La lettera T di uno speciale abecedario, dedicato ai 25 anni dall'indipendenza della Moldavia. Un incontro con Pirkka Tapiola, capo delegazione UE nella Repubblica di Moldova

23/12/2016 -  Francesco Brusa

Quali sono le principali aree di collaborazione fra la Moldavia e l'Unione Europea e come tali collaborazioni vengono implementate? Quali sono le tappe di maggior successo nel processo di integrazione? Esiste il rischio che la Moldavia approvi riforme e provvedimenti al solo fine di accontentare i donatori internazionali e mantenere così gli aiuti in entrata?

Le relazioni attuali fra la Moldavia e l'Unione Europea si basano sul trattato di associazione per la Deep and Comprehensive Free Trade Area, siglato nel 2014 ed entrato in pieno funzionamento il primo luglio del 2016. Il trattato copre praticamente qualsiasi aspetto dell'alleanza politica e dell'integrazione economica fra la repubblica est-europea e l'UE ed ecco dunque che le riforme necessarie all'implementazione di tale alleanza e di tale integrazione sono gli obiettivi principali della nostra delegazione nonché oggetto di un dialogo costante con le istituzioni moldave.

Nel corso degli ultimi anni, possiamo dire di aver raggiunto alcuni successi: uno di questi è certamente la messa a punto e la ratifica del suddetto trattato; un altro, molto importante per i cittadini moldavi, è la garanzia di un regime libero di visti per viaggi a breve termine all'interno del territorio comunitario.

Portare avanti l'agenda prefissata da questi accordi è senza dubbio nell'interesse del paese moldavo e dei suoi cittadini, poiché contribuirà a restaurare la fiducia della società verso le pubbliche istituzioni. L'Unione Europea può favorire tale processo, attraverso il dialogo politico, lo scambio di competenze e il supporto finanziario, ma è chiaro che la chiave della riuscita risiede nelle responsabilità locali. A questo proposito, è bene ricordare le posizioni ufficiali dell'Unione Europea adottate con il Consiglio del febbraio 2016 dove si sottolinea: la necessità di intraprendere riforme che consentano di affrontare la “politicizzazione” delle istituzioni statali, la scarsa indipendenza del sistema giudiziario e l'alto tasso di corruzione, così come occorre portare a termine comprensive indagini sulle frodi bancarie, rispetto alle quali l'UE attende risultati tangibili.


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