Cantano in friulano, sloveno, italiano, spagnolo. E vogliono recuperare ciò che altri buttano via. Abbiamo incontrato Mauro "puntar" Punteri, cantante del gruppo goriziano Kosovni Odpadki

08/09/2008 -  Roberta Bertoldi

Kosovni odpadki, partiamo dal nome ...

I Kosovni odpadki sono dei grossi cassonetti, normalmente di colore blu che si trovano in Slovenia nei quali vengono conferiti rifiuti ingombranti quali vecchi divani, televisori, sedie, credenze ... ci sembrava interessante scegliere un nome in una delle lingue della città di Gorizia, lo sloveno, e fare riferimento ai rifiuti. Molto di ciò che viene buttato via potrebbe essere riutilizzato. Nell'ambito musicale avviene a nostro avviso la stessa cosa.

Voi utilizzate nei vostri testi lingue diverse: friulano, sloveno, spagnolo, italiano. Queste lingue quanto vi appartengono?

Ci è venuto in qualche modo naturale utilizzare le lingue che si parlano qui e che noi, bene o male, parliamo. Dico bene o male perché sulle lingue di Gorizia ci sono dispute fra chi vorrebbe una lingua pura, chi invece preferisce una lingua in qualche modo mescolata con altre. Il friulano e l'italiano, sono le due lingue che ci appartengono di più, essendo tutti italiani all'interno del gruppo. Ma anche lo sloveno lè utilizzato spesso. Alcuni pezzi sono cantati in spagnolo e anche questa lingua, per percorsi personali, è una lingua che ci è vicina.

Avete iniziato a suonare insieme prima dell'ingresso della Slovenia nell'Unione europea. Come è cambiata secondo voi Gorizia dopo la caduta di questo confine? Nei vostri cassonetti, cosa terreste e cosa buttereste?

E' una domanda molto pericolosa. Detto in maniera molto provocatoria, a Gorizia non è cambiato nulla. Io personalmente ho un rapporto d'amore e d'odio nei confronti di questa città, come forse molti di noi hanno con il luogo dove sono nati. Molte volte mi manca, altre scappo. Gorizia è un luogo in cui le cose passano via, non ci si accorge dei cambiamenti, o comunque, ci si accorge in ritardo. Prima ancora che cadesse il confine qui sono passate migliaia di persone. Migranti, persone che oggi cercano qualcosa di meglio nel mondo. Sette anni fa il loro ingresso in Occidente era proprio qui. Ne sono passati in un anno, secondo le stime ufficiali della questura, circa 18 mila. A Gorizia di tutto questo non è rimasto nulla. Certe volte è come se ci trovassimo nel letto di un fiume, ma senza pesci, alghe, senza vita ... un letto piastrellato dove l'acqua continua a scorrere portando via i vivi, i morti, i detriti senza che rimanga nulla.

Però sembra si respiri un clima più leggero, la sparizione del confine sembra essersi portata via alcuni pesi ...

Se una cosa positiva c'è è che questo confine non è mai stato un confine invalicabile. Per chi vi viveva attorno è sempre stato un luogo permeabile. Avevamo ad esempio la possibilità di attraversarlo in più valichi. Ciononostante le vecchie generazioni vivono spesso ancora come un peso il rapporto con "l'altra parte". E' diverso per i giovani, sono più abituati agli attraversamenti, anche grazie a strumenti come Internet. E di opportunità ce ne sono molte. A soli 100 km da qui c'è Lubiana ed è un luogo dove ad esempio dal punto di vista musicale accadono cose molto interessanti. Voglio dire ... ci va a suonare Nick Cave. E i giovani iniziano ad accorgersene.

Questione diversa quella linguistica. Mio padre era italiano, mia madre slovena e la mia fidanzata e futura moglie è argentina. Per me è naturale esprimermi in tutte queste lingue. Ma per altri è come se tra una lingua e l'altra ci fossero barriere. Domina una concezione vecchia, come se ci fossero confini netti tra l'uso di una lingua e dell'altra. Ma questo non è vero, e non ci sono confini netti neppure all'interno di una stessa lingua. Lo sloveno che utilizziamo noi ad esempio non è quello che si parla a Lubiana. E' quello che si parla sulle colline qua attorno, che parlano i contadini sloveni mentre fanno la vendemmia con i contadini italiani a 50 metri di distanza.

Nei vostri testi è spesso presente la "Jugo". Che tipo di rapporto avete con questo paese che non c'è più?

Per quanto mi riguarda la Jugoslavia semplicemente fa parte della mia esistenza. Anche se non mi ritrovo mai a pensare cosa sarebbe se ci fosse ancora, o cosa sarebbe se non ci fosse mai stata. Mia madre è slovena, con molti parenti al di là del confine. Per me era normale andarli a trovare anche una volta al giorno. Poi avevo uno zio architetto a Belgrado, che visitavo regolarmente. Anche per molti altri di Gorizia era normale attraversare il confine, magari anche solo per comperare generi alimentari o per fare benzina.

Non la guardiamo comunque con nostalgia. Forse la guardiamo con l'amore che si prova verso una cosa che ti appartiene, anche se ti ha fatto male. Questo emerge in una canzone scritta a quattro mani assieme a Roberto Dobran. Roberto nel 1991 è dovuto scappare da quel suo paese, e trasferirsi a Gorizia.

Vi sono anche alcuni richiami alla lotta di liberazione ...

Nel brano Lidi ma caje raccontiamo la storia di due donne partigiane. Ci sembravano importanti le scelte di vita fatte da queste due donne. In modo indiretto inoltre si affronta il tema del rapporto tra italiani e sloveni nella lotta di liberazione. Ancor oggi questo è un tema molto dibattuto. Una lotta in parte comune, per altri aspetti con aspirazioni anche sostanzialmente diverse.

Dopo l'album Byebyebombe del 2004 state ora lavorando ad un nuovo disco, di cui esiste già un promo, KO2 ...
KO2 vuole essere un ponte, tra quello che sono i Kosovni e quello che vorrebbero essere. Il primo lavoro è stato molto incentrato sull'aspetto linguistico. Continuare su questa strada sarebbe però ora una battaglia di retroguardia. Verrà da sé che in quest'area si comunicherà in sloveno, italiano e friulano.

Il rilancio a Gorizia consiste ora, come su un tavolo da gioco, non nell'usare le lingue tradizionali ma quello di esaltare la comunicazione e l'incontro tra le persone. Osare di più, provare a mescolare ancora di più, provare a essere ancora più provocatori per un semplice motivo: anche queste lingue, dal nostro punto di vista sempre molto personale, dopo aver vinto la battaglia sulla loro legittimazione, sono diventate lingue di potere. Nuove lingue che hanno ulteriormente creato piccoli spazi di potere: questo per lo sloveno ma anche per il friulano.

Quindi per aggirare, se non per spezzare questi nuovi confini, bisogna magari provare a usarle diversamente. Perché si deve parlare solo lo sloveno se si può mettere in un testo quattro parole in sloveno e cinque parole in serbo-croato? Dal punto di vista musicale invece ci siamo forse allontanati da musicalità folk per riscoprire tradizioni più rock.


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