lingue diverse senza, magari, accorgersene neanche più.


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