Chi siamo quando perdiamo (e ritroviamo) radici e parole

Incontro con gli scrittori Elvira Mujčić "La lingua di Ana" (Infinito edizioni, 2015) e Božidar Stanišić "I buchi neri di Sarajevo" (Edizioni BEE, 2016), per affrontare il tema della lingua come strumento di identità, nell'ambito della rassegna "Maggio dei libri 2018"

 

Elvira Mujcíc, nata in Serbia nel 1980, vissuta in Bosnia, a Srebrenica, fino al 1992 e arrivata in Italia a 14 anni, per ricongiungersi con sua madre venuta a lavorare nel nostro Paese molto tempo prima. Una storia che Elvira riesce a raccontare ne "La lingua di Ana", centrando il cuore del problema comune ai tanti adolescenti immigrati che, soli o al seguito dei propri genitori, si trovano a dover affrontare un universo difforme da quello conosciuto, senza il conforto della lingua d'origine. 
Un arduo cammino che viene definito comunemente integrazione mentre, come sottolinea l'autrice, si dovrebbe parlare piuttosto di interazione.

Božidar Stanišić, insegnante di filosofia fino al 1992 quando fugge dalla guerra civile in Bosnia e si trasferisce a Zugliano (UD). 
Nel 1993 pubblica per la prima volta "I buchi neri di Sarajevo", dieci racconti sull'anima autentica dei Balcani, prima e dopo lo scoppio del conflitto, sui buchi lasciati in coloro che hanno visto consumarsi la tragedia della guerra, in un precario equilibrio tra follia, ricordi e fantasmi del passato, ma anche sui buchi e gli abissi feroci scavati dalla pazzia di ogni genere.

 

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