Lettera degli ex deportati di Bosnia al ministro serbo Dačić

4 august 2023

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All'annunciato arrivo a Prijedor di autorità della Serbia - Aleksandar Vučić in testa – oggi 4 agosto, per commemorare le vittime serbe dell’operazione militare croata “Tempesta” del 1995, l’Unione degli ex deportati nei lager di Bosnia Erzegovina ha inviato una lettera aperta al ministro degli Esteri Ivica Dačić: venite e vi porteremo a visitare lager e fosse comuni.

Fikret Alić, “l’uomo del fil di ferro”

Nella lettera viene ricordato che lo stesso Dačić aveva apertamente negato nel 2019 l’esistenza dei lager – e quindi dei deportati - durante una trasmissione televisiva, e negato che siano stati perpetrati crimini sui civili non-serbi a Prijedor da parte delle forze militari e di polizia serbo-bosniache. “Per questo”, scrivono, “in occasione dell’arrivo di rappresentanti del governo della Serbia a Prijedor vi invitiamo a conoscere le statistiche generali sui crimini di guerra perpetrati su bosgnacchi e croati di Prijedor”.

Territorio che detiene il terribile primo posto in classifica per numero di crimini, di fosse comuni, di lager e di processi avviati, in corso e conclusi. Ad oggi, i dati accertati indicano 3.176 vittime civili, di cui 102 bambini e 256 donne, ma il numero non è definitivo: “A fine maggio 1992 sono stati aperti tre lager (Omarska, Keraterm e Trnopolje) nei quali sono state deportate più di 30mila persone e dove hanno subito violenze, torture, uccisioni sommarie, stupri. I sopravvissuti poi cacciati”.

Inoltre, aggiungono nella lettera, "nel campo di Omarska è attestata la particolare violenza perpetrata nei confronti delle donne, sottoposte a stupro sistematico, usato come arma di guerra”.

Viene ricordato a Dačić che nell’estate di quell’anno circa 60mila cittadini di Prijedor non-serbi furono cacciati e fu distrutta ogni traccia, culturale, storica e religiosa della loro esistenza sul territorio. “I resti degli uccisi finora riesumati sono stati trovati in 503 luoghi diversi, in 73 fosse comuni distribuite in 10 comuni in tre paesi, e ancora si cercano tracce di 471 persone”. Crimini, sottolineano, per cui finora sono state emesse 60 condanne per un totale di mille anni di carcere.

Esistono prove, documenti, atti processuali, presso il TPI (Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia ) come alla stessa Croce Rossa di Prijedor, “dove può venire a farsi consegnare il numero e i nomi dei deportati nel campo di Trnopolje tra maggio e ottobre 1992”.

“Le assicuriamo", rivolgendosi sempre al ministro degli Esteri serbo, "che preferiremmo lei avesse ragione e noi fossimo dei bugiardi, anziché dover paasare il tempo a raccogliere resti di corpi dalla fossa comune di Tomašica (…), e nei campi preferiremmo raccogliere il grano, anziché ossa”.

“Per questo”, concludono, “la invitiamo ad essere nostro ospite a Prijedor per portarla a vedere i lager, le fosse comuni di Tomašica e Kevljani, e per conoscere Fikret Alić, “l’uomo del fil di ferro” [diventato tristemente famoso per essere finito sulla copertina del Time il 17 agosto 1992 , scheletrico dietro al filo spinato del lager di Trnopolje, sopravvissuto e uno dei testimoni al TPI, ndr].


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