In attesa dell'arrivo dei ciclisti serbi a Strasburgo - © Archivio privato Palac Gore

In attesa dell'arrivo dei ciclisti serbi a Strasburgo - © Archivio privato Palac Gore

Hanno percorso 1400 chilometri dalla Serbia fino a Strasburgo: un gruppo di studenti ha attraversato il Vecchio continente per far sentire la voce delle proteste in Serbia, e chiedere aiuto all’Europa

17/04/2025 -  Danijela Nenadić Belgrado

La maratona ciclistica "Tour de Strasbourg", a cui hanno partecipato ottanta ciclisti provenienti dalla Serbia, perlopiù studenti, si è conclusa martedì 15 aprile con l’arrivo a Strasburgo e gli incontri con i membri del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa.

Dopo circa 1.400 km e tredici giorni di viaggio, gli studenti hanno consegnato alcune lettere ai funzionari europei, descrivendo gli eventi accaduti in Serbia negli ultimi cinque mesi.

Foto - © Archivio privato Palac Gore

I giovani sono partiti lo scorso 3 aprile da Novi Sad con l’intento di risvegliare l’Europa e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle proteste in corso in Serbia.

Come hanno ribadito prima di partire, hanno deciso di intraprendere questo faticoso viaggio in bicicletta “non nell’auspicio che qualcun altro risolva i nostri problemi, ma affinché il mondo possa sentire la voce del nostro paese”.

Hanno portato “un regalo” alle istituzioni europee: le lettere in cui sono descritti dettagliatamente tutti gli eventi successivi al crollo della tettoia di Novi Sad, le cause che hanno portato allo scoppio delle proteste, la repressione e i numerosi esempi di violazioni dei diritti umani e dei principi democratici.

Particolare attenzione è stata rivolta agli eventi del 15 marzo, quando un “dispositivo sonico” illegale è stato utilizzato per colpire i manifestanti pacifici riunitisi a Belgrado.

Gli studenti ciclisti hanno sottolineato che per loro è importante che le istituzioni europee abbiano informazioni di prima mano su quanto sta accadendo in Serbia, auspicando che le azioni di sensibilizzazione come questa possano spronare l’Unione europea a prestare maggiore attenzione allo stato della democrazia in Serbia.

A spingere i giovani a intraprendere questa iniziativa è stato anche il desiderio di attirare l’attenzione dei media europei sulle proteste studentesche e civiche che scuotono la Serbia.

Durante il loro lungo viaggio, i ciclisti hanno attraversato l’Ungheria, la Slovacchia, l’Austria, la Germania prima di arrivare in Francia, a Strasburgo, che ospita la sede del Parlamento europeo e quella del Consiglio d’Europa.

In tutte le città attraversate, gli studenti sono stati accolti con entusiasmo ed espressioni di sostegno. Ad organizzare l’accoglienza è stata la diaspora serba, però i ciclisti sono riusciti anche ad incuriosire la popolazione locale e – un aspetto per loro molto importante – ad attirare l’attenzione mediatica.

A salutare il corteo di ciclisti a Novi Sad, prima della partenza, sono stati i loro colleghi studenti, genitori, amici e molti cittadini. Come c’era da aspettarsi, nessun funzionario serbo ha augurato agli studenti un buon viaggio.

Durante il tragitto i ciclisti serbi sono stati però accolti dal sindaco di Budapest – gesto che di certo non è piaciuto al presidente ungherese Orbán, stretto amico di Vučić – poi dal sindaco di Ulm e infine dalla sindaca di Strasburgo.

Ad ospitare gli studenti a Monaco di Baviera è stato il vescovo della Chiesa ortodossa serba Grigorije, che ha aperto la porta del suo tempio per permettere ai ciclisti di trascorrervi la notte.

Dal momento che la Chiesa ortodossa serba e il patriarca Porfirije non sostengono ufficialmente le proteste studentesche, il gesto del vescovo Grigorije ha destato parecchia attenzione con l’ennesima prova della “disobbedienza” del vescovo che si è schierato pubblicamente al fianco degli studenti sin dall’inizio della mobilitazione.

L’entusiasmo con cui i ciclisti sono stati accolti in tutte le città attraversate ha superato le aspettative degli studenti. In ogni città, gli studenti sono rimasti senza parole di fronte alla folla di persone che li ha accolti con messaggi di sostegno e affetto.

Allo stesso tempo, nelle città di tutta Europa in molti hanno sventolato bandiere serbe, appoggiando gli studenti e gridando “pompiamo” e “nessuno è stanco!”.

Al termine del lungo viaggio, a Strasburgo, il corteo è stato accolto con una cerimonia di benvenuto. Al suono dell’inno dell’Europa e di quello della Serbia, uno studente si è rivolto ai presenti, sottolineando la forte motivazione, la speranza e l’entusiasmo che hanno spinto i giovani serbi a dirigersi verso Strasburgo per trasmettere il loro messaggio.

“Oggi non importa di che nazionalità siamo e da dove veniamo, ciò che conta è l’umanità”, ha concluso lo studente.

Mercoledì 16 aprile, osservando i sedici minuti di silenzio, gli studenti hanno reso omaggio alle sedici vittime di Novi Sad. Sottolineando di venire da un paese dove molti hanno perso la speranza nella possibilità di un cambiamento, i giovani ciclisti hanno ricordato che la giustizia si muove, a volte anche su due ruote.

Gli studenti hanno poi letto una lettera indirizzata al presidente francese Macron, in cui si afferma, tra l’altro, che “a causa della mancanza di giustizia e dialogo nel proprio paese, i giovani hanno deciso di venire in bicicletta” a Strasburgo.

“La nostra missione è semplice ma importante: richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sull’erosione dei valori democratici in Serbia”.

Nella lettera si afferma inoltre che in Serbia le istituzioni non sono più al servizio dei cittadini, bensì di una ristretta cerchia di potenti, i media sono sotto pressione e ogni pensiero critico viene represso.

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“La Serbia ha bisogno del sostegno dell’UE, non chiediamo sanzioni, solo un briciolo di verità e responsabilità. Signor Presidente, lei ha spesso sottolineato l’importanza dei valori europei, oggi ha l’opportunità di dimostrare che questi valori sono universali. Tale gesto significherebbe molto, non solo per noi, ma per l’intera generazione che desidera rimanere nel nostro paese. Non abbiamo percorso l’Europa in bici per fuggire dalla Serbia, ma per riportarla [nell’Europa]”. Questo il messaggio inviato al presidente francese, che qualche giorno fa aveva calorosamente ospitato Aleksandar Vučić.

La lettera indirizzata a Macron è stata consegnata ai tre europarlamentari – Irena Joveva (Slovenia), Gordan Bosanac (Croazia) e Fabienne Keller (Francia) – che hanno ricevuto gli studenti.

“Il nostro intento è quello di farvi conoscere la nostra battaglia per la democrazia, vogliamo sottolineare che il nostro governo e i media non esprimono più la volontà della maggioranza dei cittadini. Siamo qui per chiedere aiuto per la nostra battaglia, chiediamo aiuto all’Europa, che è stata per così tanto tempo un pilastro di libertà", ha affermato Ivan, studente della Facoltà di Ingegneria Elettrica.

Durante l’incontro con gli europarlamentari, Veljko, studente della Facoltà di Scienze Tecniche di Novi Sad, ha spiegato che i cittadini “hanno protestato pacificamente lo scorso 15 marzo senza alcun atto di violenza. L’unica violenza è stata quella compiuta dalle autorità. Gli studenti chiedono risposte, vogliamo sapere quale dispositivo è stato utilizzato. Siamo determinati e non ci arrenderemo".

I tre eurodeputati hanno assicurato che riferiranno le posizioni degli studenti durante la prossima sessione del Parlamento europeo. Hanno anche spiegato come funzionano le sedute, precisando che ogni deputato ha solo un minuto a disposizione.

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Gli studenti hanno poi regalato agli europarlamentari alcuni fischietti, suggerendo loro di utilizzarli durante le sessioni parlamentari per sostenere i giovani serbi e trasmettere il loro messaggio.

L’europarlamentare slovena Irena Jovov ha affermato che gli studenti serbi “hanno fatto di più in questi tredici giorni di quanto i politici non abbiano fatto in tredici anni”, aggiungendo che lei e i due colleghi presenti faranno tutto il possibile per garantire un futuro migliore.

“Voi rappresentate i valori che noi difendiamo nell’Unione europea”, ha concluso l’eurodeputata.

Gli studenti hanno incontrato anche Bjorn Berge, vicesegretario generale del Consiglio d’Europa. Dopo aver sentito la posizione dei giovani, Berge ha affermato che il compito del Consiglio d’Europa è quello di occuparsi della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani, sottolineando che è molto importante che la voce dei giovani venga ascoltata.

In un post pubblicato su X, il vicesegretario generale ha affermato che la maratona ciclistica è la prova del “forte impegno degli studenti per i valori democratici”. All’incontro ha partecipato anche Matjaž Gruden, direttore per la partecipazione democratica del Consiglio d’Europa.

Infine, gli studenti hanno incontrato la vicesindaca di Strasburgo, Véronique Bertholle, che li ha ringraziati per “il promemoria democratico” sulla corruzione.

“Grazie per averci ricordato che i conflitti di interesse e la corruzione costano vite umane! In questo caso, sedici dei vostri connazionali. Vi porgiamo le nostre più sentite condoglianze”, ha dichiarato Bertholle.

La vicesindaca di Strasburgo ha poi spiegato che le pratiche corruttive incidono a lungo termine sulla società europea compromettendo la legittimità delle istituzioni. Per risolvere i problemi – ha precisato Bertholle – servono invece istituzioni forti, affidabili e legittime. Per la funzionaria francese, la voce dei giovani è piena di vita e di buon senso, anche se molti non la prendono sul serio.

“La voce dei giovani è ancora troppo spesso assente, screditata sin dall’inizio. Quindi grazie per aver infranto questo stereotipo”, ha concluso Bertholle.

Nel frattempo, gli studenti ultramaratoneti hanno deciso di risvegliare Bruxelles. Inizieranno il loro viaggio verso la capitale del Belgio e l’Unione europea il prossimo 26 aprile, come annunciato sulla pagina Instagram Trkači u blokadi.

L’ultramaratona a staffetta è pianificata seguendo il calendario delle sedute del Parlamento europeo e, come anticipato, si svolgerà lungo il percorso Novi Sad - Osijek - Virovitica - Varaždin - Graz - Obenpuledorf - Vienna - Seitenstetten - Salisburgo - Monaco di Baviera - Ulm - Stoccarda - Strasburgo - Metz - Lussemburgo - Liegi - Bruxelles.

Secondo quanto previsto, gli ultramaratoneti dovrebbero arrivare a Bruxelles il prossimo 11 maggio e consegnare lettere con le richieste degli studenti serbi.

 

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